Ormai ve ne sarete accorti già da tempo: l'Unione europea ha imposto l'obbligo dei tappi attaccati alla bottiglia dal 3 luglio. Le aziende si sono già adeguate da un bel pezzo, i bevitori un po' meno. Come si poteva immaginare, ne è nata una battaglia combattuta a colpi di meme, di dichiarazioni politiche e di lamentele. Nessuno però dice che è una cosa giusta e sacrosanta. Ci pensiamo noi, anche perchè è quasi periodo di vacanze, e i mari in cui ci butteremo sono pieni zeppi di plastica. Lo stesso vale per i pesci che mangiamo, e che a loro volta mangiano la plastica. Non è la solita retorica catastrofica dettata dalla cosiddetta ecoansia: i numeri parlano chiaro. Alcuni studi parlano di 11 milioni di tonnellate di plastica negli oceani. Uno dei rifiuti più trovati è proprio il polietilene che arriva dalle bottiglie. E il più grosso problema che ci affligge sarebbe questa grande e penosa difficoltà che abbiamo noi poveri impediti a bere da una bottiglia di plastica con il tappo attaccato? Un po' come era successo ai tempi dei sacchetti di plastica del supermercato, sconvolgere le abitudini dei consumatori è tutt'altro che una passeggiata.
Se poi ci si mettono anche i politici a sobillare gli elettori con la scusa dei poteri forti, ovvero L'europa, che vogliono comandare a casa nostra, allora il tappo attaccato appare ancora di più come una soluzione intelligente. Come se poi non facessimo parte dell'Unione europea, e come se il via definitivo ai tappi attaccati non fosse stato dato nel 2019, ai tempi del governo gialloverde, con voto favorevole dell'Italia. Ma non soltanto Salvini o chi altro crea polemiche per mestiere: chiunque si lamenti dei tappi attaccati non fa che dimostrare due cose. La prima è che non gliene può fregare nulla dell'ambiente in cui vive, né della propria stessa salute. La seconda è che non è capace di bere da una bottiglia senza rovesciarsi l'acqua addosso. Poi però una bella frittura di calamari, o una bella grigliata di pesce, se la vorrà mica far mancare in vacanza? E sarà contento di non sapere nemmeno che mentre è seduto a cercare di versare malamente l'acqua con il tappo attaccato nel bicchiere, con maestria e gran sfoggio di virilità, il pesce che si ritrova nel piatto è a sua volta ripieno della stessa plastica che sta maneggiando. No?
Eppure gli studi dicono anche questo, che le microplastiche vengono mangiate e assorbite dai pesci, gli rimangono nei tessuti, nei polmoni, ovunque. Su una cosa possiamo anche essere d'accordo: che a livello psicologico l'allarmismo ha un effetto inverso, e che l'ansia indotta dai numeri sull’inquinamento può portare, per reazione, a minimizzare il problema. E che sarà mai? Per un tappo! Il vero problema è non riuscire a staccare il tappo come abbiamo sempre fatto, come se fosse un fastidio inenarrabile, un supplizio infernale. Alla fine dei conti, poi, siamo il Paese di chi infila le sigarette spente nei fori delle scogliere, e cosa volete che sia un tappo attaccato? Si farà più in fretta a buttare in mare direttamente la bottiglia