Al netto delle piogge, Pasqua e Pasquetta rappresentano da sempre, per la stragrande maggioranza degli italiani, il prodromo delle vacanze estive. Il primo assaggio di maniche corte, il primo schizzo di crema solare, Le birre da sessantasei messe a mollo nel fiume, le costine carbonizzate e la sigaretta accesa con le mani nere di carbonella. La gita fuori porta in famiglia. Il giro in moto. Il diesel e la benzina che aumentano, come ogni anno, senza vergogna, in prossimità delle feste. Già, perché le leggi del mercato sono colpevoli, è vero, ma fino a un certo punto, ed è più che normale, se non plausibile, che nel momento in cui si vada a fare il pieno, ritrovandosi davanti al crimine compiuto, si voglia tentare di capire chi, o che cosa, abbia messo la mano ai prezzi, facendoli impazzire. E non c'è bisogno di tirare in mezzo chissà quali esperti del complotto, questa volta è tutto vero e visibilissimo. Nel momento in cui scriviamo sono ancora pochi centesimi di rialzo, è vero, ma il weekend è ancora lontano. Se consideriamo che partiamo da 1,808 per il diesel e 1,889 per la benzina al self service, non è difficile da immaginare che entro Pasqua si arrivi tranquillamente verso i 2 euro al litro, se non oltre. Fuori dalle autostrade, ovviamente. Una volta oltrepassata la sbarra dei caselli, ci si trasforma in mucche da mungere fino allo sfinimento, in trappola, incatenati all'impossibilità di scelta.
Ma anche fuori dalla rete autostradale, la situazione non migliora. Le cause, oggettivamente, ci sono. La guerra con gli Houti nel Mar Rosso, quella tra Ucraina e Russia. A Gennaio c'è stato anche un crollo delle scorte di petrolio in America, ben 9,233 milioni di barili in meno rispetto a una previsione, sempre in perdita, di "soli" 2,15 milioni di barili. Instabilità geopolitica a parte, c'è sempre la questione delle tasse, che viene voglia di dare retta alla corrente di pensiero che le considera come un furto. Le famigerate accise incidono su quasi il 40 percento del prezzo dei carburanti. Furono introdotte nel 1936 dal governo fascista per finanziare l'inutile impresa coloniale in Etiopia, e nel corso dei decenni ne sono state aggiunte altre, sempre giustificate dal fatto di coprire le calamità nazionali che nel frattempo sono accadute. C'era il disastro del Vajont del 1963, l'alluvione di Firenze, il terremoto in Irpinia, quello della valle del Belice in Sicilia e quello del Friuli. La guerra in Libano, quella in Bosnia, il terremoto in Abruzzo del 2009, il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri e l'acquisto di autobus ecologici. Ora tutte queste voci non compaiono più, e le accise sono diventate una tassa unitaria, ma il salasso rimane, e bisogna anche aggiungerci l'IVA al 22 percento.
Può bastare? A quanto pare no, perché guarda caso i prezzi aumentano sempre in corrispondenza dei weekend, delle festività e delle vacanze estive, e a nulla sono serviti i famosi cartelli con il prezzo medio introdotti dal governo Meloni, che in campagna elettorale aveva tanto puntato sul taglio delle accise. Anzi, di recente è stato proprio il Consiglio di Stato a bocciarli, annullando l'articolo 7 del decreto trasparenza, che li aveva messi in atto. Sul caso era intervenuto anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, dicendo che “l’introduzione del prezzo medio non ha influito in alcun modo sull’andamento dei prezzi”, aggiungendo che “l’informazione al consumatore è utile quando è perfetta, non quando è distorta e sbagliata, come è quella di accontentarsi di andare a fare il pieno da chiunque ha un prezzo più basso della media regionale invece che da chi fa i prezzi più bassi ed è meno caro di tutti gli altri”. Anche il Codacons disse la sua, chiedendo al governo di varare un provvedimento tale da bloccare i rincari speculativi che puntualmente si verificano in prossimità delle vacanze degli italiani. Beninteso che nemmeno gli altri governi le hanno tagliate, e che quando si tratta di incassare, non c'è ideologia che tenga, rimane il fatto che nessuno faccia nulla per salvare le tasse di automobilisti e motociclisti, perché va bene pagare quando si va in vacanza, ma bruciarsi il bancomat ancora prima di essere partiti, anche no. Sa di vera e propria truffa. Non sarà ora di organizzare una class action?