Il servizio di Report sui sondaggi ci ha confermato che la statistica è una truffa. L'apertura mette già in chiaro tutto. I sondaggi politici, che in prossimità delle elezioni diventano un appuntamento quasi quotidiano, non sono uno strumento utile a fornire notizie o di rilevanza scientifica: il fine è quello di fare propaganda. Non lo afferma il solito politologo controcorrente, ma un ex sondaggista di Silvio Berlusoni, e per restare sui numeri, questo trova conferma nel fatto che le previsioni elettorali creano un giro di affari impressionante. Centinaia di percentuali, numeri che spuntano ovunque, venendo ripresi da chiunque faccia informazione: giornali, telegiornali, programmi radio e tv, pagine social di approfondimento. Peccato che sia praticamente tutto fumo negli occhi. Una coltre di nebbia bipartisan che serve più a confondere le idee che altro, e che spesso non segue nemmeno le regole imposte dalla scienza statistica. La matematica è un'opinione? In certi casi sì, a quanto pare. Report intervista Giovanni Di Franco, professore alla Sapienza di Roma, il quale spiega che nella maggior parte dei casi i sondaggi non forniscono un'informazione completa, e che i peggiori sono quelli condotti sul web, come Eumetra, Termometro Politico e Quorum.
La matematica non sarà un'opinione, ma le opinioni le può influenzare. Questo è il punto. Infatti le grandi compagnie di ricerca sono suddivise in base alle compagini politiche con le quali collaborano, o con le reti televisive a cui prestano le loro informazioni. Chi con Giovanni Floris, chi con la Rai, chi con Mediaset. Ognuno ha le proprie statistiche di riferimento. Bruno Vespa, che con le statistiche ci campa, si appoggia alla società di Alessandra Ghisleri, ex sondaggista di Berlusconi. Floris pubblica i numeri che gli fornisce Ipsos, di Nando Pagnoncelli. Tecnè lavora con Mediaset, e manco a dirlo sembrerebbe avere un debole per Forza Italia. Poi c'è Fabrizio Masia di EMG, che a Report viene chiamato "il Ridge dei sondaggisti", e che ha curato le campagne elettorali di Alessandra Todde e di Stefano Bonaccini, o ancora Giovanni Diamanti, figlio del giornalista Ilvo e fondatore con Alessandro Pregliasco di Youtrend, anche lui spin doctor, che è riuscito a consegnare una vittoria epocale al centrosinistra, con Damiano Tommasi, a Verona.
Potrà sembrare scontato che ognuno vada a cercare chi lo tratta meglio, e che non ci sia nulla di cui stupirsi, però c'è un grosso problema di fondo, che la percezione dei numeri sia sempre quella di una verità assoluta. Le parole si possono smentire con altre parole, ma per sbugiardare i numeri ci vogliono altri numeri, e se i numeri delle statistiche sono in mano soltanto a chi le crea, tra l'altro in maniera nemmeno tanto trasparente, allora la verità non si saprà mai. Credere che la politica non lo sappia, questo sì che è da ingenui. I partiti politici infatti, come riporta la trasmissione di Sigfrido Ranucci, spendono una vagonata di soldi in statistiche. Il PD ha speso qualcosa come mezzo milione di euro in sondaggi, seguito dalla Lega con 250mila, da Fratelli d'Italia con 100mila e da Forza Italia con 65mila euro. Soldi ben spesi, per chi commissiona, ma non tanto per chi le subisce, tutte queste tabelle. Uno studio realizzato dal Professor Di Franco su 150 sondaggi effettuati negli ultimi tre mesi ha dimostrato che il 75% di questi non fornisce informazioni fondamentali su come è stato realizzato. Come dicevamo, i numeri si combattono coi numeri, e magari la prossima volta che vediamo un grafico a torta, rifiutiamola. Siamo a dieta, grazie.