Massimo Coppola è l'eroe di chi odia i podcast. Il paragone è ingrato, ma volendo riassumere ciò che è successo con un paragone immediato, riportate alla mente la scena di Teo Mammuccari a Belve nella scorsa stagione, quando il conduttore ha rifiutato in blocco le domande di Francesca Fagnani, si è alzato e se n'è andato fuori dallo studio, bofonchiando un mavaffanculova. La scena è simile, la caratura culturale delle motivazioni è diversa. Lo introduce Davide Francesco Sada, il conduttore, aprendo il podcast: “Quello che sta per iniziare è un episodio molto diverso rispetto a quelli che abbiamo fatto negli ultimi 5 anni, perché per la prima volta un ospite si è alzato e se n'è andato, dandomi anche del fascista mentre usciva”. Il casus belli sono le quote rosa: “Sono aperto alla critica e il momento in cui Massimo se n'è andato è il momento in cui ho citato una cosa che è successa qualche mese fa, quando c'era la possibilità che il Bazar Atomico diventasse il podcast ufficiale di un importante festival culturale italiano, che però alla fine si è tirato indietro perché secondo loro c'erano troppe poche esponenti di sesso femminile”. Qui, la voragine. Ma Coppola era già in rivolta dall'inizio, come un Prometeo infastidito dalla forma di comunicazione imperante.
“Ciao Massimo benvenuto”, “Come ti chiami?”. “Davide”, “Prima ci siamo presentati ma non mi ha detto il nome”, risponde Coppola. La mattinata fa la giornata, dice il proverbio. Sada, dopo sette minuti di captatio benevolentiae, come si conviene a un podcast, gli chiede come mai non ne abbia ancora fatto uno, di podcast, adeguandosi alle nuove forme di comunicazione. Coppola spiega che in realtà la forma è vecchia, “Questa potrebbe essere una trasmissione di Radio 3, o un talk show in un canale culturale francese. Al podcast abbiamo dato un nuovo nome ma esisteva già, come radio e come televisione. Io ho già fatto entrambe, e mi annoio a rifare le stesse cose. Quando mi dicono che Brand:New sembrava i social prima dei social, io rispondo che sono i social a sembrare Brand:New dopo Brand:New. Bisogna ricordarsi qual è la cronologia delle cose”. Sada gli chiede come mai sia assente dai social, facendo un confronto con Andrea Scanzi, che è “onnipresente”. Non l'avesse mai fatto, ma ringraziamolo per averlo fatto. Massimo Coppola rende davvero atomico il Bazar: “Infatti Scanzi è un essere umano detestabile. È una personaccia. Va dove lo chiamano, e dappertutto briga, disfa, fa. Sono veramente orripilato. Non è meglio di Cruciani. Entrambi dicono qualsiasi cosa pensino che il pubblico che li segue possa apprezzare. Quindi perché mi hai citato Scanzi? Mi hai messo di cattivo umore. Poi il Fatto Quotidiano, tutto quel mondo conservatore, manettaro, gente che controlla gli scontrini agli assessori. Io sono per una postura intellettuale più produttiva, dal punto di vista creativo. Loro sono commentatori di cose altrui”.
Poi si passa a un'altra croce della comunicazione contemporanea: dopo i podcast, i tutorial. Coppola spiega: “Ci sono tutorial di tutti i tipi, ma non su come leccare la fi*a”. Sada ribatte che invece ci sono, e mimando una spernacchiata sputa in un occhio a Coppola, sempre più infastidito: “Io sono in un podcast dove per mimare un atto sessuale mi sputano sul sopracciglio. Ho ricevuto uno sputo sul sopracciglio, quindi rifammi la domanda”. Poi il conduttore del Bazar cita Red Ronnie, “Un altro cogli*ne”, secondo Coppola. Dopodiché Sada sbaglia le parole: “C'è questo tuo silenzio che dura da 25 anni”, riferendosi alla scarsa attività social di Coppola. “Che domanda del caz*o. Cos'è il silenzio per te? Io in questi 25 anni ho fatto un miliardo di cose”. L'ex direttore di Rolling Stones si fa offrire un caffè, ma non va bene nemmeno quello: “Che caffè di merda”, e tra discorsi alti su droghe, filosofia e disaccordi, Sada butta via la scaletta per andare a braccio fino allo scontro finale. Dopo aver ricordato le polemiche sulla scarsa partecipazione femminile al Bazar Atomico, Coppola perde definitivamente la pazienza. “Non è una limitazione della libertà? Io non posso essere libero di invitare chi voglio?”, chiede Sada. Così Coppola: “Ma in che mondo vivi? Sai qual è il gap di stipendio medio tra un uomo e una donna? Sai qual è la differenza di percentuale di manager apicali uomini e donne? Che caz*o stai dicendo?”. “Però è stato fatto un percorso e sono migliorate molto le cose Non si può neanche pretendere che cambino da un giorno all'altro”. “No ma che caz*o vuol dire? Come se stessi dicendo, ok, da oggi i neri possono salire sugli autobus perché abbiamo fatto un bel percorso. No, da lì a far diventare un nero presidente negli Stati Uniti d'America ce n'è voluto un po', quindi non mi accontenterei di poter salire sull'autobus se fossi un uomo di colore. Tu stai dicendo che ci si può accontentare di poter salire sull'autobus. Siamo molto lontani dalle pari opportunità, non scherziamo. Se la pensi così allora sei un po' fascista. Siamo a tanto così dal fatto che mi alzo e me ne vado. Hai detto che se ti dicono così allora ti vien voglia di non invitare più una donna”. “Eh sì, lo ammetto”. Coppola si alza: “Hai detto una cosa fascista, e mi spiace ma i fascisti con me non parlano. Mandala in onda sta roba per favore. Davvero, mandala in onda sennò sono caz*i tuoi”. Almeno alla fine Coppola sarà contento, perché come promesso non solo è andato tutto in onda, ma è anche diventato il pezzo forte dell'intervista.

