Sono trascorsi quarantuno anni da quel 7 maggio del 1983, quarantuno anni dalla scomparsa di Mirella Gregori. Ma nulla è cambiato, perché Mirella non ha ancora fatto ritorno a casa. Aveva soltanto quindici anni e tutta una vita davanti, ma improvvisamente tutto si è fermato. Una citofonata, poi più niente. Poi mai più. Ma qualcosa, ci auguriamo, sta per cambiare. Infatti, dopo mesi di rinvii stanno finalmente per prendere il via le audizioni dei familiari di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, che si terranno il prossimo giovedì 9 maggio. Si tratta del primo provvedimento preso dai membri della Commissione d'inchiesta parlamentare, incaricata di indagare sulla scomparsa delle due quindicenni di cui si sono perse le tracce nel lontano 1983. La scelta di iniziare con la convocazione dei parenti, del resto, non era mai stata nascosta. Come aveva dichiarato lo stesso Andrea De Priamo di Fratelli d'Italia, presidente della Commissione, il 20 aprile scorso: “Il primo passo è ascoltare le famiglie. Occorre approfondire tutte le situazioni poco chiare che ci sono state negli ultimi quarant’anni, a partire dai rapporti fra Stato italiano e Stato Vaticano e il ruolo dei servizi segreti del nostro Paese". Noi di MOW abbiamo intervistato Maria Antonietta Gregori, sorella di Mirella, che mai in questi lunghi anni ha smesso di cercarla e di lottare per la verità. Etichettata in un primo momento come un allontanamento volontario, la storia di Mirella si legò fin da subito, intrecciandosi a doppio filo, con la sparizione della cittadina vaticana Emanuela Orlandi. Un legame che, nel bene e nel male ha forse in qualche modo messo in ombra Mirella, impedendo di riuscire a scoprire in tempi brevi cosa le sia davvero accaduto il pomeriggio in cui scomparve. Stavolta, la Commissione, potrebbe fare la differenza.
“Il fatto che la Commissione abbia iniziato seriamente mi fa essere positiva, spero che si arrivi presto alla verità per Mirella”. Un’audizione che, impossibile non sottolineare, arriva proprio a ridosso dell’anniversario della scomparsa: “Sì, a distanza di due giorni. È un segnale importante dopo quarantuno anni. Non so ancora cosa mi chiederanno, ma spero che mi facciano tutte le domande possibili. Non ho problemi a raccontare ogni cosa di quello che è accaduto. Poi gli sviluppi si vedranno, anche perché non credo che sarà l’unica audizione che faremo io e Pietro Orlandi, altrimenti per tutto quello che abbiamo da raccontare l’incontro durerebbe un giorno intero. Aspettiamo fiduciosi. L’abbiamo voluta tanto la Commissione, per la famiglia Gregori questa è l’ultima spiaggia. Mi auguro che ora anche la Procura metta di nuovo le mani sul caso di Mirella, dopo le due archiviazioni”. Eppure, di elementi per tornare ad indagare, ce ne sono eccome. Come l’atto del S.I.S.De., i servizi segreti italiani, in cui si fa riferimento a un’intercettazione ambientale. Un’agente, che si trovava nel bar sotto casa della famiglia Gregori, ascolta una conversazione tra l’amica del cuore di Mirella, Sonia De Vito, e un’altra ragazza. Sonia pronuncia delle parole che, per assurdo che sia, non sono mai state approfondite: “Noi non lo conoscevamo, lui ci conosceva. Come ha preso Mirella poteva prendere me”. A chi si stava riferendo Sonia? Non lo sappiamo, perché questo atto è stato ignorato completamente dalla Procura. Ora la speranza è che la Commissione lo prenda in considerazione, e che faccia luce su tutte le circostanze e gli atteggiamenti poco chiari che da quarantuno anni gravitano attorno alla scomparsa di Mirella. Una citofonata, poi più niente. Poi mai più. Come se a inghiottirla fosse stata la terra stessa.