Il buono, il brutto e il cattivo. Luigi Lovaglio, Alberto Nagel e Andrea Orcel si muovono nella landa sconfinata del risiko bancario con prudenza e strategia, aspettando di assestare il colpo che potrebbe decidere i nuovi equilibri di potere del sistema italiano del credito. A dettare i tempi di questo moto perpetuo ci sono le date che scandiranno i passaggi decisivi delle offerte pubbliche di scambio (ops) tra gli istituti che guidano. Il 16 giugno l’assemblea dei soci di Mediobanca dovrà esprimersi sull’ops a Banca Generali lanciata proprio dall’ad Nagel in risposta a quella rivolta da Monte dei Paschi di Siena (Mps) a Piazzetta Cuccia. In questo consesso gli investitori dovranno decidere se seguire la strada del wealth management tracciata da Nagel o se optare per l’unione alla grande banca commerciale partecipata per il 13 per cento dal ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). Le cose proseguono anche in casa Mps, dopo che martedì la banca guidata da Lovaglio ha incassato l’ok dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) per procedere con l’ops su Mediobanca. A fine giugno, invece, dovrebbe arrivare la decisione complessiva della Banca centrale europea, chiamata a valutare la legittimità dell’operazione in base ai regolamenti comunitari sulle concentrazioni di capitale. Nel frattempo, entrambi gli amministratori delegati sono impegnati in tour internazionali in previsione delle rispettive scadenze. In questi giorni sia Lovaglio che Nagel sono a Londra a parlare con gli investitori istituzionali. La prossima settimana si vola invece a New York.

I due si sono più volte punzecchiati nel corso delle settimane passate, invitandosi rispettivamente ad occuparsi delle proprie faccende. Me nel confronto tra i due è bene notare una differenza sostanziale: Lovaglio non considera l’ops da 6,3 miliardi lanciata da Mediobanca su Banca Generali – e che verrebbe pagata con il 13 per cento che Mediobanca detiene presso Generali – un ostacolo ai piani del banco toscano. Non ha caso ha parlato positivamente dell’effetto “rimbalzo” sortito in Borsa, dove tutti i titoli sono cresciuti dall’annuncio dell’operazione lo scorso 28 aprile. Se gli investitori daranno retta a Lovaglio dovranno perciò votare sì all’assemblea di Mediobanca del 16 giugno che deve dare il via all’ops su Banca Generali, e poi da inizio luglio gli stessi dovranno consegnare le proprie azioni Mediobanca all’offerta di Mps. Per Nagel invece, si tratta di un’operazione aut-aut. Gli investitori dovranno premiare il progetto dell’ad di creare un polo nel risparmio gestito da Piazzetta Cuccia e la banca del leone triestino senza poi girare le rispettive azioni all’offerta di Mps. Ovviamente, l’esito della partita dipende anche dalla situazione della Borsa, dove è appena avvenuto lo stacco dei dividendi della due banche. E il concambio è stato di 2,533 azoni di Mps per ogni azione di Mediobanca, che ai prezzi di chiusura di ieri sera esprimeva uno sconto del 7,3 per cento. Questo per Lovaglio significa la necessità di destinare alla causa altri miliardi – circa 1,2 – affinché le azioni siano equivalenti in termini di convenienza.

Ma in questa partita manca il terzo incomodo, Andrea Orcel. L’ad di Unicredit, bloccato nel pantano del Golden Power esercitato dal governo sull’ops a Banco Bpm, potrebbe giocare un ruolo cruciale nelle ambizioni dei due omologhi nell’intento di offrire al Mef e a Palazzo Chigi un “dono” per convincerli a trattare. Secondo il Foglio, infatti, il numero uno di Piazza Gae Aulenti potrebbe assumere un posizionamento decisivo su Mediobanca con una sorprendente offerta di acquisto che scompaginerebbe nuovamente la situazione. Alcune voci si erano rincorse quando, nei giorni scorsi, il 10 per cento delle partecipazioni di Piazzetta Cuccia è passato di mano. Una parte pari al 2 per cento sarebbe stata rilevata sa Enasarco, ente controllato dal ministero del Lavoro e vicino al Mef. Si è pensato che dietro all’acquisizione del restante 8 per cento potesse esserci proprio Orcel, desideroso di “offrire una prova d’amore al governo che gli sta bloccando l’acquisto di Banco Bpm con il Golden Power”, si chiede il Foglio. D’altronde, Unicredit ha appena chiesto alla Consob di allungare i tempi dell’offerta sulla banca milanese per avere modo di approfondire le interlocuzioni con Palazzo Chigi. Nonostante le recriminazioni di Banco Bpm che considera le motivazioni di tale richiesta infondate. Ma il messaggio è che Orcel, ha intravisto uno spiraglio, e non ha intenzione di mollarlo. A costo di giocare la parte del “cattivo” tra le ambizioni di Lovaglio e quelle di Nagel.