Che ne sarà di Assange? La giornata di oggi sarà più che mai decisiva per il destino del giornalista e attivista australiano Julian Assange, cofondatore di WikiLeaks e in carcere dal 2019 nel Regno Unito, con l’accusa di spionaggio, per aver reso pubblici, tra il 2010 e il 2011, migliaia di documenti e file riservati riguardanti le azioni degli Stati Uniti contro civili in Iraq, Afghanistan e nella prigione di massima sicurezza di Guantanamo, oltre alle più recenti rivelazioni sulla missione europea in Libia contro i trafficanti di migranti e lo spionaggio dei leader francesi ed europei da parte della National Security Agency. Proprio a causa di tutte queste gravi accuse, infatti, gli Stati Uniti hanno da tempo chiesto l’estradizione di Assange, ma se questa dovesse essere confermata, il giornalista andrà in contro a una condanna a oltre 175 anni di carcere, che suonano, in effetti, più come una lapidaria e spaventosa pena di morte. A questo proposito dunque, oggi, 21 febbraio, l’Alta Corte di Londra sarà chiamata a decidere. Il caso di Julian Assange non è quindi nuovo, ma anzi, torna alla ribalta negli stessi giorni in cui un’altra assurda storia di carcere ha scioccato il mondo intero: quella del dissidente e politico russo Alexei Navalny, dove però, come è noto, non c’è stato alcun “lieto” fine, dato che il quarantasettenne, da tempo detenuto nel carcere di massima sicurezza IK-3 “Lupo polare” nel nord della Russia, è morto in circostanze più che mai misteriose e ancora da chiarire. Se sul destino di Alexei Navalny non si è però potuto intervenire, è forse giunto il momento che, al contrario di quello che è avvenuto in Russia, l’Occidente prenda una posizione più decisa a tutela di Julian Assange, e soprattutto, a tutela del mondo dell’informazione libera e trasparente, perché di questo che in effetti si parla.
Proprio su questo tema e in particolare sul destino di Assange, fra i tanti giornalisti, attivisti e politici che si sono interessati ed espressi, negli ultimi tempi è emersa la figura di Stefania Maurizi. La donna, giornalista del Fatto quotidiano, e prima ancora di Espresso e La Repubblica, è infatti l’unica fra i reporter internazionali, ad aver avuto accesso e soprattutto, aver indagato sui documenti top-secret condivisi da WikiLeaks. Anche per questa ragione Maurizi ha da tempo intrapreso un percorso e una battaglia mediatica e personale in difesa di Julian Assange, al fine di dargli una voce e battersi affinché il suo caso abbia giustizia. Ma chi è Stefania Maurizi?
“Se le democrazie occidentali non sono sprofondate di nuovo nella barbarie medioevale, è per battaglie come quelle di Assange e WikiLeaks” Scriveva la Maurizi in un tweet già due anni fa, il 17 giugno 2022. E proprio sulla storia e il lavoro di Assange, la donna ha anche scritto numerose pubblicazioni e alcuni libri, fra cui l’ultimo, Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks (editore Chiarelettere, 2024), che spiega le ragioni di quella che è stata definita come una “congiura” contro Assange e le sue inchieste, che hanno messo in una posizione scomoda gli Stati Uniti. A proposito del libro, nella prefazione, fatta da Ken Loach si legge: “Questo è un libro che dovrebbe farvi arrabbiare moltissimo. Se crediamo di vivere in una democrazia, dovremmo leggere questo libro. Se ci sta a cuore la verità e una politica onesta, dovremmo leggere questo libro” e il saggio, tenta di spiegare chi e perché vuole distruggere e annichilire Assange e i suoi collaboratori (fra cui la stessa Maurizi, che ha incontrato il giornalista australiano molte volte e ci ha direttamente collaborato a partire dal 2009). Sulla sua vita personale e il lavoro come giornalista, Stefania Maurizi sui suoi profili dichiara: “Non penso assolutamente al giornalismo in termini di carriera. Ci penso in termini di interesse autentico, mi sento vicina alle persone che amano un mestiere e puntano a farlo bene, anzi benissimo. Credo nella forza del giornalismo, che per me è solo uno: quello d’inchiesta e d’approfondimento. Il giornalismo che indaga e dà fastidio” esprimendo un messaggio sentito e sincero, che si lega direttamente e indirettamente al lavoro e al percorso di Assange.
Tornando però ai fatti di oggi: proprio allo scopo di assistere all’ultimo giorno di udienza del procedimento di estradizione di Assange, la Maurizi si trova da tempo nel Regno Unito, e sta quindi seguendo il processo presso la High Court di Londra. Tuttavia, già da ieri la donna ha più volte riportato sul suo profilo X che né a lei, né agli altri giornalisti presenti, viene permesso di prendere appunti o utilizzare il computer, né sentire ciò che viene detto in aula , impedendo dunque di svolgere il proprio lavoro e riportare i fatti in tempo reale, facendo sorgere perlessità sulla gestione della vicenda, anche a livello mediatico. Indubbiamente, però, a prescindere da questo, la giornata di oggi sarà cruciale, per Stefania, per Assange, ma anche per il mondo dell’informazione in generale, anche se la prospettiva, al momento, è solo quella di attendere e confidare nella giustizia, sperando in una vera e sincera imparzialità sul verdetto finale.