Il Delitto di Garlasco, diciotto anni fa, ha portato a una condanna definitiva che potrebbe essere ribaltata dalle ultime novità (di cui vi abbiamo parlato). I genitori di Chiara Poggi, la ragazza uccisa, secondo i giudici, da Alberto Stasi, sostengono la colpevolezza dell’uomo in carcere, mentre gli inquirenti riaprono il caso e puntano su Andrea Sempio, amico della famiglia Poggi. Così anche il caso Poggi potrebbe diventare un cold case, una di quelle storie che potrebbero non chiudersi mai e che si sono già trasformate in un circo mediatico. È questo il senso dell’ultimo caffè di Massimo Gramellini, che sul Corriere della Sera risponde alla domanda: chi pensa al dolore dei genitori di Chiara? La risposta è: lui. “Se perdere una persona cara è terribile, perdere una figlia è indicibile, tanto che non esiste parola per definire coloro che vengono a trovarsi in una condizione così contraria alle leggi di natura. Chi ci è passato sostiene che qualsiasi dolore, persino quello, possa essere attraversato e sublimato. Non subito, non del tutto, ma può esserlo. A condizione che lo si lasci andare”.

Exempli gratia: “Ricordate il film Ghost, interpretato da Demi Moore? Il «fantasma» del ragazzo ucciso si allontana solo quando la fidanzata riesce finalmente a chiudere il cerchio, scoprendo l’assassino”. È proprio questo che manca, secondo Gramellini: “Nel caso di Garlasco, come in quello di Emanuela Orlandi e in tanti altri dove i cerchi assomigliano ad arabeschi e non si chiudono mai, si assiste invece a un effetto-trascinamento che non può che ripercuotersi sui sopravvissuti”. E c’è chi, per questo, ne soffre mentre noi ci sollazziamo sulla trama thrilling del delitto: “Mentre per noi lettori questo frullio di amici, cugine, martelli e biciclette è solo la nuova stagione di una serie «crime» di successo, per chi ha amato davvero Chiara Poggi, e pensava di averla consegnata all’album purificato dei ricordi, significa grattare una crosta e riaprire ferite che forse avevano appena smesso di sanguinare”. L’augurio, almeno, è che si possa accertare la verità: “Speriamo serva almeno a qualcosa”.
