Un martello sul fondo melmoso di un canale a Tromello. Lì, dove l’acqua arriva alle caviglie e nessuno aveva mai pensato di guardare, nemmeno quando Chiara Poggi fu trovata senza vita nella villetta di via Pascoli, a Garlasco, il 13 agosto 2007. Da quasi vent’anni, quel martello (o qualunque cosa potesse averla uccisa) è stato il buco nero dell’inchiesta. Ma ora quel buco si sta forse riempiendo. I carabinieri di Milano lo hanno trovato durante una nuova perlustrazione all’alba, coi Vigili del Fuoco a dragare un canale ignorato per anni, a pochi metri dalla casa della nonna delle gemelle Cappa, le cugine di Chiara. Non sono indagate, ma nelle ultime settimane i loro nomi hanno ripreso a circolare, anche per via delle testimonianze riemerse dal fondo degli archivi: c'è chi ricorda una donna in bici nera, con un oggetto contundente in mano. Nessuno l’aveva ascoltato allora. Ora, sì.


Secondo una pista investigativa, l’arma del delitto potrebbe essere proprio quel martello. Non un attizzatoio, come si è detto per anni. E infatti Gian Luigi Tizzoni, avvocato della famiglia Poggi, è netto: “Dalla villetta non è mai sparito l’attizzatoio del camino. L’unico oggetto mancante è un martello”. Quel martello, oggi, potrebbe riscrivere tutto. Fino a ieri si parlava solo di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. Ma i sospetti si sono allargati, fino a coinvolgere indirettamente anche Stefania Cappa, mai indagata. Nessuna accusa formale, ma due testimoni che l’avrebbero collegata al delitto. In questi anni si è ipotizzato di tutto: una stampella, delle forbici, una mazzetta da muratore. Ma l’ipotesi più solida, secondo le perizie, è sempre rimasta quella di un martello. E ora che uno è stato trovato, anche se non si sa ancora se sia quello giusto, il sospetto torna a essere certezza potenziale. Dopo vent’anni, il caso Poggi potrebbe cambiare forma. E verità.

