Si riaccendono i riflettori sul caso della morte di Liliana Resinovich. Al centro dell’attenzione, la frattura alla vertebra toracica T2 rilevata nel corso della seconda autopsia, affidata dalla Procura al team guidato dall’antropologa forense Cristina Cattaneo. A intervenire ora è Vittorio Fineschi, professore ordinario di Medicina legale alla Sapienza e consulente, insieme a Stefano D’Errico, dei familiari della donna. Nell’articolo a cura di Laura Tonero su Il Piccolo di Trieste, leggiamo che Fineschi definisce “grottesca” l’ipotesi avanzata dal preparatore anatomico Giacomo Molinari, che aveva riferito agli inquirenti di essere stato lui, l’11 gennaio 2022, a causare la frattura durante l’autopsia. “Quel tecnico – così Fineschi – dice una cosa fantascientifica, ovvero che lui ha sentito lo schiocco della vertebra. È un’affermazione assurda, qui si rischia la non credibilità, si va nel ridicolo. Ed è incredibile che una persona dica che capita spesso che si rompono le vertebre”. Molinari pare si sia fatto avanti dopo aver letto un articolo in cui il medico legale Raffaele Barisani, consulente di Sebastiano Visintin (ora indagato per l’omicidio della moglie), ipotizzava che la lesione potesse essere stata provocata da una manipolazione successiva al ritrovamento del corpo. Dopo essersi rivolto alla dirigente della struttura in cui lavora, Rossana Bussani, Molinari pare che sia stato indirizzato verso i consulenti di Visintin, che gli avrebbero consigliato di riferire direttamente alla Procura. Fineschi sostiene, sempre stando al quotidiano, che “può capitare una lesività in sede di autopsia per dei tagli che si fanno, ma che si possa rompere una vertebra, quindi un osso, su un cadavere, tra l’altro di una persona morta di recente, è veramente grottesco. Consiglio un po’ di silenzio e di rispetto, e ricordo che c’è una Tac che ci dirà se la frattura c’era o meno prima dell’intervento del preparatore anatomico”. Sulla Tac eseguita l’8 gennaio 2022, Barisani riferisce di aver ricevuto conferma dal radiologo forense Fabio Cavalli che “quella frattura alla Tac pre-autopsia non era presente”. Secondo Barisani, quindi, la lesione sarebbe avvenuta successivamente, elemento che “andrebbe a supporto di quanto sostiene il preparatore anatomico”.

Nella memoria trasmessa alla Procura, Molinari segnala anche che “nella regione fratturata non c’era nessun segno di sanguinamento preesistente”. Nel frattempo, si è svolta la prima udienza del processo per diffamazione a carico di Sebastiano Visintin. Il procedimento, seguito dal pubblico ministero Cristina Bacer, riguarda alcune frasi pronunciate durante una puntata della trasmissione “Quarto Grado”, rivolte agli ex vicini di casa Salvatore Nasti e Gabriella Micheli. L’avvocato Paolo Bevilacqua, difensore di Visintin insieme ad Alice Bevilacqua, ha sollevato l’inammissibilità di alcuni testi, dichiarando: “Non intendiamo fare in questa sede alcun tipo di processo che non sia quello per difenderci dal capo di imputazione che riguarda alcune frasi pronunciate nel corso di una trasmissione”. L’avvocato dei vicini Francesco Mazza ha invece sottolineato che “le circostanze che loro riportano sono pertinenti al capo di imputazione”. Bevilacqua ha chiesto inoltre l’acquisizione dell’intera puntata di “Quarto Grado” per contestualizzare le dichiarazioni oggetto del procedimento. Il giudice ha accolto l’ammissione dei testi – riservandosi una valutazione sulle singole domande – e ha disposto l’acquisizione della registrazione della trasmissione. La prossima udienza è stata fissata per il 21 novembre.
