Il caso dell'omicidio di Pierina Paganelli è un giallo difficile, complicato. Al momento Louis Dassilva rimane in carcere come unico indagato, ma l'impianto accusatorio nei suoi confronti, basato principalmente sulle registrazioni delle videocamere di sorveglianza, sembra vacillare, tanto che in sede di riesame è stato sentito un altro vicino della Paganelli. Poi ci sono le prove del Dna, la maglietta da lavoro e gli occhiali, le analisi sul telefonino di Dassilva per quanto riguarda un suo possibile coinvolgimento nell'incidente che ha coinvolto Giuliano Saponi, marito della Bianchi e figlio di Pierina. Abbiamo parlato con la criminologa Roberta Bruzzone, coinvolta personalmente nella vicenda in qualità di consulente, che ci ha spiegato tutte le ultime novità sulle indagini. Il ruolo e le bugie del vicino, i problemi dell'accusa e le prossime mosse.
La testimonianza del vicino è attendibile o no?
Noi abbiamo sollevato la questione perché ci siamo accorti che la posizione di questo signore, il Neri, non era stata minimamente vagliata, nonostante la moglie riferisse che lei e lui erano stati al bar vicino a via del Ciclamino quella sera, e che erano tornati a casa in un orario compatibile col famoso video della cam 3. Non solo: la donna ha detto chiaro e tondo che era tornata un po’ prima dal bar, mentre il marito era rimasto lì. Gli orari inoltre sono perfettamente coincidenti con il rientro del famoso ignoto. Rispetto alla posizione del bar, per arrivare al palazzo dove vivono queste due persone bisogna passare per forza sotto la cam 3, e questo per noi è un elemento molto interessante. In più: dall'ordinanza emerge che, se vogliamo essere precisi, il Gip riconduce alla figura di Dassilva il soggetto che passa sotto la cam 3 perché nel momento compatibile col delitto da lì non passava nessun altro. Ora, considerando che questo signor Neri è tornato sicuramente a casa da solo, quella sera, dopo essere stato al bar, noi abbiamo pensato, in base agli esami ipotizzati come tesi alternativa alla colpevolezza di Dassilva, che fosse in realtà lui la persona ritratta dalla cam 3.
Il signor Neri poi però si è contraddetto, dicendo di non riconoscersi.
Le spiego bene com'è andata. Domenica 8 settembre è stato sentito il barista, il quale ha confermato che lui quella sera, cioè il 3 ottobre, ha chiuso alle 22.10, raccontando che alcuni clienti erano ancora al tavolo e che si sono allontanati poco dopo la chiusura. Quindi il passaggio di Neri si fa sempre più compatibile con l’orario del delitto. In più succede che, dopo questa situazione, alcuni giornalisti hanno contattato il buon Neri e l'hanno trovato. Lui, davanti ai giornalisti e in presenza della moglie, ha confermato che la persona ritratta potrebbe effettivamente essere lui, perché solitamente fa quella strada lì per rientrare dal bar a casa.
Poi però ha cambiato versione.
Dopo il riesame Neri è stato sentito lungamente in questura dalla Squadra mobile e oggi apprendiamo che, diversamente da quello che lui stesso e la moglie hanno detto ai giornalisti, non si riconosce nel video. Guarda un po'. Noi prendiamo atto di questa sua dichiarazione, per amor del cielo, però la riteniamo alquanto discutibile. Quella era la strada che lui e la moglie facevano abitualmente per tornare a casa. Lui quella sera era pacificamente al bar: questa è una circostanza che la moglie mette nero su bianco, quindi non è qualcosa su cui possiamo discutere.
Potrebbe aver mentito la moglie?
La moglie non ha mentito, c'era anche lei al bar ed è tornata poco prima. Inoltre dimostra di ricordare bene quello che è successo, perché quando le chiedono se ha notato qualcosa di strano quella sera lei racconta tutto con precisione. Dice di essere stata al bar, che suo marito era già lì e che poi lei è andata via. Lui è rimasto al bar fino all’orario di chiusura poi è tornato a casa. Il bar chiude alle 22.15 e l’ignoto passa sotto la webcam alle 22.17, quindi potrebbe benissimo essere Neri. Qui c'è un problema enorme a nostro modo di vedere, perché il Gip e la Procura scrivono che nessun altro oltre alla figura del video è in movimento nell'area del condominio rispetto alla cam 3, nel lasso temporale compatibile col delitto. Quindi, se non è Neri, chi è? E come sarebbe rientrato a casa Neri? Volando? Perché proprio quella sera avrebbe dovuto fare un percorso arzigogolato che non fa mai, quando la via più diretta è quella passa sotto la cam 3? Poi, perché ci si pone soltanto adesso il problema di capire che strada ha fatto Neri? E tutte le verifiche che si diceva di aver fatto per escludere che ci fosse qualcun altro che si muoveva all'interno del comprensorio? La moglie stessa dice che potrebbe essere Neri il personaggio del video, lo riconosce dalla camminata, dice che c'è anche la borsa. Lui stesso mostra a uno degli inviati di Rai 1 la maglia della sua ditta che ha una scritta più chiara sulle spalle, esattamente come quella dell'ignoto che passa dalla cam 3. Ora, voglio dire, tutto questo lo devono verificare adesso? C'è un cratere nell'inchiesta, l'abbiamo detto noi al riesame. Neri si riconosce nel video a favore di telecamera ma non si riconosce nel video quando lo sente la questura. Sarà interessante il dibattimento, in questa posizione.
Però se Neri tornava a casa proprio a quell'ora non potrebbe aver visto qualcuno?
Nessuno ha visto niente, la moglie non ha visto niente, lui non ha visto niente. Però il problema è che l'accusa aveva escluso qualsivoglia presenza di soggetti terzi, che qualcun altro fosse rientrato a quell'ora e che potesse essere in qualche modo collocabile sotto la cam 3 alle 22.17. In realtà una persona c'è ed è Neri, l'abbiamo trovata noi, e loro sono dovuti correre ai ripari in fretta e furia per sentirlo.
La questione della maglietta e degli occhiali da lavoro può dire qualcosa in più?
Guardi, per fatalità Neri porta gli occhiali da vista. Ora, a lei sembra verosimile che uno vada a uccidere una persona indossando degli occhiali? A cosa gli servono? Facciamo un omicidio in stile John Lennon? Certo il buon Neri ci dovrà spiegare perché ai giornalisti, non uno ma ben tre, conferma di essere la persona del video. Quantomeno si riconosce, insieme alla moglie, mentre poi davanti ai magistrati cambia idea. Ce lo spiegherà. Purtroppo per lui sono registrate queste informazioni. Addirittura ha portato Scarponi a casa per fargli vedere la maglietta, perché ha riconosciuto anche la possibilità che ci fosse la scritta dietro la sua maglietta di lavoro. L'ha portato lui, Scarponi, a casa a vedere la maglietta. Cioè, le sembra una cosa normale per uno che poi non si riconosce in un video?
Dai video non è possibile stabilire con certezza se sia lui o meno?
Guardi, è la stessa consulenza della Procura che dice che da quel frame, da quei 3-6 secondi, non è possibile fare valutazioni antropometriche relative alla corporatura e all'altezza. Lo scrivono loro, non l'ho scritto io. E la difesa di Neri adesso sarebbe che lui è più basso. Se non puoi stabilire le dimensioni di questo signore che compare nel video, come fai a escludere che possa essere Neri? Chi l'ha detto? Peraltro loro stessi utilizzano delle controfigure per fare queste valutazioni, che dal punto di vista antropometrico sono completamente incompatibili con Dassilva. Più alti e più grossi. Quindi guardi, ripeto, io di elementi incontrovertibili che collocano Dassillva sulla scena non ne vedo. Finché non vedrò, con i miei occhi, e valuterò che effettivamente gli elementi coincidono con le ipotesi accusatorie, io continuerò a portare avanti il mio incarico.
Anche la maglietta da lavoro, in effetti, lo renderebbe ancora più riconoscibile no?
Se fossi un assassino, con tutto quello che posso mettermi in quel momento lì, vado ad uccidere una persona con indosso una maglietta con la scritta Comet? Peraltro la Bartolucci dice che lei quelle magliette a casa non le ha mai viste perché le lavavano sul lavoro. Non le portava a casa, venivano lavate direttamente in azienda. Scusi, ma mi pare un po' una situazione un po' forzata. Poi c'è un altro punto importante che è emerso dal riesame. Il loro consulente informatico sancisce che la Bartolucci interagisce col cellulare fino alle 22 e 12. L'omicidio avviene alle 22 e 13, quindi parliamo di un minuto e mezzo in cui avrebbe dovuto vestirsi, bardarsi, andare giù e colpire con la Bartolucci sveglia? Perché se interagisci col cellulare si presuppone che tu sia sveglia, a meno che non ipotizziamo uno stato crepuscolare in cui la Bartolucci riesce ad interagire col cellulare senza averne coscienza.
Ci potrebbe essere un movente a carico di Neri?
Ma no, sicuramente è una persona estranea. Infatti, noi non riteniamo assolutamente che possa essere coinvolto nel delitto perché era nel bar, l'hanno detto tutti che era al bar tranquillamente a farsi la sua serata con la moglie e altri amici. Noi riteniamo che la persona ritratta dalla cam 3 non sia Dassilva e che non sia minimamente riconducibile al delitto. Era semplicemente uno che passava di lì.
Questo farebbe cadere la cosiddetta “prova regina”?
La Procura regge tutta l'accusa sulla circostanza che Dassilva sia la persona ritratta dalla cam 3 alle 22 e 17 e che, siccome non ha mai detto di essere fuori a quell'ora, ha mentito perché copriva la sua responsabilità sul delitto. Questo è il nucleo centrale dell'ipotesi accusatoria. Tutto il resto è discutibile, la relazione con la Bianchi, i bigliettini e quant'altro. Smontata l'ipotesi del video non rimane molto.
Gli esami del Dna cosa dicono?
Dagli esami preliminari, per non sbilanciarmi troppo, abbiamo motivo di essere abbastanza ottimisti sul Dna. Quando avremo modo di avere le S.i.t. e di vedere la videoregistrazione credo che avremo molti argomenti nuovi da portare all'attenzione della Corte d'Assise, perché è chiaro che a questo punto la prossima battaglia sarà in Corte d'Assise.
Quindi è ancora tutto aperto?
Direi proprio di sì. Poi che la misura cautelare sia stata confermata, perché questo ci hanno detto adesso informalmente, non ci sorprende. Le dico la sincera verità, lo sapevamo che era un caso in salita al cento per cento. Però gli elementi che abbiamo cominciano a essere molto interessanti nell'ottica processuale.
Si parlava anche di accertamenti sul telefono di Dassilva in riferimento all'incidente di Saponi.
Sì, stanno allargando le indagini anche in quella direzione, perché dal loro punto di vista i due fatti potrebbero essere collegati, anche se all'inizio avevano escluso questa possibilità. In realtà questa ipotesi, anche se implicitamente, è sempre rimasta lì, appesa. Apprendiamo che la signora Bianchi adesso in qualche modo ha dato adito a questa possibilità. Ho letto in alcune interviste che lei addirittura avrebbe sospettato di Dassilva in relazione all'incidente del marito già prima dell'omicidio della Paganelli. E' curioso che però abbia continuato a frequentarlo assiduamente e anche, ne abbiamo traccia nei messaggi, a dire peste e corna della suocera.
Per avere una svolta definitiva sul caso, cosa servirebbe a questo punto?
Questo è un processo indiziario e dovremmo, in base agli elementi che sono disponibili, cercare di fornire in Corte d'assise una ricostruzione dei fatti che supporti le nostre osservazioni e smentisca quelle della Procura. Da pistole fumanti qua non ce ne sono.
E' ancora lunga quindi?
Ci vorrà il processo in primo grado. C'è tutta una serie di aspetti che noi non vediamo l'ora di affrontare in quella sede perché avremo finalmente modo anche noi di sentire i testimoni. A cominciare dalla figlia minorenne della Bianchi che a gennaio diverrà finalmente maggiorenne e quindi sarà testimone al processo.
La figlia potrà portare qualcosa di utile?
Uno dei nostri motivi di riesame è proprio la sua testimonianza, anche perché noi non ci siamo limitati a esaminare le dichiarazioni scritte. Abbiamo chiesto la videoregistrazione. Devo dire che ci si è aperto un mondo.
In che senso?
Nel senso che quella deposizione è estremamente attaccabile sotto diversi profili. La ragazza per circa un'ora e mezza quasi non parla della presenza dello zio a casa quella sera, e comincia a parlarne solo quando il Pm la incalza dicendole “Guarda che ci devi dire la verità”. Perché quella resistenza? La circostanza è curiosa e ci sono tante domande che il Pm non le ha posto ma che noi porremo.
Tornando alla maglietta, è stata esaminata dai periti?
Le dico una cosa che secondo me è abbastanza tecnica. Nel momento in cui tu a luglio, quando arresti Dassilva per fare la perquisizione sul luogo di lavoro e trovi questa maglietta, per quale motivo non fai una richiesta di integrarla tra i reperti sottoposti a un incidente probatorio? Secondo lei perché non chiedono di esaminarla? Perché su quella maglietta non c'è niente. La prima cosa da fare sarebbe stata quella di chiamare un perito per fargli esaminare il reperto, invece questo non succede. Poi salta fuori a settembre, passati due mesi.
Ora la maglietta verrà sottoposta a esami?
No, l'esame del DNA per la maglietta non è previsto. Non l'hanno proprio richiesto. Al momento ci sono altri reperti che sono stati già preliminarmente esaminati, e sui quali i periti stanno facendo un ulteriore approfondimento dal punto di vista genetico con delle concentrazioni diverse, con una metodica un po' più affinata. Però non sulla maglietta. Non è inclusa tra i reperti. Facciamo un'ipotesi: se salta fuori che c'è del DNA maschile ma non è quello di Dassilva. Come la mettiamo? Può essere pure che non ci sia niente di rilevante, va bene. Risultato neutro, 0 a 0, palla al centro. Ma se ci fosse del materiale genetico maschile che non è riconoscibile al principale accusato, come la sistemiamo?
Si sarebbe perso un sacco di tempo puntando solo su Dassilva, quando invece si sarebbe potuto cercare altrove?
Eh, già. E senza andare troppo lontano. Guardi: 29 coltellate, un accanimento straordinario, un odio terribile certificato anche dal gemito di gratificazione dell'assassino alla fine delle coltellate, una volontà omicidiaria alimentata da un rancore profondo. Un rancore di quella portata può maturare soltanto in anni di situazioni malevole.
Non si può trattare di un caso di follia insensata come nel caso Verzeni?
No, non credo. Non era per strada nel cuore della notte. Era a casa sua. Non credo che ci possa essere questa possibilità.
Viene da chiedersi però come mai non siano stati sentiti tutti gli altri condomini no?
Guardi, da quello che abbiamo letto negli atti, loro hanno puntato su Dassilva dal primo nanosecondo.
Forse per il possibile movente?
Anche sul famoso movente noi abbiamo ampiamente discusso. La Paganelli aveva già riferito al Consiglio degli Anziani le sue lamentele sulla Bianchi. La Bianchi il giorno dopo alle 18.30 doveva essere giudicata, la procedura di giudizio era già stata innescata, quindi ormai era tardi per chiudere la bocca alla Paganelli. La Paganelli poi non sapeva che la Bianchi avesse una relazione con Louis . Ipotizzava una relazione ma non sapeva esattamente con chi. Quindi quale motivo avrebbe avuto Louis Dassilva di eliminarla con 29 coltellate, in maniera così violenta? Perché rischiava di far emergere la relazione, ma chi l'ha detto? Poi c’è la Bartolucci che interagisce sul telefono fino alle 22.12 e coprirebbe il marito. Qui siamo al paradosso assoluto. C'è la Bartolucci che va a coprire il marito che è andato a uccidere la suocera dell'amante per evitare che la Bartolucci sapesse della relazione. Non avrebbe senso.