A distanza di quasi vent’anni dall’uccisione di Chiara Poggi, l’attenzione si riaccende sul caso di Garlasco grazie a una scoperta emersa durante l’incidente probatorio. Alcune garze utilizzate nel corso dell’autopsia – per verificare la presenza di materiale genetico nella bocca della vittima – hanno restituito un esito inaspettato: è stato identificato un DNA sconosciuto, chiamato “Ignoto 3”, che non appartiene né ad Alberto Stasi né ad Andrea Sempio.
Tuttavia, gli esperti frenano ogni entusiasmo: non si tratterebbe necessariamente dell’impronta genetica dell’assassino. Secondo i primi riscontri, la traccia potrebbe essere frutto di una contaminazione, avvenuta presumibilmente durante le operazioni autoptiche.
Secondo quanto riportato da Il Messaggero, su cinque tamponi analizzati, tre sono risultati inutilizzabili. Dei restanti due, uno presenta una forte compatibilità genetica (circa l’80%) con Ernesto Gabriele Ferrari, assistente del medico legale Dario Ballardini. L’altro campione, invece, evidenzia una sovrapposizione tra il profilo di Ferrari e un Dna non identificabile, che ha riacceso interrogativi sul possibile coinvolgimento di una terza persona.
Ma per gli esperti, il risultato va letto con cautela. La genetista Denise Albani, incaricata dal giudice per le indagini preliminari, ha già preannunciato l’intenzione di approfondire le modalità con cui fu effettuato il prelievo, chiedendo spiegazioni sulla presenza di ulteriori soggetti nella sala autoptica.

A chiarire ulteriormente il contesto è Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma e oggi consulente della difesa di Andrea Sempio. In un’intervista all’Adnkronos, ha precisato che la garza in questione non era stata usata per un prelievo orale nel senso tradizionale, ma per raccogliere materiale biologico da confrontare con altre tracce ematiche presenti sulla scena del crimine.
Proprio per questo motivo, osserva Garofano, l’operazione potrebbe non aver rispettato i livelli più alti di attenzione e cautela, favorendo così una possibile contaminazione “casuale e infinitesimale”. L’ipotesi più plausibile, secondo lui, è che la garza sia stata esposta involontariamente ad agenti esterni, non perché sulla scena del crimine ci fosse un altro uomo, ma perché durante l’autopsia erano presenti più operatori.
Chiara Poggi fu assassinata nella sua casa di via Pascoli 8 a Garlasco il 13 agosto 2007. I genitori e il fratello si trovavano in vacanza in Trentino quando, verso le 13:50, il fidanzato Alberto Stasi diede l’allarme. Il corpo della ragazza fu rinvenuto ai piedi della scala che porta al seminterrato, con evidenti segni di colpi inferti con un oggetto contundente mai ritrovato.
Stasi è stato condannato in via definitiva nel 2015, ma ha sempre professato la propria innocenza. Il nome di Andrea Sempio è tornato a far capolino nelle indagini nel 2025, come già era avvenuto nel 2016, ma non sono emerse prove concrete a suo carico.
Il ritrovamento del profilo genetico ignoto ha riacceso il dibattito pubblico e mediatico, ma gli inquirenti non sembrano orientati a considerarlo un elemento decisivo. Piuttosto, si torna a interrogarsi su eventuali leggerezze nei rilievi autoptici, che potrebbero aver compromesso la validità di parte delle prove.
Non è escluso che gli accertamenti vengano ripetuti, ma per ora le conclusioni sembrano orientarsi verso un errore di procedura, più che verso una nuova pista investigativa. Un caso, quello di Garlasco, che continua a dividere l’opinione pubblica e che, nonostante una sentenza definitiva, non ha mai smesso di far discutere.
