A Garlasco non c’è pace. Dopo 18 anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il nome di Andrea Sempio torna a riempire le pagine di giornali e i talk show. E sua madre, Daniela Ferrari, questa volta ha deciso di uscire allo scoperto a Morning News, con la voglia di urlare che basta fango su suo figlio. "Sono uscita di mia iniziativa e sono venuta qui davanti perché sono stufa di sentire tante cose non vere dette da tv e giornali". Un attacco frontale alla narrazione mediatica che, a suo dire, sta “dando per certo il coinvolgimento di Andrea” nell’omicidio. La donna racconta che quella mattina del 13 agosto 2007 lei era uscita presto per andare in un negozio a Gambolò e al ritorno, intorno alle 9.50, aveva trovato il figlio a casa. Poco dopo, Andrea avrebbe preso le chiavi e si sarebbe recato da solo a Vigevano in libreria, facendo quello scontrino che da anni è al centro di ricostruzioni, accuse e controaccuse. Secondo Daniela, quel pezzo di carta è una prova limpida e il resto "sono bufale". Non è mai stata a Vigevano quella mattina, e non ha mai costruito nessun alibi per proteggere il figlio. Ma perché ha conservato quello scontrino per così tanto tempo? La risposta della donna è tanto semplice quanto disarmante: avendo lavorato in un carcere, sapeva bene quanto fosse importante, in un’inchiesta, avere prove di dove si è stati. Per questo lo mise in una busta di plastica, “per ogni evenienza”. La madre di Andrea risponde anche alle recenti perizie difensive di Alberto Stasi, secondo cui l’“impronta 33” trovata sulle scale di casa Poggi "fosse imbrattata di sudore e materiale ematico", lasciata con "un contatto palmare intenso, certamente non superficiale".

La replica è durissima: "Mio figlio non può aver lasciato impronte di sangue nella casa dei Poggi perché non è andato in casa dei Poggi ad ammazzare Chiara Poggi". Gli esperti sostengono che l’impronta non sia compatibile con una normale discesa delle scale ma con un movimento innaturale, come sporgersi dalla soglia del gradino zero. Daniela non ha dubbi: è solo l’ennesimo tentativo di piegare le prove a una storia già scritta. Non bastavano scontrini e impronte: da settimane si discute anche delle telefonate fatte da Andrea a casa Poggi nei giorni precedenti al delitto. Per molti, un dettaglio che pesa. Per Daniela, invece, solo un gesto normale: suo figlio stava cercando Marco, l’amico fratello di Chiara, senza alcun secondo fine. Anche l’intercettazione in cui si sente dire "abbiamo cannato" viene riportata, secondo la madre, fuori contesto: era solo un commento al fatto che Andrea e il padre avevano dato due date diverse per il ritrovamento dello scontrino, nulla di più. Daniela Ferrari è stata interrogata tre volte in 18 anni, l’ultima ad aprile dal Nucleo investigativo di Milano. In quell’occasione, a una domanda sui movimenti di quella mattina, aveva avuto un malore e poi scelto di non rispondere. Ma ora, davanti alle telecamere, spiega di aver conservato lo scontrino solo per proteggere la famiglia: "Ho immaginato che avrebbero sentito gli amici di Marco Poggi… Ho avuto l'idea di tenerlo perché, essendo successo un fatto così grave, bisognava tutelarsi". Diciotto anni di sospetti e tv che rimescolano carte e ricostruzioni. E ora, una madre che si mette in prima linea per difendere il figlio con la convinzione che Andrea non c’entri.
