Un sistema di videosorveglianza installato in via Massimo Gorki a Cinisello Balsamo immortala alle 15.13 di venerdì Chamila Wijesuriya ed Emanuele De Maria mentre percorrono, sotto la pioggia battente, il sentiero che conduce verso il Parco Nord. I due si allontanano dall'abitazione dove la donna risiedeva con il consorte e il bambino. L'applicazione contapassi installata sul dispositivo mobile della vittima non registra alcuna attività successiva alle 15.30. Approssimativamente novanta minuti più tardi, intorno alle 17, gli apparecchi di monitoraggio della metropolitana catturano le immagini del solo De Maria che discende i gradini della stazione Bignami. Nel filmato si vede il trentacinquenne porta a tracolla la pochette appartenente alla donna. Prima di salire su un convoglio della metropolitana, De Maria effettua una chiamata alla genitrice Annamaria pronunciando parole inequivocabili: “Vi chiedo perdono, ho fatto una caz*ata”. Successivamente contatta anche la consorte del fratello. Entrambe le comunicazioni vengono effettuate utilizzando l'apparecchio telefonico della vittima, gli ultimi contatti prima che il cellulare venga abbandonato in un cestino dei rifiuti, dove verrà recuperato ore dopo da un dipendente dell’Azienda Trasporti Milanesi che lo aveva sentito squillare. Si tratta delle ripetute telefonate del marito di Chamila che, nel frattempo, ha scoperto la contemporanea assenza dal posto di lavoro sia della moglie che di De Maria. Il numero della madre del trentacinquenne risulta memorizzato nella rubrica del dispositivo, circostanza che conferma come la relazione tra i due proseguisse da tempo. De Maria inizia a girare per la città, non lascia tracce evidenti del suo passaggio, né in strutture alberghiere né in dormitori pubblici. Riappare alle 6.15 di sabato in via Napo Torriani, nei pressi dell'hotel “Berna”, dove tenta di eliminare il collega Hani Fouad Abdelghaffar Nasra, responsabile secondo lui di aver consigliato alla vittima di interrompere la frequentazione con De Maria.

Mentre gli investigatori paventano una sua possibile fuga in Germania, nazione dove già si era nascosto durante una precedente latitanza nel 2018, l'uomo rimane invece nel capoluogo lombardo. Quando alle 13.42 si lancia nel vuoto dalla terrazza del Duomo indossa ancora la stessa t-shirt e gli stessi jeans. È senza documenti, ma conserva l'immagine della vittima strappata dalla carta d'identità e un involucro contenente una ciocca di capelli, con ogni probabilità appartenenti a Chamila. Durante la sua detenzione presso la casa circondariale di Bollate, De Maria aveva acquisito la reputazione di carcerato esemplare. Dal termine del 2023 aveva trovato impiego presso l'hotel “Berna”, ottenendo dopo dodici mesi un contratto a tempo indeterminato. In seguito all'arresto e a una breve carcerazione in territorio tedesco, De Maria aveva iniziato un percorso tra diverse strutture penitenziarie italiane: inizialmente Rebibbia, successivamente Napoli. “Gradirei ricevere corrispondenza. Potete scrivermi anche in tedesco, olandese, inglese, croato e naturalmente italiano”, aveva dichiarato in passato. La reclusione era stata vissuta con particolare difficoltà soprattutto nel penitenziario di Secondigliano. Aveva ricevuto una condanna divenuta irrevocabile per aver accoltellato mortalmente nel 2016 la ventitreenne di origine tunisina Racheb Oumaima. Le forze dell'ordine lo rintracciarono nella bassa Sassonia, al confine con i Paesi Bassi, due anni dopo il delitto. Rappresentato legalmente dall'avvocato Ferdinando Letizia, optò per il procedimento con rito abbreviato. La pubblica accusa richiese una pena detentiva trentennale, ma il verdetto del magistrato del tribunale di Santa Maria Capua Vetere stabilì una condanna a quattordici anni (successivamente ridotta in appello a dodici). Accogliendo parzialmente la tesi sostenuta dalla difesa, furono escluse tutte le aggravanti: dalla pianificazione ai motivi abietti, fino alla crudeltà. Secondo la valutazione del collegio giudicante, si trattò di un omicidio d'impeto. Gli investigatori stanno ora ricostruendo minuziosamente le ultime ore di vita di Chamila, cercando di comprendere cosa sia realmente accaduto in quel parco. Il caso ha sollevato interrogativi sull'efficacia dei percorsi di riabilitazione e sugli strumenti di prevenzione della violenza di genere. Molti, infatti, si chiedono: davvero De Maria era pronto per ottenere un contratto a tempo indeterminato? Erano state fatte tutte le valutazioni necessarie prima di assumere un uomo con precedenti?
