Il mese di marzo segna un'importante evoluzione nella classifica della Top Manager Reputation, con Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, che conquista il primo posto, superando Andrea Orcel di Unicredit, leader indiscusso della classifica negli ultimi mesi. Descalzi ha ottenuto il primato grazie a una serie di risultati positivi per Eni: conti per il 2024 superiori alle aspettative, la firma di importanti accordi internazionali, tra cui quelli con Regno unito ed Emirati arabi uniti in ambito energetico e tecnologico. Dall'altra parte Orcel perde il suo primato, ma si conferma al secondo posto. Nonostante le delicate trattative finanziarie in corso, Orcel festeggia una significativa partnership con Ferrari, accogliendo le star della F1, Lewis Hamilton e Charles Leclerc, a Milano. Inoltre, l'ad di Unicredit ha compiuto un importante passo nel rafforzamento della posizione del gruppo bancario con l’operazione di acquisizione di Banco Bpm, consolidando ulteriormente la sua posizione di leadership nel panorama finanziario italiano. Una mossa che ha suscitato grande attenzione nel settore, confermando la visione ambiziosa di Orcel per il futuro di Unicredit.

Al terzo posto si conferma Carlo Messina di Intesa Sanpaolo, che ha superato gli 80 miliardi di capitalizzazione di mercato e si è distinto per aver finanziato il più grande parco solare di New York. Al quarto posto di Piersilvio Berlusconi (Mediaset) , mentre Luca de Meo (Renault) cresce al quinto posto. L'ad di Renault, che è stato lodato dal quotidiano francese Le Figaro come "l'anti-Tavares", ha ottenuto ottimi risultati nel 2024, grazie a una serie di innovazioni come un nuovo sistema antincendio per veicoli elettrici e il consolidamento della partnership con Geely per veicoli a zero emissioni in Brasile. Ma a scalare il maggior numero di posizioni è l'ex ministro dell'Ambiente Roberto Cingolani, che si piazza al trentunesimo posto, scalandone diciassette. Ad essere decisivo sembrebbe essere stato il lavoro fatto come ad di Fincantieri e Leonardo, quest'utilma divenuta centrale e schizzata in borsa anche grazie alla spinta dell'Unione europea verso un'economia fortemente militarizzata.
