Stasera, dalle 20.30 su Rai 3, il programma Report affronterà un tema che farà discutere: la vendita di Lurisia, storica azienda produttrice di acqua minerale e del chinotto, famoso anche per essere fatto con il chinotto di Savona, presidio Slow Food, alla multinazionale Coca-Cola. Un affare che ha scatenato una frattura tra Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, e l'associazione Slow Food di Carlo Petrini, con cui Farinetti si era alleato in passato per promuovere pratiche alimentari sostenibili e a tutela delle tradizioni gastronomiche locali. Un vero e proprio controsenso, no? Petrini, nell'anteprima del programma, non ha usato mezzi termini: "Nel momento in cui Lurisia non è più proprietà di un imprenditore locale ma di una multinazionale conosciuta in tutto il mondo, specialmente in America Latina, dove fa man bassa di proprietà delle acque, io non posso non vedere quello che le multinazionali fanno in tutto il mondo". E come dargli torto? È difficile ignorare il peso delle multinazionali, specialmente quando parliamo di Coca-Cola. Quante volte abbiamo letto delle disastrose pratiche della multinazionale nei paesi in via di sviluppo, dove Coca-Cola si prende tutto – risorse, acqua, terreni – e lascia il deserto alle persone locali? Sì, Petrini ha ragione, ma Farinetti la vede diversamente: da parte sua, ha affermato che Coca-Cola è "la multinazionale più etica che ci sia". Qui ci sarebbe un bel po' da ridire, visto che non sembra proprio il massimo in fatto di diritti umani e pratiche etiche.
Petrini ha giustamente ricordato i numerosi casi di violazione dei diritti umani: in paesi come l'India, Coca-Cola è stata accusata di sfruttare le risorse idriche locali, causando gravi carenze di acqua per gli agricoltori e distruggendo l'ambiente circostante. E non è che la questione si limiti a questo. L'azienda ha anche un lungo elenco di accuse per le sue pratiche lavorative, che vanno dalla repressione dei sindacati a violenze e intimidazioni contro i lavoratori. E tutto questo è facilmente documentabile, basta fare una rapida ricerca online. E ora, Farinetti che dice? "Non è per i soldi (88 milioni, ndr) lasciamo perdere, Lurisia valeva molto di più, è stato un ottimo affare per Coca-Cola". Davvero? E allora perché continuare a giustificare una scelta che, al di là dei soldi (che comunque c’erano), sa di pura incoerenza? Farinetti ha detto di essere sempre stato "orientato a sinistra", ma forse qui ha dimenticato che la sinistra, quella vera, sta con i diritti dei lavoratori, con l'ambiente, con il cibo locale, e non con la multinazionale che mette il profitto sopra ogni cosa. Ora, Farinetti dice che il suo obiettivo è rendere "buone" le multinazionali. Forse sta cercando di convincerci che Coca-Cola è diventata etica overnight, ma scusate, siamo seri?
Lurisia produceva uno dei simboli della cultura italiana, il chinotto di Savona, che era anche un prodotto Slow Food. Slow Food è un movimento che difende la biodiversità, il cibo locale, e combatte il dilagare del cibo spazzatura. Il punto non è il guadagno, che comunque è arrivato, ma il fatto che una persona che si è sempre fatta portavoce di una certa etica, della difesa del cibo locale e della biodiversità, abbia scelto di vendere a chi rappresenta l’esatto contrario. Coca-Cola è tutto quello che Slow Food combatte: un gigante che ha una filiera globale che distrugge le economie locali e alimenta la produzione industriale di cibo scadente. Farinetti ci dice che ha venduto Lurisia alla Coca-Cola perché "la multinazionale è etica". Ma davvero? Quindi, prima promuovi la cultura del buon cibo, difendi la biodiversità e i diritti dei popoli contro lo sfruttamento delle multinazionali, e poi vendi la tua azienda a quella stessa multinazionale? Ma non facciamoci troppe illusioni: Farinetti ci ha fatto un bell'affare. Se avesse voluto davvero difendere la cultura alimentare locale, avrebbe trovato un’altra strada. Ma la realtà è che quegli 88 milioni di euro sono arrivati, e Farinetti non può fare finta che la sua scelta non sia stata anche, se non soprattutto, una questione di soldi. È stato incoerente, e su questo non c'è scusa che tenga. Ognuno fa le sue scelte, ma non venire a dirci che è stato un atto di coerenza, che Coca-Cola è un’azienda etica, perché lo sappiamo benissimo che non è così. Una mossa completamente incoerente, che smonta tutto ciò che aveva costruito finora.