Dopo che Dagospia ha fatto circolare la presunta frase detta da Papa Francesco all’interno di una seduta privata dedicata ai seminaristi “c’è troppa “froc*aggine in alcuni seminari”, ci siamo chiesti chi si fosse mobilitato con sdegno per un’affermazione che, in teoria, se confermata, sarebbe piuttosto discriminatoria verso gli omosessuali. Così abbiamo provato a fare un giro sui vari profili Instagram dei leader politici o degli attivisti più in voga sui diritti Lgbt+, visto che oramai si comunica più via social che tramite agenzie. Eppure, non abbiamo trovato traccia di nessuna contestazione nei confronti di Papa Francesco. Siamo andati sui profili di Elly Schlein, che ha pubblicato ben nove post di comizi, più varie ed eventuali, ma neanche un accenno alle parole del Santo Padre. Poi abbiamo visitato quello di Giuseppe Conte, e neanche lì c’era traccia della dichiarazione di Papa Francesco. Confidando nella perseveranza di Alessandro Zan, speravamo che neanche lui ci deludesse. Invece volete sapere che cosa abbiamo trovato?
Un post, senza alcun riferimento a papa Francesco, con scritto: “Non c’è troppa froc*aggine”. Beh, per un deputato del Pd che si è addirittura intestato un decreto-legge che porta il suo nome - che non è ancora stato approvato ma ha fatto discutere per anni - ci sembra che abbia partorito un topolino tanto per non sembrare totalmente indifferente. Sarà forse perché prendere una posizione netta contro la Chiesa scontenterebbe i cattolici in vista dell’europee? O sarà forse perché anche la sinistra crede che quelle parole siano state estrapolate e mal riferite? I casi possibili sono questi due e comunque nel primo scenario avremmo l’incoerenza, mentre nel secondo verrebbe scagionato papa Francesco. In ognuno dei due casi la Chiesa ne uscirebbe pulita: o perché è stata male interpretata, o perché nemmeno chi dice di avere quelli come valori fondanti, li porta avanti fino in fondo. E ancora, come mai le paladina arcobaleno alla Chiara Valerio, che ha avuto tempo di ripostare circa 30 storie su Instagram, non ha sentito la l’esigenza di dedicare una frase o un pensiero, da scrittrice qual è, alla vicenda in questione? Era lei la sostenitrice della famiglia queer dell'amica Michela Murgia o ricordiamo male?
Ma non sarà che questa è stata l’occasione ghiotta per farci capire fino in fondo quanto il tema dell’omosessualità non sia che un abile strumento da sventolare quando c’è bisogno di raccattare i consensi? Zan poteva dire di non essere stato interpellato, ma, purtroppo per lui, Bianca Berlinguer nella trasmissione Prima di Domani, nella striscia quotidiana delle 20, gli ha chiesto la sua su questa spiacevole vicenda. Per chi si ricorda lo Zan delle dirette Instagram con Fedez che gridava alla censura, all’omofobia, all’odio o ai crimini, dimenticatevelo. Anche qui era in versione agnellino, e ha detto che magari quella frase “gli è sfuggita”. Beh, allora magari anche a noi domani potrebbe sfuggire “fro*io di merda”, saremmo giustificati perché l’abbiamo detto in un contesto intimo? Saremmo forse giustificati perché non pensavamo di avere delle spie attorno? No, verremmo massacrati e messi alla gogna perché non abbiamo il potere del Papa. Questa triste lezione di finta democrazia la dovrebbero imparare soprattutto quelli che quotidianamente vedono in determinate figure mistiche i paladini dei loro diritti. Quale momento migliore per far valere i propri diritti se non contrastando una presunta frase detta dal Papa?
Quale miglior megafono mondiale se non quello della Chiesa? E allora ci chiediamo con estrema amarezza come mai questo megafono non sia stato sfruttato. Tante volte potere e convenienza non vanno d’accordo con diritti e parità. E, soprattutto, chi è stato, eventualmente a far uscire la notizia? Chi era che voleva fare lo sgambetto al Papa? Dagospia, come sempre, arriva primo e giustamente se la prende con Repubblica, che non avrebbe citato la fonte, ma all’interno di una seduta privata i giornalisti non dovrebbero avere accesso. Chi è che ha fatto da ponte tra la stampa e il Vaticano? E, soprattutto, per quale motivo? Forse perché questo Papa parteciperà al G7 con il leader Giorgia Meloni? Chi, all’interno della Chiesa, ha pensato di strumentalizzare le parole di papa Francesco con lo scopo di renderlo mezzo per querelle politiche preelettorali, non ha fatto i conti con il fatto che attaccare papa Francesco sia un boomerang enorme. Sarebbe stato più facile attaccare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Questo perché l’Italia ha nelle sue radici una fortissima matrice conservatrice, che vede in larga misura rappresentata dal Vaticano, nonostante papa Francesco abbia fatto dei passi per l’inclusione degli omosessuali non molto graditi all’ala più estremista dei cattolici. Forse la vicinanza di Giorgia Meloni e della destra può aver dato fastidio a qualche cardinale comunista o nostalgico di una certa sinistra? Sicuramente il feeling tra Vaticano e Premier ad alcuni non fa piacere. Del resto, i conservatori e i progressisti sappiamo bene come sono divisi, anche se abbiamo forse, un minimo, oggi, toccato con mano la parola “incoerenza”. Ci siamo già dimenticati di cosa hanno detto i sedicenti leader quando l’Italia non ha firmato la dichiarazione Ue per i diritti Lgbtq+? La Schlein ha gridato “che rabbia e che vergogna questo governo, che nella giornata internazionale contro l’omobilesbotransfobia decide di non firmare la dichiarazione per le politiche europee a favore delle persone Lgbtqia+. Non è accettabile”.
Mentre Conte sosteneva che “l’Italia ha deciso di inseguire il modello culturale orbaniano. Questa è la posizione di chi ci governa. Ma il Paese, ne sono convinto, è più avanti di questa politica reazionaria”. Conte, talmente convinto che però questa volta non ha sollevato i suoi seguaci. Ci chiediamo, sono queste dichiarazioni eccessive o è il silenzio assordante? Delle due l'una. Qualcuno si ricorda la sommossa popolare per via di un titolo (molto discutibile) di Libero, fatto da Vittorio Feltri “calano fatturato e Pil, ma aumentano i gay”? Zan aveva tuonato: “È ignobile, perché probabilmente Feltri è un direttore disperato", il grillino Vito Crimi, addirittura voleva “avviare immediatamente una procedura per bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti a un giornale che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia. Sono disgustato da un giornale che pubblica titoli razzisti e omofobi”. Si era aggiunto anche l'allora vicepremier movimento 5 stelle Luigi Di Maio (oggi rappresentante speciale dell'Ue per la ragione del golfo): “Scriveranno idiozie senza più un euro di fondi pubblici”. E adesso che facciamo con il Papa? Gli togliamo le offerte dei fedeli? O l’8x1000? O lo facciamo scomunicare? Come titola Libero, infatti, “Se oggi ci fosse la legge Zan, il Papa sarebbe indagato”.