A quanto pare scrivere un commento a favore di Fleximan, e quindi (forse) anche a favore di Enrico Mantoan, è equivalente a scrivere “sì, anche l’aragosta sulla cotoletta alla milanese”; entrambi valgono una censura sui social. È quanto accaduto a Roberto Parodi, che è caduto ancora una volta nelle grinfie dei censori del nuovo millennio. Da Instagram a Tiktok poco cambia, e il Parods è costretto ancora una volta a lanciare un appello, visto che ci stiamo avvicinando verso una “censura subdola”. E se la prima bavaglio il giornalista e conduttore televisivo lo ha ottenuto per aver dato manforte allo sterminatore di autovelox, questa volta è colpa di un confronto culinario che potrebbe causare qualche problema di stomaco. Il tema di fondo è (ancora una volta) la pizza col patanegra, famosissimo prosciutto iberico; uno dei piatti forti del Crazy Pizza di Flavio Briatore, e allo stesso tempo uno degli acerrimi nemici, tra cui ci sono anche auto elettriche e il sindaco Beppe Sala, del fratello di Cristina e Benedetta. Roberto a questo “obbrobrio”, come l’aveva descritto lui stesso, aveva già dedicato un video Instagram in cui riprendeva il suo primo assaggio della pietanza (“fa schifo”, il suo commento finale), ma questa volta sembra essere andato troppo oltre. Non si deve mai comparare la pizza col patanegra e la cotoletta con l’aragosta, si rischia di cadere nel bullismo…
“‘Anche l’aragosta sulla cotoletta alla milanese’, questo mio commento - afferma Parodi - è stato identificato come ‘molestie e bullismo’ da Tiktok. Ho fatto ricorso - continua il giornalista - […] e il commento non è stato ripristinato perché ‘non rispetta le linee guida della nostra community”. Il Parods tacciato di bullismo dalla piattaforma cinese, forse dalla cucina alla violenza il passo è brevissimo, ma tutto si può sempre riparare con una censura, ma questa è giustificabile? In fin dei conti, come sottolinea lo stesso Parodi, “si parlava della pizza col patanegra, e io avevo detto ‘sì, ci sta come l’aragosta sulla cotoletta’. L’unica molestia - scherza il Parods - l’ha subita la cotoletta. O forse il controllore di Tiktok era un parente di Briatore, che è quello che ha inventato la pizza al patanegra”. Ma a parte le battute, per Parodi si tratta di una questione tutt’altro che simpatica. “Il problema - continua nel suo video pubblicato su Instagram - è che sta roba, che si verifica su tutte tre le piattaforme, […] indica che ci stiamo avviando verso la censura, e - sottolinea - una censura subdola, kafkiana, perché è senza appello, non c’è nessuno a cui poter spiegare il vostro punto di vista, questi vi bloccano magari un account che vi è costato anni di lavoro”. Una questione di conformismo forse: “Un altro problema - afferma sempre Parodi - è che la censura arriva anche se hanno capito benissimo il vostro commento, ma semplicemente non è allineato con il nuovo punto di vista che segue il nuovo trend di pensiero americano west coast, che va dal puritanesimo anni ’30 tipo blocco una statua neoclassica con le tette fuori, però le sgallettate tutte nude col cordino in mezzo alle chiappe quelle vanno bene. O, ti blocco per aver sostenuto l’operato dei carabinieri, e poi i black block che spaccano vetrine, bruciano le macchine, o gli ambientalisti fanatici che imbrattano opere d’arte, quelli invece li lasciamo, vanno bene”. Ma a quanto pare, e essere più minacciata sembra essere (come sempre) la libera informazione, visto che oggi i social “per molti sono anche l’unica fonte di informazione […] tutte queste cose - attacca ancora Parodi - sono soggette alla loro censura, quindi io ho un solo suggerimento: diversificate le vostre fonti […] e soprattutto non mettete l’aragosta sulla cotoletta alla milanese però”.