“Ted, stai zitto almeno per un po’. Anche solo tre quattro giorni sarebbero un sollievo”. Così Stephen King ha commentato l’uscita di Ted Cruz a proposito dei democratici che, a suo dire, sarebbero propensi a impedire ogni libertà ai cittadini americani. Si veda il periodo Covid per credere. Ted Cruz, per la cronaca, è un senatore repubblicano del Texas (la versione americana della rinascimentale Arabia Saudita) che nel 2016 si era candidato alla presidenza del partito. Cruz articola la sua idea politica attorno alla negazione: anti-gay, anti-abortista, anti-tassazione, ma pro-pena di morte. De gustibus… Per condire, nel 2015 aveva proposto un test di cristianità che i profughi avrebbero dovuto superare per entrare nel paese. Un asso della politica, insomma. Il senatore texano, però, è solo l’ultimo dei personaggi pubblici chiamati in causa da King sul suo profilo “X”, una vera fucina di blastate e sarcasmo. Tra i suoi bersagli preferiti c’è il trumpiano Dan Bongino (l’idea della pronuncia americana di un cognome del genere fa già ridere). Bongino è un conservatore, ex poliziotto del dipartimento di New York e, udite, ex agente dei servizi segreti. Un mashup che è una garanzia. Bongino non si trattiene: “Votare dem significa votare per la tirannia!”. La replica di King non tarda ad arrivare: “Sei come un bambino che fa i capricci, Dan”. Qualche tempo dopo, a sostegno della sua tesi, lo scrittore posta un video di Paperino che, a sua detta, rappresenterebbe in pieno l’approccio bonginiano alla vita e alla politica: un anatroccolo urlante in crisi per non si sa cosa. Sono incalcolabili, invece, le prese per il culo a Donald Trump, poco più di “chickenshit” (“merda di pollo” n.d.r), oltre che psicologicamente inadeguato a guidare la più grande potenza nucleare del mondo. I “suoi” repubblicani, dice King, difendono senza riserve il Secondo emendamento, che protegge il diritto di possedere delle armi. Il Primo emendamento, che tutela la libertà di parola e di stampa, non viene mai citato. “Sarà che i repubblicani hanno paura dei libri e non delle armi”, riflette King.
Non sono risparmiati neanche i meta-miliardari Mark Zuckerberg e Elon Musk, che quest’estate avevano fatto parlare per l’incontro di box che si sarebbe dovuto tenere al Colosseo. Per commentare il non-accaduto, King aveva citato Oscar Wilde: “un’incommentabile inseguimento di ciò che non è commestibile”. Ne ha per tutti, l’autore di The Shining. Ma il suo profilo non è solo un manifesto di ironia politica. Anche i suoi lettori vengono colpiti da commenti non richiesti, a cavallo tra il surreale e l’autocelebrativo: c’è chi posta il suo ultimo romanzo, Holly, assieme alla tradizionale tazza di caffè accompagnata dal fedele toast. Sì, d’accordo, tutto bello. Ma ora, incoraggia King, “mangia qualcosa di vero. Magari del fegato con la cipolla”.
Le blastate di Stephen King ci ricordano quelle che, in patria, erano diventate la firma di Enrico Mentana su Instagram. Le risposte del direttore di La7 ai commenti che riempivano i suoi post riuscivano a sospendere, almeno per qualche istante, la fatica delle nostre giornate. I “la saluto” con cui si chiudevano certe sue fiammate hanno fatto scuola e sono diventati quasi un format. Forse si è stancato, il nostro direttore, di commentare l’eclissi della ragione. Un gran peccato, certo, ma capiamo che le priorità sono altre. Speriamo solo che ritrovi il tempo di lanciare qualche frecciata, anche solo la domenica prima della partita dell’Inter. Poi, chissà, magari Mentana avrà occasione di frequentare il profilo X di Stephen King e gli verrà in mente qualcosa per una collaborazione. Uno si potrebbe occupare di Europa, l’altro di Stati Uniti. Condividono persino la passione per i cani: King non perde occasione di aggiornare i follower sulla condizione di Molly, “aka Thing of Evil” (“La cosa del male”), così come il direttore fa spesso sapere di essere in compagnia dei suoi Nina e Bice. I due, quindi, si completerebbero in maniera perfetta e ci regalerebbero tanto, forse troppo tempo da perdere. A tutti noi che, annoiati, scrolliamo le varie bacheche. Costantemente in cerca di qualcosa che ci faccia fare almeno una smorfia di soddisfazione. Breve lampo di allegria in giornate che oscillano tra l’ennesima cospirazione dietro l’11 settembre e la nuova variante. Perché, come dice Stephen King, anche i social ogni tanto sono divertenti. Perlomeno quando in giro ci sono “meno persone con i peli sul culo”. Ridente metafora (o, almeno, così ci pare) per chi ha due chiappe stampate in faccia: ciò che sta in mezzo non serve ricordarlo.