Una domanda sul Manifesto di Ventotene. Una risposta piccata. E, secondo la giornalista Lavinia Orefici, anche un gesto fisico: una ciocca di capelli tirata. Il protagonista? Romano Prodi, l'uomo che avrebbe dovuto rappresentare il volto sobrio, mite, pacato del centrosinistra. Ma a quanto pare, quando viene alle strette da una domanda scomoda, qualcosa che non va come lui aveva previsto, anche il Professore perde la pazienza. E con lei, anche le buone maniere. Il fatto è avvenuto alla manifestazione “Libri Come” di Roma. L'inviata di Quarta Repubblica ha posto a Prodi una domanda sul Manifesto di Ventotene, in particolare sull'abolizione della proprietà privata. Un tema ben documentato e difficilmente equivocabile, anche se sappiamo bene quanto la riscrittura della storia sia oramai un mestiere diffuso. Eppure, la reazione del fondatore dell'Ulivo è stata ben lontana dalla diplomazia: “Ma che cavolo mi chiede?”. La giornalista ha ribattuto ricordando che non era una sua dichiarazione, ma una frase contenuta nel Manifesto. E lì è scattato il gesto. “Il Presidente Prodi, oltre a rispondere alla mia domanda con tono aggressivo e intimidatorio, ha preso una ciocca dei miei capelli e l'ha tirata. Ho sentito la sua mano fra i miei capelli, per me è stato scioccante”, ha raccontato Lavinia Orefici.

Parole gravi. Ma a sinistra, silenzio. Silenzio tombale. Nessun appello, nessuna solidarietà alla giornalista, nessuna presa di distanza. Eppure, sono gli stessi che si ergono a paladini del rispetto delle donne, che inchiodano chiunque osi anche solo alzare un sopracciglio. Ma se il gesto arriva da un “padre nobile” del centrosinistra, tutto è concesso. Anzi, c'è chi riesce pure a trasformare l'episodio in un esempio di grandezza: “La lezione di Romano Prodi ai poveri sicari del giornalismo di regime”, ha scritto una firma di Repubblica, per l'esattezza Massimo Giannini. Roba da non credere. Nel frattempo, Prodi ha smentito tutto: “Non ho strattonato o tirato i capelli alla giornalista. Ho appoggiato una mano sulla sua spalla perché stava dicendo cose assurde”. Ma la Orefici non arretra: “Mi dispiace che il presidente non si sia semplicemente scusato per il gesto che vedremo lunedì nel filmato. Le cose più gravi sono le parole, inappropriate e paternalistiche contro una giornalista che pacatamente ha chiesto un commento su ciò che ha detto la premier Giorgia Meloni in aula”. Eh, la Meloni, il loro incubo.

Mediaset, in una nota, ha parlato di “un gesto che ha lasciato scioccata e senza parole la giornalista” e Nicola Porro ha aggiunto che “alle domande si può rispondere anche con risposte molto dure. Però se posso permettermi, quello che è successo non è un battibecco. Come faremo vedere lunedì, Romano Prodi ha messo le mani addosso a una giornalista. Le prende la ciocca dei capelli davanti ai colleghi. Per carità, non va in ospedale per un gesto del genere. Lavinia era scioccata, ma non per la forza: perché mettere le mani addosso a un giornalista non si è mai visto”. Già, se lo avesse fatto un Salvini, un Lollobrigida o chiunque di centrodestra, sarebbe partita la campagna #MaiPiù, sarebbero stati chiesti ban, censura, rimozioni da ogni palco pubblico, avrebbero tirato fuori la parola “patriarcato” che vedono in ogni angolo delle loro (triste) esistenza. Ma Prodi è Prodi. È il centrosinistra, quello buono. E quindi può anche permettersi una ciocca di troppo. Una cosa è certa: ancora una volta la sinistra, quella che si riempie la bocca di rispetto, diritti, uguaglianza e parità, ha dimostrato quanto poco ci creda davvero. Ha dimostrato che gli slogan valgono più dei fatti. Ha dimostrato che, in fondo, loro sono quella roba lì: carri, balletti, musichette, richieste di venire a riferire in Aula, ma la sostanza no, non è per loro. Quindi sì, Nicola Porro e tutti gli altri volti della destra fanno benissimo a incazzarsi, perché sanno bene che quando poi toccano te sono dolori. Perché per loro sei dalla parte sbagliata della storia, e per questo non smetteranno mai ( a torto) di chiederti il conto.
P.s. Sempre sulla stessa linea ecco le parole dell'ex presidente della Camera ed ex leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti: “Meloni non si riconosce in Ventotene? Avrei lanciato un oggetto contundente verso la presidente del Consiglio, prendendola o non prendendola, questo va da sé, e facendomi espellere”. Signori, ecco a voi la sinistra spiegata in breve.