Quando la finanza chiama, i sindacati rispondono. Ma stavolta la risposta è un secco “no, grazie”. La richiesta partita dai piani alti di Mediobanca suona come una mossa tattica: convincere le rappresentanze dei lavoratori a schierarsi contro l’Ops lanciata da Monte dei Paschi di Siena. Un modo elegante per far passare un messaggio politico attraverso le voci del personale. Ma i sindacati non ci stanno: “Non siamo il megafono dell’azienda, e non ci faremo usare per regolare conti che non ci appartengono”. È l’ennesimo capitolo di una partita ad altissima tensione, in cui Piazzetta Cuccia tenta di blindarsi dal tentativo di scalata di Rocca Salimbeni. Il 4 luglio, la banca milanese ha invitato le sigle sindacali del gruppo – Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – a esprimere un parere ufficiale sull’impatto occupazionale della possibile fusione. Il tutto per allegarlo al Comunicato dell’Emittente, previsto per legge dall’articolo 103 del TUF. Ma il tentativo è finito male: “Non intendiamo partecipare a una messinscena utile solo a chi oggi ha bisogno di coperture”. Il comunicato congiunto parla chiaro: “Non abbiamo preso parte al processo decisionale, né ricevuto informazioni dettagliate. Esprimere un parere ora significherebbe legittimare una dinamica che non ci rappresenta”. Insomma, i sindacati rivendicano il loro ruolo: non difensori d’ufficio della governance, ma voce indipendente a tutela dei lavoratori. “Ci interessa solo una cosa: salvaguardare l’occupazione, i diritti, le competenze, i livelli retributivi e normativi di chi rappresentiamo”, scrivono le organizzazioni. “Difenderemo anche i servizi alla clientela e i presidi sul territorio, perché il credito non è solo profitto, è anche responsabilità sociale”. Il messaggio, insomma, è che la difesa del capitale umano vale più di ogni strategia di mercato.

Curioso che nel prospetto dell’offerta pubblica di Mps si legga nero su bianco che “non sono previste modifiche sostanziali ai contratti” e che l’operazione “non dovrebbe avere impatti negativi sul personale e sulle sedi operative di Mediobanca e delle sue controllate”. In altre parole, l’Ops viene presentata come neutra sul piano occupazionale. E allora perché tutta questa fretta di cercare sponde tra i sindacati? Nel frattempo, sul fronte della raccolta, arrivano segnali in chiaroscuro per Mediobanca. Banca Generali – su cui l’istituto guidato da Alberto Nagel ha messo gli occhi con un’offerta di scambio – registra numeri in calo: a giugno la raccolta netta si ferma a 308 milioni, contro i 697 dello stesso mese del 2024. Nel primo semestre il totale è poco sopra i 3 miliardi, in discesa rispetto ai 3,6 miliardi dell’anno scorso. Il quadro che emerge è quello di una Mediobanca assediata: pressioni dall’esterno con l’Ops di Mps, rallentamenti sul fronte retail con Generali, e ora anche i sindacati che si sfilano dalla linea aziendale. Il segnale è forte: “non ci userete come scudo umano”. Piazzetta Cuccia, stavolta, dovrà cavarsela senza l’appoggio di chi ogni giorno tiene in piedi i suoi uffici e sportelli.
