E come non immaginarsi Khaby Lame ministro delle riforme istituzionali e della semplificazione? Che svolta, non siete d’accordo? Palme rivolte verso l’alto e scatti dei gomiti a indicare che, dai, non era così difficile! Dopo quanto è avvenuto in Spagna, con il successo inaspettato di “Se acabò la fiesta” (è finita la festa), movimento politico nato nel 2024 da un’influencer, Alvise Pérez, che senza una campagna elettorale e contando solo sui social ha portato al parlamento europeo tre deputati, come non immaginare (e sperare in) un' “Esperanza d’Escobar” italiana?
Dopo la rissa di ieri - in alla Camera, durante la discussione sulle autonomie differenziate (come la raccolta dei rifiuti, parla, Khaby, parla!), dove Leonardo Donno, deputato del M5S, è andato giù al primo round, dopo avere cercato di dare una bandiera italiana a Roberto Calderoli della Lega, con rissa seguente e il leghista Igor Iezzi che dava pugni con la rincorsa e il saltello fendendo l’aria – il tutto è all’analisi del Var – uguali Fedez e Cristiano Iovino ma senza il Van - come non sperare nell’elezione di Fabrizio Corona che tra un Fedez e uno Iovino riuscirebbe a fare un campo largo che Carlo Calenda e Matteo Renzi levatevi, a mediare, a riportare l’ordine, come si fa tra onorevoli e non con questo macello, con Iezzi che dice: “Volevo colpirlo, non ce l’ho fatta” (“mannaggia” sembrava stesse per aggiungere parlando con Giuseppe Cruciani a La Zanzara).
Dopo il successo, inaspettato a lui stesso, dello youtuber Fidias Panayiotou, eletto a (da) Cipro, come non desiderare, anche da noi, un governo di influencer? Fedez primo ministro? Io ci vedrei meglio, come detto, Fabrizio Corona, per la sua saggezza, calma e capacità di mediare. Giulia De Lellis alla cultura sarebbe, forse, una scelta scontata, ha scritto un libro, anche Gennaro Sangiuliano ne ha scritti, magari meglio Chiara Ferragni? Non era lei che si era fatta fotografare, tipo, in un museo? Certo, a questo punto bisognerebbe, pare, nominare Tony Effe sottosegretario della Ferragni ai Beni Culturali, il che darebbe modo di vergare appassionati editoriali age shaming sulla differenza di età tra la nuova fidanzata di Fedez, Garance Authié, ma sarebbe anche un appassionato dibattito su quando si finisce di essere influencer e si diventa bene culturale, il tutto sponsorizzato da Miu Miu – Diego Della Valle con le Tod’s non aveva partecipato al restauro del Colosseo?
Taylor Mega sarebbe una scheggia impazzita, anche lei ha scritto un libro, ed è esperta sia delle nuove tendenze Dark Polo Gang, ma ha avuto anche un flirt con Flavio Briatore (almeno così leggo sui siti). Un’altra candidata ai Beni Culturali. Niente, sono tutti troppo colti, questi politici influencer. Ma ci sono anche le cose di ogni giorni a cui pensare. All’economia? Direi Gianluca Vacchi, ha esperienza, e poi non c’è meglio di un ministero dell’economia per chi dell’economia ha idee tutte sue, tanto non è che l’economia serve a far stare meglio gli italiani, almeno coi balletti ci divertiamo al posto di sentire numeri incomprensibili. Al “Ministero del piatto povero cucinato in casa con gli scarti a chilometro zero tanto questo c’è tanto vale che ve lo fate piacere” diremmo Benedetta Rossi con “Fatto in casa da Benedetta”, oppure, volendoci lanciare nel gourmet e abbandonare la narrazione nazionalpoveracciopopolare ci sarebbe Max Mariola: “Quella del governare non è una attività politica, è una esperienza”, come la sua carbonara a 30 euro.
Poi ovvio che ai “Rapporti col parlamento” ci andrebbe Valentina Nappi, anche se sorge il dubbio che sia troppo preparata per il livello culturale medio del nostro parlamento, per cui forse il linguaggio verace di Paola Saulino, grande editorialista, sarebbe più efficace per rapportarsi. Valentino Rossi, poi, come ovvio, si potrebbe mettere dovunque e dovunque farebbe bene.
Noi di Mow abbiamo già il nome per questo movimento: se Pérez chiama i suoi elettori “scoiattoli” noi abbiamo “I Topi”, una chat trasversale, segretissima e pubblica, fondata e diretta da Gianmarco Aimi, tra i cui partecipanti si pescherebbe a piene mani.
Quello che vale è il concetto: dalla vecchia “Onda” al “Popolo Viola” ai Cinquestelle stessi, ma andando indietro a Silvio Berlusconi, in assoluto il primo influencer italiano, ma anche pensando a Ronald Reagan, ad Arnold Schwarzenegger (che direttamente l* schwa nel cognome), vale per tutti quello che scrisse Umberto Eco a proposito di “1984”: “Orwell ha intuito che nel futuro-presente di cui egli parla si dispiega il potere dei grandi sistemi sovranazionali, e che la logica del potere non è più, come al tempo di Napoleone, la logica di un uomo. Il Grande Fratello serve, perché bisogna pur avere un oggetto d’amore, ma basta che egli sia una immagine televisiva”. O, come ovvio, oggi, una immagine social.