Roberto Parodi era tra gli ospiti più attesi ad Atreju 2024. Il tema decarbonizzazione legato al settore automotive, infatti, è tra i più discussi in questo periodo, soprattutto con il crollo della produzione di Stellantis e le dimissioni dell’amministratore delegato, Carlos Tavares (noi stiamo seguendo con delle interviste quello che sta succedendo). Nel panel oltre a Parodi anche la giornalista Rai Monica Giandotti, che sostiene la necessità strategica di velocizzare la conversione, anche per evitare di perdere la competizione con la Cina. Ma il suo è uno scenario plausibile? Per il Parods no, e infatti va dritto al punto nei pochi minuti concessi dal moderatore: “Mi spiace che con Monica ci siamo conosciuti tre minuti fa e già non sono d’accordo con quello che hai detto. Partiamo in allegria. Allora: prima di tutto tu dici che ci vogliono investimenti in Europa per fare le cose, è giusto. Peccato che per fare gli investimenti ci vogliono i soldi e noi per questo Green deal stiamo sfondando la nostra spettacolare industria automobilistica, stanno andando tutti nei casini perché qualcuno ha deciso che fra due/tre anni non potranno più produrre auto endotermiche. E da chi dobbiamo comprarle queste cose? Dalla Cina, un Paese che è tutto fuorché rispettoso non solo dei diritti umani, ma dell’ecologia. Ma quando mai alla Cine gliene è fregato dell’ecologia: zero zero zero. Tant’è che la Cina, che è partita prima – perché i cinesi non sono dei cretini – quando hanno capito che l’elettrico era l futuro hanno iniziato a costruire delle centrali elettriche, cosa che noi non abbiamo. Ricordo che l’Italia non ha il nucleare, giusto un dettaglio. Dobbiamo ringraziare Rutelli e Chernobyl nel 1984. Noi non abbiamo l’energia. I cinesi le hanno, sì, a carbone. Tu dici: dobbiamo comprare le batterie da loro? Noi non possiamo farle. La soluzione non è mettersi a novanta per comprare dai cinesi”.
Monica Giandotti ha però diritto di replica: “Parodi era troppo impegnato a pensare di non essere d’accordo con me e non ha capito quello che ho detto. Se non facciamo qualcosa…” E lui: “Ma cosa? Non si può fare qualcosa. Il 2035 è domani”. A quel punto la discussione di ferma, perché gli altri interlocutori vogliono intervenire. Ma Parodi, prima di concludere, interviene anche su un’altra “pia illusione”, quella di poter somigliare alla Norvegia o ad Amsterdam (dove, dice, “prima andavano in bicicletta e poi in auto”, per sottolineare quando sia tipico della società olandese approcciarsi al presunto “green della decrescita felice”, appunto, mobilità sostenibile): “Anche Beppe Sala che dice che dobbiamo fare le piste ciclabili come la Norvegia: in Norvegia sono 5 milioni di abitanti, quindi Milano, Bergamo e Brescia, usano le dighe, l’energia idroelettrica. Noi manco abbiamo l’energia per noi e non abbiamo il nucleare. Fare il paragone con la Norvegia anche no, per favore. Non è che possiamo convertire le nostre città perché tutti devono andare in bicicletta. A Milano va in bicicletta il 2% dei milanesi. Il 98, caz*o, va in macchina”.