Il processo a Sean “Diddy” Combs prosegue. E non si fermano le polemiche. Stavolta è l’avvocato del producer ad attaccare la corte. Il legale Marc Agnifilo ha infatti detto che il giudice federale si è accanito con il suo assistito, definendo “razzista” il procedimento, volto, a suo dire, a danneggiare un uomo nero e di successo. Ricordiamo che Diddy è accusato tra le altre cose, di traffico sessuale e di favoreggiamento alla prostituzione. Le parole di Agnifilo sono state definite dalla corte come “prive di fondamento”. Si era anche discusso a proposito della diffusione video che ritrarrebbe il rapper mentre colpisce la cantante Cassie. E anche questo è stato negato dal procuratore federale che, come da accordi, è tenuto a non rivelare informazioni alla stampa. Anche perché i file e i dati raccolti durante le perquisizioni devono ancora essere analizzati nella loro interezza. Nonostante l’aria sia sempre più pesante, Diddy si è mostrato sorridente in aula, dove erano presenti sei dei suoi sette figli e la madre, Janice Combs, di 84 anni. E proprio Janice, che nei giorni scorsi si era espressa contro il presunto “pubblico linciaggio” del figlio, è stata vista “lanciare baci” a Sean nel corso del processo. La scorsa settimana, Diddy aveva già ricevuto in carcere (è detenuto al Metropolitan Detention Center in Brooklyn) le visite della famiglia. Il giudice ha comunque precisato che il rapper rimarrà in carcere, dato che la sua notorietà potrebbe intimidire potenziali testimoni e quindi intralciare il normale svolgimento del procedimento. A questo sia aggiunge anche il rischio di fuga: Combs potrebbe usare un volo privato per andarsene dagli Stati Uniti. Nelle ultime ore, però, è spuntato un video in cui compare anche Justin Bieber insieme all’ideatore del “White Party”: perché è andato virale?
Girato probabilmente nel 2021, il filmato riprende le due star che si stringono la mano. Diddy poi tocca il petto dell’altro: i commentatori credono fosse un “check” per assicurarsi che Bieber non avesse addosso microfoni della polizia. Subito dopo Justin scuote la testa. Tra i nomi emersi in questa storia, però, c’è anche quello di Usher, che firmò il contratto con il producer L.A Reid (anche lui indagato per violenza sessuale) quando aveva solamente 14 anni. Venne poi mandato a New York, da Combs, al cosiddetto “Puffy Flavor Camp”. L’idea era quella di introdurre la giovane star allo “swag” di Diddy, per renderlo un cantante migliore. Dopo un anno, Usher portò alla corte del producer indagato proprio Justin Bieber, dicendo che sarebbe diventato qualcosa di forte. E Combs fece molto per la carriera dell’autore di Baby. Infatti, molti temono delle ripercussioni sulla salute mentale di quest’ultimo, che considerava ancora Puff come un riferimento assoluto, anche al di là della musica. E i fan si chiedono se per un ragazzo all’epoca così giovane stare in quell’ambiente non sia stato dannoso.
C’è poi un’ultima cosa di cui si sta discutendo: Diddy recentemente è stato visto più magro. Alcuni hanno immediatamente sospettato che la star non stesse mangiando in carcere. Non sembra essere così: prima dell’arresto, infatti, Sean Combs stava cambiando il suo stile di vita, facendo esercizio e mettendosi a dieta. Questione di salute, quindi. Una cosa è certa: di questo caso continueremo a parlare ancora per molto.