Attenzione giocatori, il fiore di mugunghwa è sbocciato. Questo richiamo farà drizzare le sinapsi a parecchie persone, nel nostro immaginario al massimo vi è un vermiglio papavero. Allora, cominciamo ad essere onesti, noi la serie coreana Squid Game non ce la siamo filata e forti di ciò assaggeremo il frutto della join venture tra la saga di Netflix e l’ultima creazione in edizione limitata di Kentucky Fried Chicken, il ristorante di pollo fritto nato nel Kentucky ad opera del Colonnello Sanders. Altro che dosiraki, nerd di tutto il mondo - ma anche tutti gli altri - unitevi per assaggiare il panino ispirato a Squid Game. Che l'umanità fosse per lo più in bolletta e tenuta in scacco "dai potenti" era voce di corridoio abbastanza nota. Che la vita umana abbia ormai il valore di un soldo bucato anche. Che per soldi gli individui fossero pronti ad uccidere, più o meno lo avevamo scoperto e la serie coreana ideata dal regista Hwang Dong-hyuk lo ha mostrato al mondo. Che fareste se vi proponessero di partecipare a un gioco in cui in ballo ci fosse una enorme vincita di denaro da conquistare al prezzo della vita di vostro figlio o del vostro migliore amico? È ciò che ha pensato anche Hwang, offrendo il guanto di sfida di ben tre stagioni a base di giochi per bambini dispensati a partecipanti economicamente a pezzi, disposti di fare qualsiasi cosa per svoltare, possibilmente restando vivi.

La logica non è win win, infatti chi perde muore. I risvolti sono questioni ben più etiche ed esistenziali di quanto appaia: quanto è fragile la condizione umana? Quanto un individuo che versi in condizioni economicamente disperate può essere davvero libero di scegliere? Cosa è disposto a fare per rialzarsi, senza nuocere ad altri uomini? Che i partecipanti siano mere pedine di chi comanda il gioco cruento è facile capirlo, ci siamo arrivati persino noi. Abbiamo provato a chiedere cosa ne pensassero a tre giovini fanciulle fan della saga, ma, aldilà del gioco tout court, nelle loro riflessioni non v’era traccia di altro. "Un gioco, punto". Le nuove generazioni, dentro fino al collo alla macdonaldizzazione sociale, che in nome del profitto crea modelli tutti uguali, paiono infischiarsene del messaggio di invettiva al capitalismo di Squid Game, che mercifica la vita umana. Il paradosso è che proprio la logica capitalista denunciata dalla serie coreana preveda la creazione di un consumatore e Netflix con Kfc non si sono fatti scappare il momento.

Questo per dire che stiamo davvero per mangiare il fatidico pollo fritto ispirato alla saga, in edizione limitata, nel panino rosso come il dress code degli aguzzini e vi diremo com'è. Appena entrati nel punto vendita di Valle Aurelia, a Roma, ridente quartiere popoloso capitolino, abbiamo aggredito il nerd che degustava la primizia. Scusa, com'è? Abbiamo chiesto. Con fatica, l'amante di Dungeons & Dragons e del metallo epico medioevale è riuscito a spiccicare solo "mi piace l'agrodolce", un po' infastidito dal fatto che gli avessimo rotto i coglioni. Così ci siamo accaniti sul nostro panino tinto con succhi di rape rosse e cosparso di sesamo. La confezione è iconica, riporta il faccione di Young – hee, il pupazzo che controlla il gioco Un, due, tre, stella, pronto a sparare addosso a chi becca mentre si muove. Il primo morso regala in effetti la sorpresa della salsa corean style, resa più palatabile dalla julienne di carota e verza – la dicitura riporta coleslaw, di fatto non lo è - poi entra in gioco il cetriolino con la sua deliziosa aromatica acidità, mentre la sapidità della frittura del pollo fa il resto. Il bun è morbido e annulla fedifrago i tentativi di immaginare da quale allevamento intensivo arrivi quel petto dorato. Ebbene si, l'edizione limitata di Kfc dedicata al gioco del calamaro acchiappa, è troppo buono, non ce la si fa a rinunciare, si perde clamorosamente. Qualcuno ora ci ucciderà?

