Sono anni - più o meno da quando il mondo è impazzito col Covid e i prezzi hanno iniziato a rincorrersi come gatti sul tetto - che ci poniamo tutti la stessa domanda: ma la pizza sta diventando un bene di lusso? Un tempo, almeno in Campania, bastavano pochi spicci per portarsi a casa una signora Margherita. Tre euro e cinquanta, massimo quattro. Roba da fare impallidire il McMenu. E la Marinara? Te la tiravano dietro a tre euro tondi, calda, profumata, col pomodoro che ancora sfrigolava e il forno a legna che cantava alle tue spalle. Bei tempi. Semplici. Economici. Genuini. Poi è arrivata l’era del pizzaiolo influencer. Quello con il grembiule griffato, l’impasto "maturato 72 ore sotto la luna piena", e la pizza servita su un tagliere di ulivo dell’Etna scolpito a mano da un monaco tibetano. La pizza da cibo popolare si è trasformata nel nuovo caviale del sabato sera. Gourmet, ovviamente. E veniamo all’ultima frontiera di questo trend sempre più imbarazzante: la pizzeria "Il Rito" di Carate Brianza (nome già da setta mistica). È finita al centro della bufera social perché la loro pizza più economica è una Marinara... da 10 euro. Dieci. Euro. Per una pizza senza mozzarella. Certo, mica è una Marinara qualunque. Il pizzaiolo, in un video molto curato (e molto giustificativo), spiega il perché: "Alla base abbiamo la nostra salsa al pomodoro con antico pomodoro di Napoli e datterino caramella, del sugo scarpariello fatto con datterino caramella, basilico fresco, aglio rosso di Nubia, origano di Pantelleria...".
Insomma, più che una pizza sembra una degustazione da MasterChef. Sembra. Perché per molti — e qui scatta la polemica — sono solo nomi messi lì per far scena, ma la sostanza è sempre la stessa: è una pizza al pomodoro. E sotto il video partono i commenti di chi è esausto da questa deriva. Non mancano paragoni con i volti più noti della gastronomia: “Vi ricordo che Briatore vende la Margherita a 17 euro per gustare una buona pizza in un locale di lusso, serviti da personale qualificato, con dj set e divertimento” (che poi - parliamone - dj set mentre mangio la pizza? Ma perché? Che male abbiamo fatto?). Nel frattempo, i social traboccano di pizzerie che cercano di distinguersi con idee sempre più surreali: la stessa pizzeria ha anche pubblicizzato le sue pizze con tortellini al brodo di carne o pizze impanate come cotolette. Il punto è che il concetto stesso di pizza, quello vero, sta scomparendo sotto una valanga di creatività esasperata e ricarichi del 400%. Una volta il pizzaiolo era un artigiano, oggi è un content creator. Prima impastava, adesso gira reel. Prima c’era la fila fuori dalla pizzeria la domenica sera, oggi ci sono i followers. Non è nostalgia, eh (ok, forse un po’ sì), ma ricordiamocelo: la pizza è nata come cibo povero, fatto con poco e per tutti. E quando anche una Marinara costa come un piatto di pasta al tartufo... beh, forse qualcosa è andato storto. Per ora, possiamo solo sperare che da qualche parte ci sia ancora una pizzeria dove il pizzaiolo non ha il microfono, il forno non ha i led, e una pizza costa meno di una ricarica telefonica.
