Dove eravamo rimasti? Forse la vicenda che lega la tragica morte di Giovanna Pedretti, ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano, a Selvaggia Lucarelli, la influencer più controversa d’Italia, merita un punto. Gli eventi, ormai, sono noti. Pedretti si è tolta la vita lasciandosi annegare. Non ha retto, sostengono in tanti, alla gogna mediatica da cui è stata travolta dopo che Lucarelli, insieme al compagno chef Lorenzo Biagiarelli, aveva iniziato, ai suoi danni, una operazione di “debunking” via social. Ma smascheramento di cosa, esattamente? Di una notizia-non notizia. Pedretti avrebbe risposto, giustamente piccata, a una recensione negativa di un avventore che non aveva gradito il fatto di dover consumare la sua pizza a un tavolo poco distante da gay e disabili. Alla coppia Lucarelli-Biagiarelli, però, i conti non tornano. Accumulano indizi che suggerirebbero la scarsa autenticità della recensione in questione, insinuano che Pedretti si sia fatta marketing gratuito alle spalle dei più vulnerabili. Biagiarelli si espone ancora di più: contatta telefonicamente la donna. La donna si sente incalzata, si ritrova il Tg3 sotto casa, vacilla. Il resto è storia. Anzi, cronaca. Ma di quella brutta. Chiariamo subito: il punto di cui parlavamo in apertura, e che MOW ha accarezzato sin dall’inizio dell’intera vicenda, non è che Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli possano o debbano essere accusati di istigazione al suicidio. Nella nostra intervista Giovanni Morgese, avvocato penalista del Foro di Milano, ha escluso quasi del tutto questa ipotesi. Il punto, una volta per tutte, è costituito da un mazzo di domande a cui finora Lucarelli ha scaltramente evitato di rispondere. Visto il momento di pausa dagli eventi pubblici, come nel caso dell’incontro a Verona contro la violenza sulle donne che avrebbe dovuto condurre, prima di dare forfait, sabato 20 gennaio dopo aver sottolineato l’inadeguatezza del conduttore scelto in origine, l’ex gf Daniele Dal Moro, Lucarelli avrebbe finalmente modo di rispondere. Mentre critica molti colleghi di altre testate che stanno commentando la notizia, ecco tutto ciò che vorremmo chiederle.
Le domande a cui ancora non ha risposto
Le domande vere a cui Lucarelli dovrebbe rispondere, come sottolineato dal nostro direttore Moreno Pisto, ruotano attorno al moloch dei social e a tutto ciò che ne consegue. “Nessuna shitstorm”, ha affermato Selvaggia. Ma ne siamo certi? Chi è limpidamente in grado di definire cosa sia una shitstorm? Probabilmente la vittima della supposta shitstorm, nel caso ovviamente potesse ancora parlare. Tra un personaggio pubblico – protetto da uffici stampa o agenzie di comunicazione – e il famoso cittadino qualunque passano varie autostrade. Il primo, l’attacco dei media via social ormai lo mette ampiamente in conto. Anzi, può addirittura rigirarselo a proprio favore. Il secondo, il più delle volte, è inerme davanti alla reputazione ribaltata notte tempo, al chiacchiericcio, agli insulti di ignoti sempre affamati. Le domande, dicevamo: a che titolo Biagiarelli ha contattato la signora Pedretti? Perché l'ha fatto? Perché Lucarelli ha appoggiato questa scelta? E perché la signora è stata accusata sulla base di indizi e non, semmai – se proprio si fosse voluto andare fino in fondo –, di inoppugnabili prove? Domande a cui innanzitutto dovrebbero rispondere gli interessati, sebbene anche il giornalismo mainstream (vedi la dubbia opera di minimizzazione di Bianca Berlinguer a Prima di domani) non dovrebbe affatto sottrarsi al quesito. Ma andiamo fino in fondo: lo sa, Biagiarelli, che si sarebbe potuto beccare una denuncia quando, insistente, chiedeva alla signora Pedretti “le prove” dell’autenticità di quella recensione? Infine: possibile che da quando si è consumata la tragedia Lucarelli non abbia speso mezza storia su Instagram per mostrare un briciolo di empatia nei confronti della famiglia della signora Pedretti? Un po’ di compassione per quella donna che ha scelto di abbracciare la morte? E infine. Lei si difende su Il Fatto quotidiano, ma perché non lo critica e non critica Travaglio? In fondo ha criticato chi sta commentando la notizia, Candida Morvillo, Massimo Giannini, Tommaso Cerno, perché non criticare anche chi, pur difendendola, sta cavalcando la notizia?
La gogna mediatica come metodo?
Oggi la fiammata di ritorno tocca a Selvaggia Lucarelli. Da qualche giorno si sta infatti assistendo all’emersione (o riemersione) mediatica di figure che hanno dichiarato di essere state vittime, in passato, di sue shitstorm. Tutta gente ben felice di togliersi qualche sassolino – in certi casi autentici massi – dalle scarpe. Ha iniziato Mariano Scognamiglio, dalle colonne del “Corriere Fiorentino”. Il ristoratore gay aretino ha appena abbassato per sempre le saracinesche del suo locale e dice: “Per carità, non ho mollato solo perché lei ha sollevato dubbi su quanto avevo detto a proposito dei clienti che disertavano il ristorante per il mio orientamento sessuale, ma certo anche quello ha pesato. Anch’io mi sono sentito nudo di fronte alla tempesta mediatica, capisco la signora che non ha retto al ludibrio ed è finita come è finita”. E uno. Ida Germano, titolare dell’Osteria del Cavolo di Finale Ligure, la scorsa estate è stata travolta da critiche e insulti per aver fatto pagare due euro il piattino che serviva per condividere le trofie con il pesto. “Un giorno ho risposto al telefono e sono stata ricoperta di insulti. Ho pensato fosse un pazzo. Ma è stato solo il primo di migliaia che mi hanno chiamato rivolgendomi insulti e minacce di morte. Mi sono ritrovata nella stessa situazione di Giovanna Pedretti. Lucarelli doveva sapere che non si possono pubblicare i dati personali», ha dichiarato Germano a Dritto e rovescio. Non è finita: Patrizia Cadau, attraverso un post su Facebook, riassume la sua vicenda. Per anni ha subito aggressioni fisiche e psicologiche dentro le mura domestiche da parte dell’ex marito. Per due volte Lucarelli si è interessata al caso, prima nel 2013 e poi, più recentemente, nel 2020. “Durante l’eterno processo per maltrattamenti che mi vede tutt'ora impegnata in tribunale, (Lucarelli) scrive su Twitter che non sono affidabile e che insomma sarei una persona poco credibile, scrive che ci sono due bambini di mezzo e che probabilmente la storia (di violenza) è inventata. Per fare ciò contatta sua sponte l'imputato ora condannato, tentano la strada della mia delegittimazione, lei si rende favorevole per testimoniare a suo favore, cerca di aizzare nuovamente una gogna contro la sottoscritta…”. Finiamo questa carrellata con lo psicologo Claudio Foti, assolto in appello dopo una condanna in primo grado nella vicenda sui presunti illeciti a Bibbiano. Foti chiede a Selvaggia Lucarelli e a due quotidiani che hanno ospitato nove suoi articoli tra il 2019 e il 2021 un risarcimento di 320mila euro nell'ambito di una causa civile avviata davanti al Tribunale di Torino. I danni – si legge nell'atto di citazione visionato dall'AGI – riguardano “l’angoscia di doversi confrontare con illazioni, pregiudizi, calunnie generate da parte di una delle influencer più famose d'Italia”. Per adesso, ci fermiamo qui. Con la domanda delle domande: non sarà il caso che il metodo Lucarelli, prima ancora che la persona Selvaggia Lucarelli, venga pesantemente messo in discussione?