Scarpe, magliette, orologi, perfino un video in cui lui, o meglio, una sua copia digitale, sponsorizza investimenti online. Peccato che sia tutto falso. Vasco Rossi è esploso sui social con un video che definire pacato sarebbe un eufemismo (e come dargli torto). Seduto accanto al suo avvocato, il rocker di Zocca ha pubblicamente denunciato quella che definisce “una truffa organizzata”, smascherando la vendita di prodotti contraffatti col suo volto, il suo nome e il suo logo. “Vendono delle merci che non sono mie, sono truffe organizzate sui social, state attenti. Sto parlando con il mio super avvocato e vendono tutti i giorni merci non mie”, dice nel video caricato sul suo profilo Instagram. Non è solo una questione di magliette e sneakers brandizzate. Vasco mostra anche immagini e video pubblicitari in cui, grazie all’intelligenza artificiale, sembra essere proprio lui a parlare, suggerire affari, promuovere investimenti. Ma è un deepfake. Una versione completamente falsa, creata per trarre in inganno i fan.
“Usano la mia faccia e la mia voce, ma queste sono tutte truffe. L’unica difesa siete voi, state attenti. Questo non sono io”, ribadisce il cantante, che si dice stanco di vedere il suo volto usato come leva per truffare la sua gente. E non risparmia critiche nemmeno a chi, secondo lui, permette che tutto ciò accada: Mark Zuckerberg, il re di Facebook e Instagram, su cui questi contenuti girano indisturbati. E Vasco non si trattiene: “Al nostro caro amico Zuckerberg di tutto questo non frega un cazzo, anzi ci guadagna anche dei soldi”. E non è solo uno sfogo: è un’accusa precisa. Perché la macchina delle truffe digitali, una volta avviata, è difficilissima da fermare. “Io posso anche fare querela, ma a queste persone basta spostare tutto su un altro indirizzo Ip e ricominciano da capo. Una truffa continua da cui non ci si può difendere”. Dietro, infatti, c’è un sistema articolato, che approfitta della fiducia dei fan per vendere merce non autorizzata o, peggio, per spingerli a cliccare su link-trappola. Vasco lo sa, e per questo ha deciso di esporsi. Non è il primo caso quello di Vasco, ma è certo che quello della protezione dell'identità difitale sta diventando un tema sempre più centrale nonché urgente da affrontare.
