“Odio il politicamente corretto” potrebbero essere state le prime parole dette da Vittorio Feltri nella culla. Sicuramente sono le prime che usa per introdurre il suo commento su Il Tempo a proposito del nuovo calendario Pirelli 2025, che quest’anno ospiterà anche delle foto per adulti di Elodie. La cantante ha difeso la sua scelta parlando di libertà di espressione e del diritto di usare il proprio corpo come si vuole, soprattutto se si è una donna e per molto tempo questo non è stato possibile. Il suo corpo “rappresenta una parte fondamentale del modo di raccontarci e di riprenderci la libertà di essere sensuali. Mi piaccio e il corpo mi aiuta a raccontare qualcosa di me. Non penso che avere una sessualità sia peccato. Non sono cattolica, battezzata, voglio restare lontana da questo modo di pensare”. Non si fa mancare però qualche critica al governo Meloni, “nemico dei diritti”, dall’aborto alle cause lgbtqia+. “Attaccando i gay, o l’aborto, si attacca la libertà. La cosa per cui soffro di più è che sia una donna a farlo. Come può non accorgersi di lavorare per gli interessi degli uomini? È un atteggiamento imperdonabile. Non si può toccare la libertà di scelta. Il nostro è un Paese democratico, dovremmo ricordarcelo sempre. Se poi vogliamo fare altro… Non ho simpatia per questo governo, perché per me la libertà è sinonimo di felicità. Banalmente, come se fossi una bambina. E soprattutto i giovani vengono penalizzati, per qualcosa che io non comprendo”. Le accuse arrivano al mittente, che risponde per conto della portavoce di Fratelli d’Italia Susanna Donatella Campione: “Prima della libertà del corpo Elodie dovrebbe difendere la libertà di pensiero e non continuare a inveire rabbiosamente contro chi esprime idee diverse dalle sue”.
Ora tocca a Feltri: “L’anno scorso il calendario Pirelli – la cui uscita è attesa dai signori della moda al pari della liquefazione del sangue di San Gennaro – fece un’operazione assai in linea con questa tendenza imperante al limite dell’ideologia, e scelse di immortalare personalità che avessero fermato il tempo col loro talento. Non le curve sinuose di Eva Herzigova o il seno dirompente di Monica Bellucci... ma personaggi straordinari e castigati, ritratti dall'africano Prince Gyasi in scenari colorati e talora sovrannaturali. Bellissimi tutti e di una noia mortale”. Stavolta il calendario più famoso d’Italia (insieme, ironicamente, a quel del frate indovino) pare essersi ripreso: “Quest’anno l’inglese Ethan James Green ha preferito tornare agli antichi fasti riproponendo la bellezza dei corpi nella loro dirompente sensualità. Seni e bicipiti scolpiti e mostrati senza timore reverenziale, in un tripudio di carne e curve femminili (purtroppo anche maschili, ma transeat), che ha sempre contraddistinto l’arte dai tempi del Rinascimento fino ai capolavori del ventesimo secolo”. Feltri passa a Elodie, “scelta dall’artista inglese come icona di italica bellezza. La signorina ha giustamente rivendicato la scelta di mostrarsi senza veli e usare il proprio corpo come manifesto libertario e paradigma politico perché l’erotismo è di tutti e non c’è nulla di male nell’esibirlo, ma si è poi lanciata in un’intemerata antigovernativa che francamente poteva risparmiarsi (a ognuno il ruolo che gli compete e una cantante predicatrice anche no)”. Feltri torna alle sue radici quasi libertarie, certamente radicali: “Non c’è nulla di sbagliato in una donna che mostra il suo corpo con grazia e consapevolezza. E non vedo cosa ci sia di riprovevole nell’esaltazione del nudo che ha ispirato artisti di ogni generazione, a meno di voler tornare a un bieco puritanesimo che usa la clava della censura per continuare a vegetare ignorante e sereno. Se una donna si scopre pubblicamente e lo fa senza costrizioni è affare suo. Siamo liberi di guardarla o di voltarci dall’altra parte”.
Non può spendere le stesse parole per Miss Italia, che quest’anno preferisce la clava, di cui parla Feltri, al bikini: “Anche Miss Italia purtroppo è caduta nel tranello dei benpensanti di sinistra con la penna inchiodata alla ‘F’ di femminismo. Il concorso più vecchio e paludato della storia del costume italiano avrebbe scelto di rinunciare al bikini – anche il più castigato – per proporre le ragazze nella loro quotidiana normalità. Camicetta e calzoncini corti come le nonne quando andavano sulle spiagge con le mutande alle ginocchia e la mantellina sulle spalle. Il che va benissimo per alimentare i ricordi nostalgici della nostra generazione agè, ma snatura il senso di una manifestazione nata fondamentalmente per valutare la bellezza delle fanciulle. Meglio abolire il concorso che mettergli la sottana”. La stessa sottana messa ai capolavori e persino ai simboli religiosi: “Anche dell’Olympia di Manet si disse che era offensiva perché alludeva a una prostituta discinta in attesa del prossimo cliente con nient’altro addosso che un bracciale, un laccetto al collo e un paio di pantofole ai piedi. Provocatoria – si rilevò - a tratti lesiva di quel pudore borghese che era vanto dell’epoca. Ma era l’800 e si poteva perdonare. In tempi recenti la scure si è invece abbattuta sul David di Michelangelo e persino sul Gesù prostrato della via crucis”. Feltri si spende in un esercizio di nostalgia obbligato: “Rimpiango i tempi in cui le signorine buonasera annunciavano i programmi televisivi, splendide e sorridenti senza sentirsi vittime di patriarcato. O Sofia Loren passeggiava leggiadra in mutandine e reggiseno davanti alla giuria di miss Italia facendo presagire l’esorbitante rapimento che avrebbe colto tutti noi nel vederla sfilare la calza e poi il reggicalze davanti a un arrapato Mastroianni (nel film Ieri, oggi, domani). Non c’era sottomissione. Svilimento o remissività. Ma solo la serenità e l’orgoglio della bellezza”.