Nel 2013 nasce su Instagram l'hashtag #freethenipple, ovvero è iniziata la battaglia contro la censura dei capezzoli femminili. Le regole sull'esposizione dei suddetti sono confuse, contorte e applicate a casaccio a qualunque cosa: dalle opere d'arte ad altre immagini di valore sociale (proteste, operazioni chirurgiche etc). Sono regole che conosco piuttosto bene, visto che di foto mezza nuda in pubblico ne posto da sempre un certo numero. Ma non mi sono mai posta veramente il problema in merito al se fosse giusto o no censurarmi una tetta. Io personalmente lo farei a prescindere, per scelta personale. Ed il fatto che io sia una playmate che si pone questo tipo di problema suona ridicolo e contraddittorio, me ne rendo conto. Ma questa "lotta armata" contro la demonizzazione della tettanza femminile ha come testimonial pure gente come Miley Cyrus (quella che le revenge song le sa fare) e Rihanna mica pizza e fichi e diamanti farlocchi. Il tema mi ha sempre profondamente divisa: da una parte trovavo giusto rimuovere queste ridicole linee guida, dall'altra ho sempre temuto che il toglierle portasse poi a una mesta deriva verso l'involgarimento della piattaforma. E qui la prima riflessione: chi ha detto che il social in questione non debba rispecchiare la società in cui viviamo? In effetti nessuno. Una donna adulta è libera sì o no, di fare un po' quello che le pare con le sue tette, senza andare ad infrangere nessuna legge? Si. E mi dispiace per quelli che vorrebbero impedircelo, ma aimè pare che possiamo quello che vogliamo pure con il nostro apparato mammario oltre che con la nostra vagina.
Instagram è suolo pubblico, dove effettivamente mostrare troppo la “boccianza” potrebbe portare problemi e decreti ingiuntivi? No. E meno male, ci mancava pure questa. Per quanto abbia un impatto sulle nostre vite, non è un luogo reale, ma solo digitale. E poi diamine, stiamo parlando dell'esposizione di una cosa che tutti hanno tenuto in bocca da neonati almeno una volta nella vita, mica si sta parlando di togliere la censura dai genitali. Ma soprattutto: ha senso che Meta decida cosa si può o meno censurare? No. Non ha un grande senso e non ce l'ha per una semplicissima ragione: è una società privata e non vedo perché una struttura del genere dovrebbe arrogarsi il diritto di decidere cosa è lecito e cosa no; anche perché per quello ci sono leggi da applicare e non consigli da seguire. Ed a proposito di norme varie, avariate ed eventuali, ricorderei a tutti che l'impresa in questione si occupa di social media, messaggistica istantanea e sviluppa visori di realtà virtuali, mica di editoria e quindi non è tenuta a seguire quanto l’ordinamento prescrive, appunto, per l’editoria. Teniamolo a mente ogni tanto. E qualcuno lo ricordi anche a Mark, che immagino si sia convinto di essere imperatore assoluto di un qualche stato indipendente in Groenlandia dal 2004, ma di questo ne è convinto solo lui. Toglietegli il trono e lasciategli i miliardi, grazie. Dopo tre giorni passati a riflettere la risposta alla domanda “togliamo o non togliamo le stelline nere sulle tette?” è: Si”. Rischiamo di venire molestate tutte se mostriamo una tetta? Si, ma a quel punto sarà una nostra scelta se rischiare o meno di imbatterci nel bavoso di turno. Alla fine la censura è il prezzo dell’ipocrisia, un prezzo che potremmo anche smettere di pagare.