La preparazione per una serie come Supersex è diversa rispetto alle altre. Un’attrice deve prepararsi alle scene di nudo, di sesso, a contatto con i corpi degli altri attori. Sembra scontato, ma in realtà non lo è. Abbiamo intervistato Jade Pedri che ha interpretato Sylvie, la prima fidanzata di Rocco Siffredi: con lei perde la verginità e scopre il sesso. E il suo futuro mestiere. Anche Jade lo conosceva, ma la sua prospettiva su di lui è cambiata dopo il set. La sua come quella di tante altre persone: “Ho scoperto una vita difficile. Penso che questa serie abbia cambiato un po’ la visione su di lui”. Poi ci ha parlato di Alessandro Borghi e delle sue idee sull’educazione sessuale dei ragazzi: “Il p*rno è la prima cosa che un ragazzo vede della sessualità. E non è possibile”. Supersex non è una glorificazione di Rocco Siffredi, tantomeno un tribunale per giudicarlo, ma la scoperta di un essere umano che non è banalmente costruito per fare sesso. “Ha avuto difficoltà a dire ti amo”, e la serie ci racconta proprio questo. Jade, invece, ci ha raccontato da donna come vive l'hard e tutto quello che non le piace di quel mondo. Proprio per questo, forse, non avrebbe dubbi nel firmare per una seconda stagione: perché Supersex racconta il cinema e non un’industria che produce macchine per il sesso.
Jade Pedri, prima di questa serie conoscevi già Rocco Siffredi oppure l'hai scoperto avvicinandoti a Supersex?
Rocco Siffredi è un’icona. Lo conoscevo come personaggio, ma non sapevo niente della sua vita, davvero. L'ho scoperto quando ho letto la sceneggiatura.
Com’è cambiata la tua prospettiva su di lui dopo la serie?
Ho scoperto una vita che non è stata molto bella all'inizio. Ha avuto una vita difficile. Penso che questa serie abbia cambiato un po’ la visione su di lui. Prima le persone credevano fosse uno che vuole fare sesso e basta, ma è più complicato di così. Io che l'ho incontrato ho scoperto una persona gentile, che parla e si presenta molto bene.
E sulla tua idea del cinema per adulti?
Mi ha cambiato anche da quel punto di vista: quelle che lo fanno non sono solo persone che sc*pano sempre. Si guarda solo a quello e ci si dimentica del fatto che sono esseri umani. In Supersex abbiamo scoperto il trauma di Rocco e per me è stato molto emozionante.
Cosa hai pensato quando ti hanno detto che avresti dovuto interpretare la prima fidanzata di Rocco Siffredi?
Ero molto contenta, davvero. Quando mi hanno chiesto se fossi sicura di farlo non ho avuto dubbi. Ovviamente sentivo la responsabilità (ride, nda). Sì, sono contenta perché era importante per me recitare in italiano: i miei nonni erano italiani, questo progetto aveva un valore particolare. Poi ho visto che c’era Francesca Manieri come sceneggiatrice e altri professionisti che sono molto importanti in Italia. Era un progetto che mi piaceva sotto tanti punti di vista.
Poco tempo fa Rocco è stato accusato di aver molestato una giornalista. Poi la cosa è più o meno rientrata. Questa cosa come ti ha fatta sentire?
Sapevo che in passato aveva avuto dei problemi simili, ma non conoscevo questo ultimo caso, per cui non posso parlare a questo proposito. Questa serie non è fatta per glorificare Rocco Siffredi, né per giudicarlo. Supersex mostra la sua vita e porta alla scoperta di un uomo che ha avuto delle difficoltà a dire ti amo, ad avere delle relazioni con delle persone. Non è una brutta cosa fare una serie su Rocco Siffredi. È anche un modo di mostrare il mondo, le persone e le cose difficili che ci sono. Non giudicherò la persona, non è il mio lavoro. Ho collaborato con persone davvero belle e sono molto felice di essere stata parte di tutto questo.
Com’è andata sul set?
Come attrice mi sono sentita davvero sicura. C'era un intimacy coordinator, quindi non c’è stato nessun problema. È molto importante come attrice oggi, con il movimento MeToo e tutto il resto, sentirsi sicura di poter dire di no a una certa scena.
Una serie come Supersex ha una preparazione diversa rispetto a un film, per così dire, normale?
Per me sono state le prime scene di intimità ed era molto importante avere la possibilità di parlare con i registi e la coordinatrice. Le scene di sesso erano un po’ come una coreografia. A un certo punto ero più stressata per le scene del pianoforte, più che sulle scene sessuali. Non c’era niente di volgare. Visto che si parlava di Rocco Siffredi le persone pensavano che avremmo parlato solo di sesso o p*rno, facendo qualcosa di trash, ma non è stato così. Si tratta più di sentimenti e di persone.
In Italia si è parlato tanto delle scene di nudo di Alessandro Borghi.
Sì, ho visto molti commenti. Penso che Alessandro ne abbia parlato molto nelle interviste, ci sono tantissime persone che hanno fatto anche dei video. Ho visto che è stato un tema in Italia.
Decisamente. Al di là di questo com’è stato lavorare con lui?
È una persona molto gentile. Quando sono arrivata è venuto a parlare con me direttamente. Io ero un po' timida, però lui è incredibile come attore, lavora molto bene. Ero veramente impressionata, anche se io non ho fatto molte scene con lui, ma mi piacerebbe lavorarci assieme di nuovo, perché ha un grande talento. Poi è una persona che aiuta molto. Si ferma a guardare le scene dopo averle girate e non è scontato, non tutti gli attori amano farlo. È stato un piacere lavorare con lui e con altri grandi attori come Jasmine Trinca, che io adoro, e Saul Nanni, che è incredibile.
Alessandro Borghi ha parlato anche del suo rapporto con la p*rnografia, tu invece cosa ne pensi?
Non sono una consumatrice di p*rno. Se devo essere davvero onesta non mi piace, ma capisco che le persone lo guardino e rispetto tutto. Ma non è qualcosa di cui ho bisogno. Su questo tema c’è un po’ di ipocrisia. Quando sono arrivata a Roma, per esempio, ho parlato con un tassista: per lui se il tema delle serie sono gli assassini o i mafiosi non c’è problema, ma se si parla di p*rnoattori allora è diverso. Chi fa il cinema per adulti non sta uccidendo nessuno. La gente lo guarda ogni giorno e sono tutti sorpresi che ci sia una storia simile? Detto questo credo che in quei prodotti ci sia sempre il punto di vista del ragazzo in primo piano. Penso che non sia sempre fatto con rispetto ed è la ragione per cui non lo guardo. Come donna, mi sento male per quelle attrici. Rispetto la scelta, ma faccio fatica a guardarle.
Alessandro ne ha parlato anche in relazione all’educazione dei giovani.
Lui ha detto che il cinema per adulti è la prima cosa che il giovane vede sulla sessualità. In Italia ancora di più, penso. E non è possibile. Dovremmo avere delle discussioni nelle scuole. Tutti i bambini dovrebbero avere la possibilità di farsi domande e di parlarne liberamente. È un po’ come se a scuola dicessimo che il sesso è un inferno, qualcosa da cui stare lontani. Ma il sesso è amore. Il p*rno non è la realtà.
Il p*rno è un esempio di libertà oppure c'è un limite anche lì?
Penso che il limite sia, come in tutti gli aspetti della vita, l’inizio della libertà degli altri. Quindi, puoi fare qualsiasi cosa se c’è rispetto, con il consenso delle persone, quando non offende davvero qualcuno o quando non metti qualcuno in pericolo.
Dai tempi in cui è ambientato Supersex l’industria è cambiata molto.
Sì, prima c’era un’idea più simile a quella dei film cinematografici, con una bellissima luce, uno scenario più curato. Qualcosa di più romantico, per me. E anche quando non era romantico c’era una storia: io sono un'attrice e mi piace qualcosa che fa sognare. Ora è più come una corsa verso la performance, in cui, però, alcune volte ci sono davvero delle scene terribili secondo me.
Ora che il tuo percorso internazionale è iniziato, qual è il tuo prossimo progetto?
Ho appena firmato con un'agenzia italiana, a Roma. Non vedo l’ora di iniziare a lavorare con loro. A giugno c'è l'uscita di un film francese, una commedia, totalmente diversa da Supersex. Ci sono tantissime scene a cavallo e ho passato un bel momento su questo set. Dopo vedremo.
Pensi che Supersex sia un punto di svolta per la tua carriera?
Penso che alcune persone mi guardino un po' in modo diverso, perché su Instagram non avevo molti seguaci e non stavo cercando la fama, non era il mio obiettivo, ma oggi è strano perché molti produttori guardano i profili delle attrici per sapere se le persone le seguono. Prima non mi interessava, ma capisco che sia parte del gioco. Poi ho ricevuto molti messaggi davvero belli. All'inizio non era la mia idea quella di condividere tutte queste cose sull'account di Instagram, ma sono molto felice di farlo e penso che sia anche parte del mio lavoro.
Se ci fosse una seconda stagione di Supersex ti piacerebbe farne parte?
Non so se ci sarà, ma in quel caso firmerei subito.