Volano, gli stracci volano, nello spazio tra le nuvole, direbbe il sommo Franco Battiato se vedesse la polemica infinita sull’autotune che vede contrapposti Guè ed Elio. Poco tempo fa, il rapper dei Club Dogo aveva attaccato direttamente il cantante lirico e comico, difendendo l’estetica rap e trap dalle critiche arrivate dal fautore del bel canto. Ospite al Basement di Gianluca Gazzoli, aveva detto: “Elio poi, che adesso fa il giudice in un programma che è veramente una monnezza. Ma l'hai visto che schifo?” Per poi continuare: “Non esiste che artisti che sono importanti, o che comunque che lo sono stati, che hanno un seguito, che hanno venduto dischi si permettano di parlar male del nostro genere. Ma non esiste. Elio, Morgan, Manuel Agnelli: quantomeno documentatevi, perché siamo l'unico Paese dove la gente non sa un caz*o di rap. Musicisti e addetti ai lavori come loro, poi: se io non capisco un caz*o di rock psichedelico non ne parlo. Ognuno deve dire la sua, ma quando la tua opinione non è richiesta, soprattutto se è una minchiata, a me non va bene.” Ma Elio non è un personaggio che incassa e basta, e ospite al podcast Supernova di Alessandro Cattelan ha deciso di rispondere.

A introdurre l’argomento è Faso, il suo bassista: “Io ne faccio una questione sportiva: c'è l'anti doping nello sport, cioè se tu prendi delle sostanze per andare più veloce, è uguale a usare l'autotune per far finta di essere un cantante. Non si può obiettare nulla su questa affermazione, perché se tu fai il cantante devi saper cantare, non può esserci un accrocchio che ti fa cantare. Io ho avuto la fortuna di essere stato a fianco di un cantante vero per 40 anni lui va su canta intonato, e io sento un cantante. Se lui avesse bisogno dell'autotune per intonare le nostre melodie sarebbe una cosa triste.”, e qui interviene Elio: “Poi il bello è l'imperfezione. In tutta l'arte, nella bellezza estetica, il bello è l'imperfezione. Mi dicevano che molti cantanti in grado di cantare ormai a volte usano l'autotune perché il suono creato dall'autotune ha creato nell'orecchio dell'ascoltatore uno standard talmente omogeneo che il bravo cantante rischia di fare la figura di quello che non sa cantare se non ci mette anche lui quella patina sopra. Ma il pubblico va educato, e poi vorrei mettere alcuni puntini sulle i usando il tuo podcast che viene ascoltato in tutta Italia, perché qua si è fatta una questione nazionale che devo dire mi rende anche un po' fiero, perché comunque ci si trova a parlare di questo argomento che altrimenti sarebbe passato sotto traccia.”

Ed eccoci alla questione Guè: “Come al solito si riduce tutto a dire: lui è invidioso perché non vende più i dischi. Hai detto solo cazzate perché sei invidioso. Questa è una cagata atomica. Poi questo tema dell'invidia tra l'altro è uno dei due o tre temi che io sento nelle canzoni degli ultimi anni, cioè: noi siamo fighi voi siete invidiosi. No, io parlo di ambizione: siamo esseri umani, siamo artisti, questa è un'arte. Bisogna essere ambiziosi, e non puoi essere ambizioso con l'autotune. Se tu usi l'autotune, il sottotesto è: non sono in grado di cantare e quindi uso un mezzo per essere intonato. Il ché è proprio come dire: faccio schifo, ma non solo. In più non ho nemmeno l'ambizione di inventare qualcosa di nuovo. Io mi aspetto dai ventenni che inventino qualcosa di nuovo, di più figo di quello che abbiamo fatto fin qui, e anche se non ce la fanno possono almeno tentare. Invece se uno canta con l'autotune vuol dire questo: non me ne frega un caz*o, non invento niente, voglio solo arricchirmi. Ecco perché parlo di umiliazione proprio a livello dell'essere umano. La gente poi ormai si è assuefatta a questa roba di livello bassissimo, invece bisognerebbe essere ambiziosi e ambire a sollevare il limite per crescere tutti insieme: c'è ancora spazio per inventarsi qualcosa.” Questo andrebbe letto e riletto. A meno che non si voglia soltanto parlare di soldi e vendite, ma quella non è arte.

