“Non si nasce donne, si diventa”, come diceva Tony Effe de Beauvoir. Il rapper romano, dopo essere diventato una bandiera delle battaglie contro la censura, diventa anche la nuova icona del femminismo. Saranno i postumi del capodanno, quel cotechino digerito male o forse un articolo di Hoara Borselli pubblicato sul Giornale. L’ex fidanzata di Walter Zenga e nemica di Fedez, 48 anni, è andata di persona al controconcerto dell’ex Dark Polo Gang al Palaeur, passando la notte di San Silvestro con, parole sue, “ragazzi ordinati, con la camicia e il pullover, molte coppie mano nella mano, anche ragazzini molto giovani, accompagnati dalla mamma o dal papà. Allegrissimi. Appassionati. Non violenti”. Forse si aspettava di trovare uno stadio pieno di maranza col borsello e il coltello, o come scrive lei stessa la “parte più disagiata della gioventù romana”. Peccato. soltanto fighetti, figli di papà e minorenni. Per candida ammissione, Borselli scrive di non aver mai nemmeno sentito una sua canzone: “Non conoscevo la sua musica, il suo stile. Quando ha iniziato a cantare ho sentito subito il filo di emozione che lega lui a queste migliaia di ragazzi. Non è antifemminismo. Non è violenza. Non è schieramento”. Il sottotesto sembrerebbe essere che sono solo testi banalotti, ben spendibili su Tik Tok. Assenza di contenuti. La cosa più bella è che Tony Effe passa il veglione sul palco bevendo acqua frizzante, altrochè lean, bianca, erba e i capodanni con Gianluca Grignani. Hoara Borselli interpreta tutto questo come una piccola Rivoluzione francese, usando le parole “libertà” e “uguaglianza”. Manca “fraternità”, ma immaginiamo che durante la serata abbia sentito ripetere l’appellativo “bro”, quindi l’ultimo valore fondante è salvo, anche se sottinteso. Ma il vero focus del pezzo scritto dalla firma del Giornale, come anticipato, è il femminismo, che sembrava essere stato la causa della mancata partecipazione del rapper al concertone del Circo Massimo.
La Effe di Tony sta per femminismo? Secondo la Borselli sì: “Le ho guardate una a una le ragazze del Perché palasport: nessuna aveva la museruola”. La museruola? Forse Hoara immaginava di ritrovarsi in un veglione di feticisti? “Il momento di maggiore entusiasmo c'è stato quando Tony Effe si è inchinato e ha detto: mi inchino alle mamme. Ne indicava col dito una, lì in prima fila, e rendeva omaggio a tutte”. Bella mossa Tony, anche perchè senza le mamme ad accompagnare i ragazzini e a pagare i biglietti, anche se erano solo 10 euro, metà del palazzetto sarebbe rimasto vuoto. E qui inizia la parte più filosofica, sul rapper come simbolo della ribellione al conformismo: “Tony Effe è amato dalla parte più ribelle e più sana e pulita di questa generazione. Quella che non ne può più delle regole che voi volete imporre loro, delle parole che voi volete rendere obbligatorie, dei riti del politicamente corretto che vi hanno preso l'anima. Loro vogliono poter dire: tr*ia. E quando dicono tr*ia non pensano certo alla donna merce, pensano a voltare le spalle al perbenismo”. Libertà di dire tr*ia, come se i ragazzi non adoperassero mai il turpiloquio e non si insultassero mai tra di loro, anche soltanto per scherzo e praticamente da sempre. Ci voleva Tony Effe a dire parolacce nelle canzoni, contro il politicamente corretto.
“Volete trovare le femministe vere, quelle del terzo millennio, quelle che liberano le donne dai pregiudizi e dal giogo dei maschi? Fate come me amiche e amici: andate al concerto di Tony Effe”, conclude Hoara Borselli, anche se non si capisce davvero quale sia la teoria femminista di Tony Effe e di chi lo va a vedere. Ammesso che ce ne sia bisogno, per inciso, perché se cancellare la sua partecipazione al concertone gratuito è stata davvero una mossa surreale e bacchettona, d’altra parte non si capisce perché si senta la necessità di rispondere con altrettanta foga bigotta di segno inverso. Non c’è femminismo né nel censurare Tony Effe, né nell’andare a un suo concerto. La violenza è sempre altrove, e non viene certo legittimata da un coro femminile che canta “Tony, comprami la borsa”. Tony Effe non si nasce, si diventa, per parafrasare Simone de Beauvoir, ma anche femministe si diventa, e per dire che il rapper di Sesso e Samba è una bandiera dei diritti delle donne ci vuole una bella fantasia, o bisogna aver bevuto tanta, troppa acqua frizzante. Ha i soldi, gli piace la fregna, gioca a fare il cantante trasgressivo. Bastasse questo, a liberare le donne dal giogo dei maschi, non si parlerebbe più tanto di patriarcato e cose simili.