Il rapporto della Chiesa cattolica con i videogiochi è un argomento complesso. Valori religiosi e gaming da anni procedono come due rette parallele che forse non si incontreranno mai. La Chiesa ha da sempre mostrato una certa diffidenza soprattutto per i potenziali effetti negativi sui più giovani, come la violenza, la sessualità e l’immoralità. Nonostante tutto, negli ultimi anni, c’è stata una sempre maggiore comprensione e di conseguenza un’apertura verso questo mezzo d’intrattenimento, un’arte che potrebbe in realtà avere anche degli aspetti positivi. Per stare al passo coi tempi, c’è quindi bisogno di affrontare di petto la questione e aprire una nuova visione generale di un’attività che è sempre più radicalizzata nel quotidiano della società attuale. Da qualche anno, la Chiesa ha incoraggiato lo sviluppo e la diffusione di giochi che promuovono valori umani e spirituali positivi. Solidarietà, giustizia sociale e la riflessione morale non sono bandite, anzi sono spesso sempre più protagoniste di giochi di ultima generazione. I videogiochi posso avere anche una funzione educativa e offrire sempre più esperienze coinvolgenti e interattive. Titoli basati sulla Bibbia non hanno logicamente appeal sulla quasi totalità della massa dei giovani consumatori, gli stessi che non hanno interesse a esplorare e comprendere meglio testi sacri o simili. Al contrario, sono sempre di più i ragazzi alla ricerca di svago e spensieratezza. Una ricerca che può concludersi su videogiochi che affrontano temi etici stimolanti, riflessioni critiche e che propongono discussioni su questioni morali complesse anche al di fuori della singola sessione di gioco davanti la console, lo smartphone o al pc. Da sottolineare anche il fatto che sempre più parrocchie e istituzioni ecclesiastiche organizzano eventi e tornei di videogiochi. Il tutto per riunire giovani come ai memorabili tempi degli oratori e dei campetti da calcio, per creare un ambiente positivo in cui i giovani possano socializzare e condividere interessi comuni. Una vera e propria operazione di marketing per avvicinare la passione per il gaming con la vita spirituale. La Chiesa continua così ad affrontare sfide impossibili e criticità̀ varie, su tutte, quella del rischio di dipendenza. Anche le nuove tecnologie e le frontiere del gioco possono rompere un equilibrio sano tra tempo trascorso giocando e altre attività̀ fisiche, sociali e spirituali. Detto ciò, resta l’idea di un rapporto in continua evoluzione che nei prossimi anni dovrà per forza trovare un punto di unione per non perdere il legame indiretto con una fetta sempre più importante della società nonché futuri genitori.
Per quanto riguarda invece il rapporto della Chiesa cattolica con l’Intelligenza Artificiale (ia), non mancano le preoccupazioni etiche. C’è interesse per questa tecnologia emergente, soprattutto per comprendere come possa essere sempre più uno strumento per migliorare la vita umana e risolvere problemi globali. D’altra parte, resta la diffidenza su questioni come la dignità umana, la giustizia sociale e la sicurezza. Alla base di tutto la volontà di garantire che l’ia sia sviluppata e utilizzata in conformità con i principi etici e i diritti umani fondamentali. Di conseguenza alcuni teologi cattolici hanno iniziato a esaminare come l’ia possa influenzare la comprensione della persona umana e la relazione con Dio promuovendo un dialogo interdisciplinare tra scienza, etica e teologia. Tra questi è da segnalare l’attività̀ condivisa negli ultimi mesi da padre Paolo Benanti, Professore della Pontificia Università Gregoriana, unico italiano membro del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite e Presidente del Comitato per l’intelligenza artificiale istituito presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il consigliere di Papa Francesco ha espresso preoccupazione per il potere incondizionato che ha l’algoritmo all'interno della nuova tecnologia. In una recente intervista ai media, lo stesso teologo sostiene che l’ia possa essere utilizzata per aumentare l’odio sociale o creare nemici dove non esistono. Una macchina che può quindi influenzare l’opinione pubblica e stimolare di conseguenza le fragilità e le paure dell'uomo. “Può hackerare la società civile”, commentato durante un’intervista al Sole 24 Ore.
Di qui l'importanza della Chiesa come attore fondamentale per guidare verso una umanizzazione della tecnologia in vista di nuove sfide future. Un pensiero espresso anche dal Papa nella sua enciclica Laudato si’ con cui si invita a vivere in una società connessa e orientata al futuro. Un futuro che va quindi orientato. E per raggiungere tale scopo, la Chiesa deve promuovere il dialogo e l’educazione sui media con l’uso responsabile dei videogiochi, incoraggiando educatori e gli stessi genitori a essere consapevoli dei contenuti dei videogiochi. Un obiettivo fissato anche dalle altre religioni del mondo, dal Protestantesimo al Buddismo, tutte sono alle prese con le stesse criticità e gli stessi dubbi sollevati dalla Chiesa cattolica. Anche nella società islamica la riflessione è in continua evoluzione, al momento le singole autorità possono imporre restrizioni locali sui titoli violenti o vietarne la vendita e la distribuzione. Un futuro quindi tutto da definire a livello globale e che dovrà fare riferimento anche alle singole convinzioni personali terrene e ultraterrene.