Eleonora Giorgi è scomparsa all’età di 71 anni. Da tempo le era stato diagnosticato un tumore al pancreas, per il quale era ricoverata nella clinica Paideia a Roma. “Sto facendo la terapia del dolore, morfina e cortisone. Ho un’ampolla al collo e l’ossigeno: mi tengono in vita non perché ci sia futuro, ma perché tutto succeda il più tardi possibile. Ogni giorno è un regalo”, aveva detto nella sua ultima intervista. I familiari hanno diffuso una nota in cui sottolineano che l’attrice “si è spenta serenamente nell'amore e nell'abbraccio dei suoi figli e dei suoi affetti”. Abbiamo chiesto un ricordo di Eleonora Giorgi a due persone che l’anno conosciuta: il critico di Dagospia, Marco Giusti, e lo scrittore Fulvio Abbate (nell’articolo due video in cui Abbate e Giorgi raccontano di Alessandro Momo).


Marco Giusti
“Ricordo quando esplose con Appassionata e prima ancora con Storia di una monaca di clausura. Era una donna bellissima, molto libera, e si vedeva subito che aveva talento come attrice, si muoveva molto bene. Lei e Ornella Muti erano abbastanza simili, capaci di fare qualsiasi cosa, ma comunque diverse rispetto alle star precedenti. Sono figure importanti per la piccola rivoluzione del nostro cinema. Eleonora ha saputo rinnovarsi sempre, sia nella commedia che nel cinema serio. Poi è riuscita a superare la dipendenza dalla droga: c'è una celebre intervista con Enzo Biagi in cui sembrava senza possibilità di recupero. Invece non fu così, anzi”. Massimo Ghini ad Adnkronos l'ha definita “diva popolare nell'accezione migliore della parola”, forse anche per questa sua fragilità. “In quegli anni i giovani rischiavano di vivere con troppa velocità, c'era questa dimensione un po’ folle. Poi diventa un'attrice di commedia e trova con Borotalco di Carlo Verdone un'altra vita ancora. Insomma, devo dire che lei è stata brava a rinnovarsi, a cambiare, ad adattarsi, sembrava molto più fragile di quanto in realtà fosse. La verità è che ha vissuto molte vite”.
Fulvio Abbate
“Con Eleonora abbiamo ricordato Alessandro Momo, qui le sue parole, il suo racconto, il rimpianto per un tempo che sembrava infinito, quando ancora l’infranto della fine dell’adolescenza sembrava lontano”.
