“È molto strano vincere un premio insieme a un’altra persona. Lo trovo molto irrispettoso, nel senso che ognuno di noi è un individuo singolo”. Lo ha detto Matilda De Angelis a Il Fatto quotidiano, in riferimento al Nastro d’Argento vinto insieme a Elodie per Fuori, il film di Mario Martone su Goliarda Sapienza. Non sbaglia nulla, ma tutti la criticano. Quindi logica vuole che tutti quelli che la criticano stiano sbagliando. Finalmente un’intervista non patinata, diretta, chiarissima. Intanto Matilda De Angelis non ce l’ha con Elodie, come pare dal titolo del Fatto e dalle riprese degli altri quotidiani. Ce l’ha con chi toglie “la singolarità” perché così “togli la personalità, l’impegno, l’unicità, la particolarità”. Se Elodie è stata brava date il premio a Elodie, se è stata brava Matilda De Angelis datelo a lei. Se ne potete dare due, datene due. Se potete darne uno scegliete. Ovviamente le risponde la presidente del Direttivo del sindacato dei giornalisti cinematografici che sceglie le candidature, Laura Dell Colli: “Sono sorpresa, penso si commenti da sé. Durante la serata, Matilda ha avuto un atteggiamento molto affettuoso, sia con Elodie che con Valeria Golino”. A dimostrazione che la presidente del Direttivo del sindacato eccetera eccetera non ha capito granché della polemica di De Angelis, che però ora potrebbe essersi guadagnata un posto nel libro nero del premio, chissà. E questo ce la renderebbe solo più simpatica.

Per Delli Colli quello di De Angelis è stato uno “sfogo personale, poco motivato. Prima volta in vent’anni di Direttivo che assisto a una reazione del genere”. Forse è la prima volta che un’attrice parla senza autocensurarsi, è un’ipotesi che buttiamo lì. Chi vorrebbe rischiare di essere tagliato fuori da premi e red carpet? Delli Colli conclude dicendo: “Matilda è brava, magari sarebbe meglio concentrarsi sul valore di quello che si fa: i premi riconoscono questo”. Non è un po’ paternalista/maternalista consigliare a una giovane attrice di pensare a lavorare bene invece di concentrarsi su queste polemiche? Se Laura Delli Colli fosse stata Claudio, o Andrea, o Filippo Delli Colli, cosa avremmo pensato di questa uscita? Comunque, tolta di mezzo la retorica del sessismo, che c’è, è reale, e proprio per questo è importante ricordare che sette volte su dieci chi ne parla dai palchi dei concerti, teatri, festival e convegni vuol passare semplicemente da vittima, sfruttando un problema che si ha altrove per posizionarsi (termine quanto mai inglobato nel vocabolario minimo degli influencer, dove tutto è un prendere posizione, geolocalizzarsi su ogni minimo tema; prendete proprio Elodie, che sventola la bandiera della Palestina dopo aver cantato con Achille Lauro, immagine delle pubblicità della McDonald’s, da due anni accusato di essere “complice del genocidio”); tolto questo, si diceva, c’è una questione molto più importante che non è stata minimamente sfiorata dal dibattito pubblico, su cui chi scrive avrebbe semmai titolato l’intervista di Matilda De Angelis.

Domanda di Federico Pontiggia (Il Fatto): “Goliarda Sapienza non era allineata al femminismo del suo tempo, lei?” Risposta meravigliosa, luminosa, chiarissima: “Probabilmente anche io, però non lo saprei argomentare bene come vorrei, quindi delle cose di cui non so un cazzo evito di parlare”. Al di là dell’essere leggermente disallineata all’ideologia femminista dominante, che non ti rende antifemminista (esattamente come non essere d’accordo con Stalin non ti rendeva automaticamente anticomunista), sappiate apprezzare la seconda metà della risposta: “Delle cose di cui non so un cazzo evito di parlare”. Elodie, Gaia, Emma Marrone, l’Estetista cinica, Rose Villain. Tutte presuntamente vittime del patriarcato (Elodie, con la sua società Margarita Srl, ha fatturato 1,39 milioni di euro nel 2024; Re-Forme Srl, dell’Estetista cinica ma non povera, ha un valore complessivo di 150 milioni). Tutte che ne parlano, tra un commento di politica internazionale, un j’accuse contro la sessualizzazione del loro corpo che però loro sono libere di sessualizzare (ricordate quando Elodie a Sanremo disse: “Voglio essere put*ana dall’inizio alla fine”?), una campagna contro il bodyshaming e una per il diritto di cittadinanza, in mezzo il tour, le prove, il rischio burn-out, le campagne pubblicitarie e per qualcuno, come Elodie, discriminatissima per via del suo genere, anche film. Matilda De Angelis, invece, dice: “Non saprei bene argomentare [se è più o meno da considerarsi eretica rispetto al femminismo ora di moda, ndr], quindi delle cose di cui non so un cazzo evito di parlare”. Certo in passato ne ha parlato: Nel 2018 in occasione dell’uscita di Veloce come il vento. Poi con la serie Netflix su Lidia Poët. Che oggi sia cresciuta? O che abbia sempre sostenuto qualcosa di perfettamente condivisibile e legittimo, senza superare il confine tra il femminismo è “l’impostura intellettuale”? Sta di fatto che oggi dice qualcosa che nessuna attrice o cantante o cantattrice direbbe più: passiamo un’altra domanda.
