L’idea che il doppiatore sia ormai un mestiere obsoleto, incapace di cogliere l’essenza della performance di un attore, visibile solo nella versione originale del film. Peraltro, il doppiaggio è una peculiarità italiana, che ci distanzierebbe da un approccio internazionale al cinema. Almeno questo è ciò che emerse dalle parole di Elio Germano, interpellato da Ciak Club. E, subito dopo, arrivò la risposta da una esponente della categoria: Lilli Manzini, infatti, fece un video in cui esprimeva critiche durissime nei confronti di Germano, colpevole, secondo la doppiatrice, di non riconoscere il ruolo fondamentale dei professionisti come lei nell’industria cinematografica italiana. Non solo a livello “commerciale” (inevitabilmente i film in italiano richiamano un pubblico più ampio), ma anche artistico, dato che per Manzini alcune performance dei doppiatori sono state in grado di salvare prove attoriali non eccellenti. Ora, però, anche Francesco Pannofino si è espresso sul tema: “Se Elio pensa questo è giusto che lo dica, ma la realtà è un’altra: se non ci fosse bisogno del doppiaggio non ci sarebbe, nel senso che è una spesa in più che le produzioni hanno”. Non si tratterebbe, quindi, di un ornamento inutile, quando di una necessità chiara del mercato italiano. Pannofino, oltre a essere un attore, ha una lunghissima esperienza come doppiatore, nel corso della quale ha prestato la voce a interpreti del livello di Denzel Washington, George Clooney e Kevin Spacey. Conosce la materia, dunque. Un discorso analogo a quello del doppiaggio potrebbe essere fatto, prosegue, anche per la traduzione di un libro: “Anche la traduzione di un libro, pur essendo fedele all’originare, può un po’ tradire”.
“Spesso nei film ci sono delle frasi in slang americano che in italiano non hanno senso, però vogliono dire qualcosa e tu devi cercare il corrispettivo. È un trucco cinematografico”. Quasi come un effetto speciale, la ricerca di un’espressione analoga in una lingua diversa da quella originale è un espediente artistico che serve a rendere comprensibile al pubblico una certa frase. Indubbia, comunque, la stima di Pannofino per Elio Germano, ribadita anche nell’intervista, in cui poi aggiunge: “In linea di principio posso essere d’accordo: è chiaro che il film originale è migliore, con l’attore che parla in presa diretta. È difficile, avendo provato anche a doppiare me stesso in film che ho fatto in inglese. È vero che come l’hai fatta lì quella scena non ti riesce più”. Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Lilli Manzini e ora Francesco Pannofino: il doppiaggio in Italia fa discutere. E di certo non mette tutti d’accordo.