Ci sono dei film che cambiano le regole del gioco. Non devono essere per forza i migliori in tutto e per tutto: occorre che mostrino qualcosa di nuovo, di mai visto. C’è senza dubbio un prima e un dopo Grand Prix, l’opera che ha cambiato per sempre la percezione dell’automobilismo e della Formula 1. Mai la velocità di quelle macchine era stata ripresa con quella precisione, così come il mondo che circola, per esempio, intorno al Gp di Monaco, catturato perfettamente nella sua complessità. L’immagine della F1 non fu più la stessa dopo quel 1966. Ma Grand Prix avrebbe significato qualcosa di così importante senza Françoise Hardy, una delle sue interpreti? La cantante è scomparsa oggi, a 80 anni, dopo che gli ultimi venti li aveva passati a curare la sua malattia. Grand Prix fu l’ultimo dei suoi ruoli al cinema (poi fece alcuni speciali televisivi e un paio di cameo), sicuramente il più iconico. Prima di tutto, però, il film rappresentò un enorme passo avanti dal punto di vista tecnico. Furono coinvolte molte case automobilistiche, tra cui anche la Ferrari (nonostante un’iniziale resistenza da parte di Enzo), la troupe visitò i paddock durante vari Gran premi (anche qui, vincendo i timori dei team, che vedevano negli “ospiti” un intralcio inutile) e diversi piloti professionisti vennero ripresi all’opera. Ma soprattutto vennero installate le macchine da presa in modo tale da simulare l’esperienza di corsa del pilota. E la velocità fu catturata. A guidare, tra gli altri, c’era Phil Hill, campione del mondo del 1961 e prescelto per “girare” Grand Prix: la camera car che gli fu affidata era una Ford Gt40, la stessa che aveva dominato in varie edizioni la 24 Ore di Le Mans. Insomma, un apparato enorme messo in piedi per far funzionare un film impossibile. E senza Grand Prix non avremmo visto Ferrari di Michael Mann, Rush e tantomeno sarebbe partito il progetto di Brad Pitt e Lewis Hamilton (consulente d’eccellenza e produttore). Tra ritardi causa scioperi, budget stellari e difficoltà produttive, il film girato da Joseph Kosinski sembra che arriverà nelle sale americane il 25 giugno del 2025.
Grand Prix mette in scena la vita di quattro piloti durante il corso di una stagione di Formula 1. Come già detto, i circuiti che vediamo sono quello di Monaco, ma anche la pista del Belgio, il Nürburgring e il Gp d’Italia. Il film poi analizza le storie d’amore che orbitano intorno alle corse e che vedono coinvolti gli stessi piloti. Anche il cast è notevole: James Garner, Eva Marie Saint, Yves Montad, Brian Bedford, Antonio Sabatò, Jessica Walter e persino Toshiro Mifune. Questo dunque per quanto riguarda il lato oggettivo del film. L’hardware si potrebbe dire. L’altra componente, quella che non può essere quantificata, ce l’ha messa Françoise Hardy. Al di là della sua interpretazione, ci sono alcune foto che la ritraggono a bordo della monoposto, mentre tiene in mano il casco o semplicemente con gli occhiali da sole sulla pista. Furono proprio le foto a rendere iconico quel film e il personaggio stesso di Hardy. Furono quelle immagini a cambiare il destino della Formula 1. Grand Prix sembrava un film impossibile. La cosa, forse, per noi è sorprendente, dato che viviamo in un tempo in cui le cose progrediscono a una velocità quasi incontrollabile. La tecnica arriverà a compiere miracoli. Ma Grand Prix, oltre all’innovazione, poteva contare su ciò che va oltre i numeri. Françoise Hardy era il tassello mancante. E tutti gli appassionati di F1 (ma non solo loro) ne sono testimoni.