L’estate sta entrando nella parte conclusiva, ma non ditelo a Big Fish, Mecna e Gué, che con il divertente disco-funk di “Lato B” ci riportano a quel sublime clima da “forza, domani è l’ultimo giorno di scuola, poi siamo a casa!”. Peccato che ormai i ragazzi abbiano già iniziato il conto alla rovescia in vista del nuovo anno scolastico. Più notturno e metropolitano Fabri Fibra, che esce insieme a Joan Thiele con “Milano baby”, estratta dal solidissimo “Mentre Los Angeles brucia”. E se i Kings Of Leon, insieme a Zach Bryan, suonano prevedibili, Florence And The Machine, con la liberatoria “Everybody scream”, risultano contagiosi. Infine, intima e belga, Chantal Acda ci conduce in quel rifugio – in questo caso un’auto – che ci protegge da tutto ciò che fuori sbuffa e incalza, mentre Tommy Cash...
TOMMY CASH, Ok
Dopo “Espresso macchiato” Tommy Cash propone “Ok”, una nuova gemma, una provocazione caccia-like? Questa volta però non convince molto. “Mangio la mortadella, it’s better than modella”. È simpatico, Tommy Cash, ma anche un po' random nello scombiccherato tentativo di fare satira pop-trash?
KINGS OF LEON & ZACH BRYAN, We’re onto something
Vi ricordate i Kings Of Leon di brani come “Fans” e album come “Because of the times”? Ecco, teneteveli stretti. Che la vostra memoria ne abbia sempre cura perché, probabilmente, non si riascolteranno più. Qui, ad esempio, chiedono una mano alla country superstar Zach Bryan. Il risultato è che Bryan fa propria “We’re onto something”. Difficile credere che questa tiepidissima ballad striata di armoniche e umori Southern sia tutta farina dei Kings. Eppure… Zach Bryan, invece, nel contesto di un pezzo un po' piatto, si trova completamente a proprio agio.
FLORENCE AND THE MACHINE, Everybody scream
“Everybody scream”, ossia come scrivere un gran bel singolo di rock moderno (fantastici gli accenni tribali pre-chorus) senza il bisogno, la pretesa, l’ansia (definitela come volete) di volerci ammorbare con l’ennesimo ritornello da epic anthem. Florence si presenta qui, insieme alla sua Machine, con la solita voce potente e persuasiva (qui tinta lievemente di Marianne Faithfull). Sembra guidare un’armata, Florence. Il pezzo si sa che, prima o poi, esploderà. Solo che quando esplode lo fa con un ritornello sincero e assertivo. “Qui non devo essere tranquilla, qui non devo essere gentile, straordinaria e normale tutto nello stesso momento”, canta, liberata e liberatoria, Florence. “Come potrei abbandonarvi quando state urlando il mio nome?”, ci chiede. Il palco celebrato. La vita, sul palco, cercata e inseguita, nessun piagnisteo circa le tribolazioni che la fama porta con sé. Florence gloriosa, potente, magnetica e… fetish? (come mette il tacco dodici sulla faccia del suo lui prostrato, nessuna)
BIG FISH feat. MECNA & GUÈ, Lato B
Avrebbero potuto anche uscire un po’ prima, questi tre, no? “Lato B” è un pezzo da inizio estate che mette in fila l’esperto Fish, il sensibile (così ce lo hanno sempre descritto) Mecna e l’onnipresente Guè. Base disco-funk vecchia scuola con Mecna che fa l’andatura con la sua dizione da eterno giovane. Gué interviene citando un rooftop, poi Parigi e New York. Infine fa rimare “spumanti” con “diamanti”, e tutto è immediatamente chiaro prima ancora che ascoltiate la prima nota del brano. Un pezzo leggerissimo, che fa estate. E che nasce con una “California love” nel cuore.
FABRI FIBRA feat. JOAN THIELE, Milano baby
Nuovo pezzo dall’ottimo “Mentre Los Angeles brucia". Su una produzione astrale di Zef – sono quegli anni Ottanta intergalattici che non avrebbero sfigurato nella colonna sonora di “Stranger things” – Fibra rappa rilassato ma inebriato, al solito percorso da una palpabile malinconia. In un’epoca di feat che più gratuiti non si può, questa collaborazione con Joan Thiele è invece assolutamente giustificata. Arriva lei, classy e ipnotica, e il brano sboccia definitivamente. Una Milano claustrofobica come sfondo di una relazione viva, intensa, magica. Pop metropolitano ed evoluto per notti raminghe ed erranti. “Siamo andati da mille parti/Siamo sopravvissuti ai party”, e poi eccoli lì, soli a Milano.
CHANTAL ACDA, Hit the verge
Infine c’è Chantal Acda, dal Belgio. Un primo album (2013) prodotto da Nils Frahm, poi una carriera che si sviluppa su traiettorie molto personali. Oggi “Hit the verge” anticipa il nuovo album, “The whale”, prodotto da Chris Eckman dei Walkabouts. Si tratta di cantautorato indie intimo e insulare che confina con la Americana. Materia sonora parecchio autunnale, da foglie fradice spiaccicate sul parabrezza dell’auto. Un tergicristallo per levarle e poi via, con il veicolo che penetra la pioggia. L’auto come rifugio mentre il mondo esterno corre e vibra. “Hit the verge” – ci suggerisce Chantal – è la colonna sonora per quelli che attraversano la tempesta, ma si aggrappano alla speranza di un cielo sereno. Musica che rischia di passare inosservata. Perché il mondo, è vero, corre veloce, ma anche perché noi per primi ne incoraggiamo il suo moto ipercinetico. Concedete quattro minuti a Chantal Acda, non avrete sprecato nulla, anzi. Al massimo vi sarete persi il video di qualche pazzioide che sui social cucina bendato.
