L’amministrazione trasparente del sito del San Carlo più che trasparente è confusa. Più di un documento non torna, più di un documento non si trova, e più di una dicitura è poco chiara. Due casi, su tutti, ci sembrano strani e, allo stesso tempo, fondamentali. E riguardano due dei personaggi più importanti della nostra inchiesta, Emmanuela Spedaliere e Maria Pia Gaeta. Ne parliamo perché in entrambi i casi, secondo i dati forniti in Amministrazione trasparente, sia Spedaliere che Gaeta avrebbero contratti a tempo indeterminato. Chiaramente il riferimento alla data di assunzione riguarda i loro precedenti incarichi, anche la data di cessazione? L’aspetto strano, in effetti, è che, mentre le voci sulla durata del contratto sembrano non aggiornate, quella riguardo al compenso annuo percepito è invece aggiornata. E anche quella riguardo al tipo di contratto è aggiornata. Perché aggiornare solo due voci su quattro?
Non si desume solo questo, in ogni caso. Maria Pia Gaeta, Responsabile Risorse Umane e Responsabile Prevenzione Corruzione e Trasparenza (Rpct), viene inquadrata come Funzionario A, ma il compenso è evidentemente fuori proporzione, come vi avevamo già spiegato. Come evidenziato in una nota del Ministero dell’Economia, infatti, “è stato riscontrato che l’attribuzione di superminimi in assenza di qualsiasi criterio di predeterminazione ha comportato che alcuni funzionari a tempo indeterminato della Fondazione arrivino a godere di un trattamento economico pari o superiore a quello dei dirigenti, così come facilmente verificabile dai compensi pubblicati nella apposita sezione di Amministrazione trasparente del sito istituzionale”. In altre parole, Maria Pia Gaeta, pur non essendo inquadrata come dirigente (i dirigenti previsti in Fondazione sono quattro e tutte e quattro le posizioni erano già occupate), riceve un compenso maggiore di alcune figure inquadrate come dirigenziali. Una anomalia che la Fondazione, pur consapevole di questo da tre anni, non ha minimamente affrontato.


Sempre su Maria Pia Gaeta, poi, torniamo a farci una domanda. Quando è finito il suo incarico? La nomina, avvenuta nel 2020, in tempo di Covid, con tutte le difficoltà che vi abbiamo già raccontato, è stata strana fin da subito. Lissner, infatti, l’ex sovrintendente, scelse di nominare come Responsabile dell’anticorruzione la Responsabile delle risorse umane, e cioè la persona che gestiva l’area più a rischio corruzione. Le due cariche, suggerisce l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac), non dovrebbero essere mai affidate alla stessa persona. Così non è stato. Non solo, tra le polemiche interne alla Fondazioni ci furono pure quelle legate all’effettiva competenza di Gaeta nell’ambito dell’anticorruzione, dal momento che aveva solo un diploma come Perito industriale in Informatica. Andiamo avanti.
Quando finisce normalmente l’incarico di un Rpct? Secondo l’Anac la durata normalmente è di tre anni, quindi Maria Pia Gaeta avrebbe dovuto finire il suo incarico nel 2023. La dirigenza può, tuttavia, scegliere di affidare alla stessa persona un secondo mandato (e solo in rari carichi si può superare questo limite di sei anni). Domanda: nonostante le difficoltà riscontrate dal Mef nel 2022 riguardo allo stipendio, nonostante lo strano accentramento di due cariche sostanzialmente incompatibili tra loro, nonostante i dubbi sul curriculum, Lissner ha scelto di confermare per un secondo mandato la stessa figura? In tal caso, dov’è il secondo atto di noma, la proroga o un qualsiasi documento che confermi il ruolo di Maria Pia Gaeta dopo la durata abituale indicata dall’Anac (e cioè tre anni)? Nel database dell’Anac, per altro, l’unico atto di nomina a cui si fa riferimento è quello del 2020. Dopo quella data, l’Anac non registra altri atti di nomina a carico di Maria Pia Gaeta per il ruolo di Rpct. Eppure, Maria Pia Gaeta sta ancora percependo lo stipendio per la doppia carica che investe, e cioè 83.618,11 euro lordi all’anno.

Passiamo a Emmanuele Spedaliere, Direttrice generale della Fondazione, ruolo inventato dall’ex Sovrintendente Stephane Lissner. Come avevamo sottolineato, in tempi di Covid, quando la Fondazione chiedeva aiuti allo Stato, Spedaliere si vide pressoché raddoppiare lo stipendio, arrivando a guadagnare 150 mila euro lordi all’anno. La sua nomina divenne un caso non solo all’interno della Fondazione, visto che il Consiglio d’Indirizzo, che si occupa di gestire le voci di spesa dell’ente, sosteneva di non essere stato adeguatamente coinvolto nella decisione, ma anche un caso politico, dal momento che intervenne anche il presidente di Regione, Vincenzo De Luca, fin quando a chiudere la situazione non ci pensarono i piani alti, e cioè il Ministero della Cultura, al tempo guidato da Dario Franceschini.
Ora, nella stessa relazione del Mef del 2022 di cui vi abbiamo parlato per Maria Pia Gaeta, si precisa anche la natura dell’incarico di Emmanuela Spedaliere, ulteriore bizzaria, certificata nel rapporto, della Sovrintendenza Lissner. Secondo il Ministero dell’Economia, l’incarico di Direttore generale, inventato da Lissner, era “assoggettato alla regola del simul stabunt, simul cadent, dovendo pertanto cessare automaticamente al termine del mandato del Sovrintendente che lo ha conferito”. In altre parole, la fine dell’incarico dovrebbe coincidere, da relazione del Mef, con la fine dell’incarico del Sovrintendente Lissner. Ma Stephane Lissner ha chiuso il suo mandato il 31 marzo del 2025. Come mai Emmanuela Spedaliere continua a percepire gli stessi stipendi degli anni passati ancora oggi e cioè a sei mesi di distanza (l’ultimo a settembre 2025)? E come mai continua a firmarsi come Direttrice generale della Fondazione. Altra domanda: nel caso in cui l’incarico fosse effettivamente cessato il 31 marzo, come quello di Lissner, che valore legare avranno i documenti fermati da Emmanuela Spedaliere nel ruolo di Direttrice generale?
Facciamo notare un’ultima cosa, per mostrare che porre l’attenzione su ciò che si trova in amministrazione trasparenza non è eccesso di zelo. Se i due incarichi fossero effettivamente a tempo indeterminato, saremmo di fronte a un’irregolarità plateale. Gli incarichi dirigenziali, come quello di Emmanuela Spedaliere e quella di Maria Pia Gaeta (non come Rpct ma come Direttore delle Risorse umane), possono essere a tempo indeterminato solo nel caso in cui siano stati ottenuti tramite procedure pubbliche come concorsi aperti e trasparenti (art. 22, comma 2 del d.lgs. n. 367/1996) e non attraverso atti di nomina individuali, come avvenuto nel 2020 con Lissner.
