Anni fa ero all’Hotel Bulgari di Milano con la famiglia di Vicky Guindi, una mia grande amica di Città del Messico, e improvvisamente la figlia di Vicky ha lanciato un urlo. Mi si è gelato il sangue, ma non era nulla di grave: c’era Laura Pausini al bar. Gliela presentai e Laura, con uno spagnolo più che perfetto, si intrattenne con tutti. Era la prima volta che capivo che quella ragazza era una star mondiale, forse l’unica cantante italiana a essere conosciuta e riconosciuta nel mondo, fino ad allora mi sembrava giusto una ragazzina famosa perché canta, perché Laura ha un non so che che la rende comunque una ragazza, sempre. Oggi quella ragazzina compie 50 anni (è nata il 16 maggio 1974), ha inciso 14 album in studio e ha venduto 70 milioni di dischi in più di 50 paesi, parla cinque lingue, ha una figlia, Paola, ed è sposata con il chitarrista e produttore Paolo Carta, che era già sposato con una moglie con la quale aveva già avuto tre figli maschi splendidi, con cui Laura ha oggi un ottimo rapporto, tra cui Joseph, che ad Amici s’è presentato come Holden. Eppure questa ragazzina poliglotta, superstar mondiale, vincitrice di Golden Globe, Billboard e Grammy, è rimasta una ragazza di paese: in lei è rimasto molto della bambina di Solarolo (oggi 4500 abitanti) il paese romagnolo da dove partiva con il padre Fabrizio e andava a cantare nei pianobar lungo la Riviera. Non è un caso che quando abbia deciso di sposare il padre di sua figlia, dopo 18 anni d’amore e aver vissuto nel mondo, abbia deciso di farlo proprio al paese, a Solarolo, anche se abita dal 1993 a Milano.
Una ragazza di paese che ha avuto subito chiaro il suo futuro: aveva, appena debuttato a Sanremo, con La solitudine, e l’anno dopo aveva già deciso di puntare a diventare una cantante internazionale e per due anni ha vissuto all’estero, prima con il primo fidanzato con il quale collaborava, parlo di Alfredo Cerruti jr, bellissimo, e figlio di quell’Alfredo Cerruti che aveva avuto una relazione lunga e proficua con Mina, cui Laura giustamente si ispira, quel Cerruti che aveva formato il gruppo degli Squallor, adorati da Renzo Arbore. Poi incrociavo Laura sotto casa con Gabriele Parisi, un amore fatto soprattutto di lavoro, lui produttore lei già superstar. Infine è arrivato l’innamoramento con Paolo Carta, nato poco alla volta, concerto dopo concerto, anche sul palco, pure lui segni particolari: bellissimo. Ed eccoci qui con questa ragazza di 50 anni, adorata soprattutto dalle donne che hanno riempito lo stadio di San Siro a Milano, la prima donna ad aver osato tenere un concerto lì, 70mila posti (Madonna lo aveva annunciato, come Celine Dion, e alla fine hanno desistito: troppo grande). Auguri Laura, il successo non ti ha cambiata: rimani una ragazza sana di paese, dal talento internazionale, certo, ma di paese, come di paese sono le radici di quasi tutti noi.