È stato un periodo in cui il tragico evento accaduto a Giulia Cecchettin ha catturato una attenzione mediatica massiva ed importante. Tra l’altro questo tragico evento è accaduto pochi giorni prima del 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Tutto quello che è stato detto e fatto a livello istituzionale è sicuramente importante, ma probabilmente non sufficiente. Le cause che portano sempre più frequentemente al verificarsi di eventi così tragici sono molteplici e vanno sicuramente ricercate nella famiglia, nella scuola, nella informazione, nello studio dei comportamenti delle nuove generazioni. Tutto deve contribuire come elementi di un unico puzzle a creare un disegno che rappresenti un chiaro progetto “curativo e risolutivo” di questo annoso problema. La musica non è da meno. Prima ancora che si verificasse l’efferato femminicidio che ha riguardato Giulia, avevamo insieme a MOW iniziato una piccola campagna contro il sessismo rappresentato in alcuni testi di artisti del mondo della trap. Abbiamo scritto tanto e attirato, spero, l’attenzione di tanta gente attorno a questo tema. Chi scrive, per tentare inutilmente e banalmente di difendere questi testi, che la morte di Giulia non ha a che fare con i testi sessisti probabilmente ha ragione, ma al tempo stesso ne ammette l’esistenza in nome di una libertà autoriale in cui tutti crediamo. Questa libertà, però, oggi necessita non di censura ma di una spinta comunicativa e promozionale che non ne dia sostegno e che, al contrario, la ignori e la penalizzi evitandone di darne risalto. Non siamo negli anni Sessanta o Settanta, anni in cui molti artisti trattavano temi forti di droga e anche sessisti. Oggi l’amplificazione di un brano ha una potenza di fuoco paragonabile a una bomba atomica rispetto ai piccoli petardi di quegli anni. Ma a molti comprendere questa differenza non fa comodo. E non fa comodo a tutta una serie di aziende e persone che da questo tipo di musica traggono immensi profitti. Un po' come per le sigarette: fanno male, provocano il cancro ma rendono soldi allo Stato che se la cava con banali scritte informative sui pacchetti di sigarette sulla nocività delle stesse. O come per l’alcol. Ma a dire il vero almeno per le sigarette la pubblicità e vietata!
Tante le voci che si sono unite in sostegno della nostra campagna, ma sono ancora poche e mancano le parole di artisti importanti, quelli che davvero hanno risonanza nei confronti dei giovani. Cristiana Capotondi, Paolo Meneguzzi, Elodie (anche se nei comportamenti si è contraddetta), Paolo Crepet e perfino il Sottosegretario Gianmarco Mazzi si sono espressi pubblicamente. Sui social tantissimi i commenti a sostegno della nostra battaglia. Ma mancano nomi illustri di colleghi dei trapper citati, nomi che beneficiano di featuring, di live, di edizioni e anche nomi di artisti che pur avendo cambiato rotta nel presente non riescono a disconoscere un passato che si giustificherebbe ancora di più se è seguito da un miglioramento di se stessi e del proprio pensiero. Lo stesso Sfera Ebbasta, per esempio, non ha solo testi sessisti, ha anche brani molto belli. Io, per esempio, ascoltavo in loop Pablo, oppure Tesla di Capo Plaza e ne potrei citare tanti di esempio che raccontano in barre la propria vita, la propria storia anche con parole dure, ma mai sessiste. Lo stesso Achille Lauro che ha scritto Marilù non sempre ha trattato il tema donna con garbo ma dopo aver esplorato la musica nuova che proclama da anni e che per certi versi ha fatto oggi, rendendosi conto dei numeri degli altri, strizza di nuovo l’occhio al passato in cerca di aiuto. Pochi davvero i rapper che hanno preso una posizione sul tema. La stessa Paola Zukar, a cui indubbiamente il genere in Italia deve tutto, ha ironizzato sul tema non facendo però comprendere il suo reale pensiero. Non posso credere che una donna che ha fatto tanto per questo genere possa difendere questi testi: “Oggi ti prendo e domani ti lascio”, “'Ste put*ane da backstage sono luride”, “Che simpaticone vogliono un caz*o che non ride” “Sono scorcia-tro*e“ “La tua tipa frate' è così cagna, che se lancio il caz*o lo riporta”, “Te lo butto ar cu*o più forte, resterò tutta la notte, te lo butterò così tanto nel cu*o che cambi colore”. Non ci credo!
Così come mi riesce difficile credere che i giornalisti di settore, tutti, non abbiano preso una posizione forte contro questo tipo di espressioni. Mi è molto piaciuto l’intervento nel talk di Andrea Laffranchi, Luca Dondoni e Paolo Giordano. Proprio l’intervento di Giordano quando ha usato un termine che racchiude la ratio della questione: giustificazionismo. Ecco, in nome del business che generano questi artisti si giustifica tutto. Si tollera e addirittura inneggia in favore della libertà di giovani artisti che hanno attentato alla vita di altri chiedendone la libertà, chiedendo ai magistrati di farli presenziare su palchi live nonostante il Daspo. Gli si dedicano pagine di magazine e riviste, si continuano a pubblicare brani, e ci si intenerisce se gli nasce un figlio mentre è in detenzione grazie a una lettera che potrebbe, uso il condizionale, mi raccomando, essere stata indotta ad arte per costituirne un attenuante. Posso citare casi di detenuti con reati minori cui è stato negata la possibilità di presenziare al funerale della mamma o del papà. Ma ci sta tutto. Come ho scritto più volte, non è la detenzione il rimedio per ragazzi così giovani e che potrebbero dare tanto alla musica se maturassero nella comprensione che sono non solo artisti ma icone che inducono a emulazione. Sicuramente svolgono un migliore lavoro le comunità di recupero: purché non ci si presenti in Lamborghini e con mazzette e orologi costosi al polso, altrimenti si diventa anche li un modello di riferimento sbagliato per gli altri ragazzi. Sfera continua a postare foto con orologi da centinaia di migliaia di euro, auto super lussuose e poi dichiara che lo fa per dare una motivazione a chi come lui deve lottare per farcela. Ma vogliamo raccontare le barzellette? Quello è compito del Mudù di Uccio De Santis. Quel tipo di post serve solo a generare hype e falsi convincimenti nei confronti dei ragazzi, non hanno alcuna funzione sociale. Occorre, lo ripeto e lo ripeterò fino allo sfinimento, che ci siano segnali da parte di chi ha il governo della musica. Avete letto interventi a riguardo da parte delle major? Nessuno. Da parte delle Agenzie Live? Nessuno. Da parte di coloro che curano l’immagine e la comunicazione di alcuni artisti “coinvolti” nelle nostre dichiarazioni”? Nessuno. Anzi solo banali tentativi di ripulire la faccia di alcuni, specie di quelli che con le nuove uscite di un mese fa non stanno streammando come una volta, di inviarli in giro ovunque a sbiascicare due parole ripetitive, imparate a memoria e che da anni suonano come dischi rotti.
Da Fabio Fazio a Fiorello, passando per le Radio, per Sky Tg, per i talk di Rai e Mediaset, e attraverso interviste più o meno “guidate” su organi di stampa che addirittura, come nel caso del Corriere della Sera, la settimana prima pubblica una intervista “intimistica”, la centesima, di un artista per poi a distanza di tre o quattro giorni pubblicare un articolo in cui gli attribuisce un quattro per la partecipazione in qualità di giudice ad Amici. Morgan si è esposto e ha parlato di Cricca. Ma chiaramente Morgan è un tossico, depresso, “folle”, inaffidabile; in realtà è un genio controcorrente che non ha filtri e che contrariamente a molti non ha mai inneggiato ai propri vizi e alle proprie mancanze utilizzandole per generare hype. È solo uno dei pochi che ha ancora la lucida follia di dire come stanno le cose. Molti potrebbero dire che lo fa per attirare attenzione, come potrebbero dirlo anche di me. In realtà per Morgan non credo si tratti di attirare l’attenzione, piuttosto di mostrarsi per quello che realmente è. Nel mio caso, è vero che ho fatto parte di quel sistema, di quel mondo malato, ma non ho bisogno di attirate alcun tipo di attenzione se non trovare in quel che scrivo e quel che dico un rimedio ai miei errori, una cura per la mia mente devastata da tanti personaggi di quel mondo e oggi anche un passatempo tra una chemio e l’altra. Non ho nulla da guadagnare, ma nemmeno da perdere. Proprio come un uomo libero e padre che ha insegnato ai propri figli che le cose occorre meritarsele e che al di fuori della propria famiglia e di pochissime persone non esiste amicizia ma solo conoscenze e interessi. Ho lasciato per ultimo l’intervento di Amadeus alla Milano Music Week. Ritengo Amadeus una persona competente. Molto. I numeri gli danno ragione. Unica sbavatura per me resta Junior Cally al Festival, ma è acqua passata. Ha consentito a molti di accedere al palco di Sanremo contaminando il Festival e allargandolo ai giovani. Alcuni ne hanno beneficiato anche più volte e magari sarebbe il caso di offrire una possibilità a tutti a prescindere dalle appartenenze discografiche. Ma sul suo intervento a Milano mi sento di muovere una piccola critica che spero possa essere utile per chiarire la sua posizione. Alla domanda “quando scegli i testi e cosa ne pensi delle polemiche di questi giorni sui testi rap?”, ha risposto giustamente che lui non ha mai censurato nessun testo (d’altronde non è un censore) e ha anche ben argomentato le sue idee sul senso di responsabilità, sull’educazione, sul dare il buon esempio. Ha affermato l’importanza del ruolo della politica sul tema. La violenza non è né di destra né di sinistra, ha ribadito con esattezza. E infine ha difeso a giusta ragione la musica rap e la trap dichiarando di essere uno che, magari per lavoro o per piacere, comunque ascolta. E ha anche giustamente detto la colpa non è della musica.
Ma non è forse una piccola contraddizione? La musica, purtroppo, o per fortuna, educa e lancia messaggi, come quel bellissimo messaggio lanciato da Fazio da una vera cantante, Noemi, che ha interpretato La canzone di Marinella di Fabrizio De Andrè. Quindi è un pezzo del puzzle da comporre per arrivare a far si che tutto vada in una unica direzione, quella di contrastare tutte le forme di violenza, inclusa il femminicidio? E poi la domanda era anche precisa: cosa ne pensa di testi sessisti, non dei testi in genere del rap o trap. Allora la domanda la pongo io ancora in modo più diretto. Cosa ne pensa Amadeus, tra i tanti che se ne possono ascoltare, per esempio di questi testi: “Io ti ammazzo solo perché parli con lei, voglio te, voglio te everyday E divento pazza se non so dove seivoglio te, voglio te, voglio te.” O ancora: “Quanto sei porca dopo una vodka, me ne vado e lascio un post-it sulla porta”, “però mi cerchi lo so che ti piaccio, sono una merda ragiono col caz*o”. “Oggi ti prendo e domani ti lascio”, “'ste put*ane da backstage sono luride, che simpaticone vogliono un caz*o che non ride”. E potrei continuare. Li porterebbe questi testi sul palco di Sanremo senza censura? E perché Blanco non ha potuto ricantare il brano? Non è una piccola forma di censura anche quella? Ripeto: stimo e rispetto Amadeus che è un grande professionista e lo dico per conoscenza diretta e a volte io stesso ho subito qualche piccola censura non così rilevante e importante come quella che si potrebbe, con forme non di intervento sugli scritti di alcune canzoni, ma almeno sul limitarne promozione e diffusione. E serve anche l’aiuto di persone come Amadeus per non arrivare a compatire artisti come Shiva, costretti a scrivere lettere al figlio appena nato dal carcere.,