John Ronald Reuel Tolkien nacque il 3 gennaio 1892 in Sud Africa, figlio di un direttore di banca, ma in realtà il suo nome e la sua opera sono associate all’Inghilterra, dove presto si trasferì e lavorò. Tuttavia la sua famiglia era di origine prussiana e il tedesco esercitò sempre un influsso suggestivo sullo scrittore che studiò, ad esempio, l’etimologia dei nomi aventi come prima lettera la “W” tedesca in inglese. Studiò letteratura presso l’Università di Oxford e poi fece il militare durante la prima Guerra Mondiale. Dopo il 1918 insegnò letteratura inglese ad Oxford. Tolkien scrisse molti saggi ma è conosciuto universalmente per le sue opere di fantasy principalmente Il Signore degli anelli in forma di trilogia e che fu pubblicata a cavallo tra il 1954 e il 1955, quasi dieci anni dopo la composizione delle prime bozze. Tolkien ha creato un genere che prima non esisteva in forma così strutturata ed ha aperto la strada ad intere generazioni di autori come, ad esempio, George R.R. Martin, J.K. Rowling e Christopher Paolini. Per la sua celebrità è stato però fondamentale il cinema grazie a Peter Jackson che ha realizzato spettacolari film. Lo scrittore inglese è stato anche un grande sperimentatore linguistico inventando lingue artificiali come l’ “elfico” e la lingua dei nani, chiamata khuzdul. La prima opera è stata Lo Hobbit scritto nel 1936 per divertimento familiare. Il racconto ebbe subito un grandissimo successo e produsse poi un seguito ancora più famoso, Il Signore degli Anelli. Lo Hobbit narra la vicenda di un hobbit, Bilbo Baggins, che guidato dal mago Gandalf e insieme ad una compagnia di nani riconquisterà l’antico regno nanico di Erebor liberandolo dal dominio del crudele drago Smaug. Invece, come dicevamo, Il Signore degli Anelli è l’opera principale, universalmente nota. Si tratta di una trilogia che comprende La Compagnia dell’Anello, Le Due Torri e Il Ritorno del Re. La trama è molto complessa e verte su Frodo Baggings che è un giovane hobbit che ha il compito di portare l’Anello al Monte Fato per distruggerlo definitivamente e così evitare che finisca in mano del temibile Sauron. Ma in questo compito Frodo non è solo, con lui appunto una “Compagnia” che include, tra gli altri, Aragorn, Gandalf, Legolas, Gimli, Sam, quest’ultimo il suo amico fidato. Ognuno di loro dovrà combattere contro le tentazioni dell’Anello che ha un potere immenso su tutti. I temi etici di sottofondo sono quelli dei cavalieri medievali, tipo Re Artù: coraggio, lealtà, amicizia, volontà, perseveranza e nobiltà d’animo. Come noto, Tolkien viene considerato un autore di destra o almeno si dice che la destra se ne è impossessata. Da qualche tempo però è in atto una sorta di revisionismo mondiale che vuole rendere Tolkien un autore addirittura di sinistra, amico dei figli dei fiori e della comunità hippy. Per stroncare tale ennesimo ed evidente rigurgito di cancel culture basta leggere questo famoso passo in cui Tolkien si configura come un “reazionario” (lui stesso utilizza proprio questo termine per definirsi) ed attacca il femminismo: “Mi chiedo (se sopravvivremo a questa guerra) se resterà una nicchia, anche scomoda, per gli antiquati reazionari come me (e te). I grandi assorbono i piccoli e tutto il mondo diventerà più piatto e più noioso. Tutto diventerà una piccola, maledetta periferia provinciale. Quando avranno introdotto il sistema sanitario americano, la morale, il femminismo e la produzione di massa dell’est, nel medio Oriente, nel lontano Oriente, nell’Urss, nella pampa, nel Gran Chaco, nel bacino danubiano, nell’Africa equatoriale, nelle terre più lontane dove esistono ancora stregoni, nel Gondhwanaland, a Lhasa e nei villaggi del profondo Berkshire, come saremo tutti felici”. (Lettera a Christopher Tolkien, La realtà in trasparenza. Lettere 1914-1973, Rusconi, 1990, p. 76) Ma anche senza il supporto filologico di questo testo basterebbero alcune considerazioni a far capire come la saga fantasy sia fondamentalmente di “destra”, se si possono utilizzare le categorie della politica anche in questo contesto. Infatti la stessa fantasia è qualcosa che attiene, per definizione, al mondo dell’irrazionale, dell’arte, dei sentimenti, di quel magma oscuro e furioso che permea ogni essere umano. Esattamente il contrario della Scienza comunemente intesa.
Non per niente questa dicotomia emerge di continuo anche nella società. I no vax sono fondamentalmente di destra mentre chi si vaccina è fondamentalmente di sinistra. Infatti i progressisti sono gli eredi dell’Illuminismo francese, di Voltaire per intenderci. Si tratta di due concezioni della Realtà profondamente diverse e per molti versi antitetiche. Certamente il fenomeno Tolkien esplose negli anni Sessanta nella subcultura dei “figli dei fiori” americani, impegnati nel contrastare la guerra nel Vietnam e l’editore Rusconi gli mise anche una fascetta con su scritto: “La bibbia degli hippies”. Ma gli intellettuali del Pci stroncarono l’opera perché non conforme al marxismo ortodosso. Infatti in Unione Sovietica ogni cosa che si allontanava dal materialismo era guardata con sospetto e tacciata di spiritualismo occidentale capitalistico. Basti pensare che la stessa Teoria della Relatività di Albert Einstein subì analoga sorte e insieme alla psicanalisi e a Freud venne considerata “robaccia occidentale” e chi la praticava o la insegnava fu perseguitato, soprattutto nel regime staliniano. Invece la destra giovanile italiana fu lesta ad impadronirsi di Tolkien anche sotto l’influsso della Nouvelle Droite di Alain de Benoist che prendeva le distanze dall’MSI ormai istituzionalizzato. La destra addirittura battezzerà i suoi raduni giovanili come “Campi Hobbit” (il primo si terrà nel 1977 a Benevento). Quindi l’attuale tentativo -assolutamente tardivo- di innestare una retromarcia temporale è anacronistica e soprattutto non rispettosa della vicenda storica dell’autore e di quella che, in definitiva, è solo una meravigliosa ed epica fiaba.