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Perché i film sui supereroi hanno rotto il caz*o. Torniamo al cinema pulp di Tarantino, ai filmoni di Martin Scorsese e a quelli “de core” di Alejandro G. Iñárritu

  • di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

28 settembre 2023

Perché i film sui supereroi hanno rotto il caz*o. Torniamo al cinema pulp di Tarantino, ai filmoni di Scorsese e a quelli “de core” di Iñárritu
Per Martin Scorsese e Quentin Tarantino i film sui supereroi sono diventati (purtroppo) l’unico modo per avere successo nel mondo del cinema degli ultimi anni. Questa moda sta distruggendo il cinema d'autore? Gli amanti del film che hanno fatto la storia forse dovrebbero preoccuparsi. E agli appassionati degli effetti speciali consigliamo...

di Ilaria Ferretti Ilaria Ferretti

Quentin Tarantino nel podcast 2 Bears, 1 Cave aveva detto: “Sono molto incazzato perché sembra che i film sui supereroi siano l'unica cosa che si possa produrre, l'unica che possa generare entusiasmo in una fanbase, e anche negli Studios che li realizzano”. Ma si può parlare di cinema? O è solo intrattenimento goliardico come afferma lo stesso Scorsese, che definisce i film di questo genere semplicemente “da parco giochi”? Il problema non è che esista Spiderman ma che spesso  ci si ritrovi a parlare con degli amici solo esclusivamente di questo tipo di franchise cinematografico. Eppure oltre a Batman (quello di Christopher Nolan è bellissimo) c'è altro. I giovani oggi credono che il grande schermo tappezzato di semidei coi superpoteri sia la vera settima arte, perché non conoscono nient'altro. Il regista di Bastardi senza gloria ha ricordato nel podcast di quando, durante una festa, un ragazzino gli si era avvicinato parlandogli della sua passione per Iron Man. Dopo averlo visto a soli quattro anni, la sua passione per il cinema era diventata una fissazione solo per quel tipo di cinema. Lo stesso Tarantino ha ammesso pubblicamente che se questi film fossero usciti quando lui aveva vent’anni sarebbe stato felicissimo (ha anche detto di essere stato un grande fan dei primi fumetti Marvel) e li avrebbe amati. Ma cosa cambia allora? Che nel secolo scorso veniva dato lo stesso spazio anche ai film autoriali, quelli sui supereroi non sarebbero stati gli unici titoli ipersponsorizzati da Hollywood. 

Quentin Tarantino e Bruce Willis su set di Pulp Ficiton
Quentin Tarantino e Bruce Willis sul set di Pulp Ficiton

"Il cinema è una forma d'arte che regala l’inaspettato". Il maestro Martin Scorsese così ha sentenziato al New York Times, aggiungendo che per lui, per i registi che ha imparato ad amare e rispettare, per i suoi amici che hanno iniziato a fare film nello stesso periodo, il cinema era rivelazione estetica, emotiva e spirituale. "Si trattava di personaggi, della complessità delle persone e delle loro nature contraddittorie e talvolta paradossali, del modo in cui possono ferirsi e amarsi e improvvisamente trovarsi faccia a faccia con se stessi".  Nei film dei supereroi non c’è rischio, non si generano domande, non c’è ambiguità né tantomeno autoriflessività, non c’è metodo, neppure follia. In una conversazione fra amici si parla dei Fantastici Quattro, come sarà fatto, di cosa parlerà e mai di Marco Bellocchio o Wim Wenders. Non sono abbastanza pop. Ma perché piacciono così tanto? I prodotti inscatolati, confezionati dall’universo Marvel (la programmazione delle prossime uscite va fino al 2026) hanno sempre successo sopratutto per gli effetti speciali che riescono a rendere credibili, cose che cento anni fa sarebbero state impensabili. Eppure un tempo c'erano dei veri esperti in materia che facevano tutto "a mano"...

Marco Bellocchio, Martin Scorsese e Bertrand Tavernier assieme allegramente
Marco Bellocchio, Martin Scorsese e Bertrand Tavernier a cena

Quello che un grande regista come Mario Bava si impegnava a fare, simulando e creando degli effetti speciali straordinari per l’epoca, come ne I vampiri di Riccardo Freda (1957) (da vedere le due particolari scene della trasformazione «a vista» di Gianna Maria Canale, dalla giovane Giselle alla vecchia Marguerite, senza stacchi di montaggio), oggi non basta più. Il pubblico va a vedere i film sui supereroi perché vedere un uomo lanciafiamme che vola in cielo gli piace. Tutto quello che appare sul grande schermo, gli sembra vero. Anche in Bardo, Falsa crónica de unas cuantas verdades di Alejandro G. Iñárritu, uno dei film inspiegabilmente più bistrattati della storia, fatto non con la mente ma col cuore, a dare vita ai momenti surreali (e talvolta reali) è stata MPC (multinazionale che fornisce effetti visivi, computer grafica, animazione, motion design e altri servizi per i settori del cinema) la stessa con cui sono stati realizzati diversi film Marvel.  Con la differenza però che in un film difficilissimo come Bardo si ha la sensazione di vedere un sogno diretto da qualcuno, come diceva Luis Buñuel. Iñárritu (bastano 5 minuti del film per vedere che è uno dei più grandi registi mai nati) aveva detto in una intervista che: “I sogni non hanno tempo, i confini sono indecifrabili e per me il cinema è questo.” Diciamo che i film sui supereroi non sono esattamente la stessa cosa. 

Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades
Bardo, falsa crónica de unas cuantas verdades

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