“Non mi piace stare qui in Italia. La concezione che c’è del lavoratore non mi piace. Quando esci dall’Italia ti accorgi che il mondo gira in altro modo; vieni pagato secondo i tuoi diritti, ad esempio a New York lo stipendio è più alto, mi pagano quattromila dollari al mese. In America è possibile condurre una esistenza dignitosa, mentre in Italia al massimo si percepisce un misero rimborso spese”. A parlare così è Sara Messaoudi, la ragazza “impertinente” di Masterchef 12 di origini marocchine ma bergamasca, che uscì a pochi giorni dalla finale e che non andava giù a parecchie persone sui social. Sara è sveglia, parla velocissima e appare giudiziosa e molto determinata, a ventisette anni compie attente disamine del mondo che sta scoprendo “perché lo desideravo tanto”, dice; lei è l’antitesi di personaggi divi della televisione e dei social. Concreta nel trarre insegnamento dalle sue passioni che ha portato in tv dinanzi a milioni di persone, che l’hanno vista sfidare i concorrenti del programma. Ci siamo messi sulle tracce di questa bella mora originaria di Fez per avere notizie di lei e per sapere cosa combina oggi e abbiamo fatto una bella chiacchierata. “Sono stata in Spagna e a New York e tra poco ci tornerò”, racconta. “New York è meglio della Spagna, però ho sentito molto la solitudine; gli americani sono restii a socializzare. Questo non mi piace molto, ma sto vivendo una grande esperienza lavorativa e quindi lo accetto volentieri”. Sara ci racconta che per dieci anni è stata fidanzata, poi però la storia d’amore è terminata e ha sentito la voglia di viaggiare, di cambiare totalmente vita. “Se non lo faccio adesso quando potrò farlo?” Aggiunge, giustamente: “La mia vita è stata molto movimentata. Certo ho tanti progetti e amo il mio Paese di origine, così affascinante, di cui sono orgogliosa ambasciatrice tramite la mia cucina. Un libro? Lo scriverei volentieri, magari in futuro”.
Com’è stata per te l’esperienza di Masterchef (e in tv)?
Sono stata tre mesi davanti alle telecamere, insieme agli altri compagni di avventura. Certo chi accetta di fare questo un minimo di protagonismo lo ha, ma il mondo della tv è complicato, ci sono tanti raccomandati, non è facile come sembra reggere quelle pressioni e quelle condizioni. Mi sarebbe anche piaciuto restare sotto ai riflettori, eh. All’inizio ci ho provato. Il mio primo pensiero al mattino era pubblicare sui social storie per farmi notare, ne ero ossessionata e mi rattristavo se non mi cercavano. Se non ti chiamano più poi ci soffri.
Poi cosa è cambiato?
Per fortuna ho riflettuto e ho capito che è triste pensare di poter campare solo di social. Tutto questo mi ha spinto a pensare a ciò che è davvero importante per me e a lasciar perdere quello che è inutile; a me piace cucinare. E bisogna lavorare per vivere. Certo per le donne il mondo del lavoro è ancora molto difficile perché è parecchio maschilista. Quindi non voglio logorarmi per entrare nel mondo della tv, preferisco concentrarmi sulla mia passione che è la cucina, viaggiando.
Come hai vissuto il percorso?
Per me è stato molto duro. Avevo ansia tutti i giovedì. Io ero spontanea ma in tv tagliano ciò che vogliono loro. Sembrava che non avessi legato con nessuno e invece eravamo un gruppo fantastico, con alcuni sono ancora amica. Ma Masterchef è comunque un’occasione per guardarti dentro; ti porta a catapultarti in un mondo diverso dal tuo, sei fuori casa per mesi, ti fa riflettere e ti porta a capire cosa vuoi davvero. Per me è stata una bella esperienza. Ma il mio account Instagram era pieno di insulti; ogni giorno dovevo bloccare decine di persone, alcuni sono arrivati a scrivermi cose come “Ti brucio la casa”. Ho sofferto molto. Il problema è che la gente sfoga le proprie frustrazioni sugli altri, perché i social obbligano al confronto continuo, fanno diventare invidiosi.
Non c’è più vita privata?
Tutto è esposto, tutto è in mostra in vetrina, per questo penso che quando non esistevano si guardava esclusivamente alla propria vita e ai propri obiettivi. In America ero senza telefono e sono stata serena, focalizzata sulla mia vita, senza intrusioni.
Ultimamente in Italia si è parlato quasi esclusivamente del caso Ferragnez, a proporito di sovraesposizione.
A me la Ferragni non è mai piaciuta e non la seguo. La sua è una sovraesposizione esasperata e continua della sua vita nei minimi dettagli e della sua immagine e ciò che è successo è il prezzo da pagare per tutto ciò. Se fossi in lei butterei il telefono nel cestino e lo dimenticherei, mettendo da parte il discorso dei guadagni a favore di una pace interiore. Il biasimo è per il modello che Chiara costituisce per i ragazzi ed è anche colpa sua se oggi i giovani sono così dediti all’apparenza. Mi dispiace anche per i suoi figli, ai quali dà un cattivo esempio.
Quali progetti hai?
Aprire un ristorante, ma l’Italia forse non fa per me. La mia sarebbe una cucina moderna marocchina, ma in Italia ancora non è stata sdoganata. Neanche a Milano è facile trovarla. A Milano poi non vivrei mai, un buco di casa costa uno sproposito.
E sei tornata in Marocco?
Dopo cinque anni sono tornata a Fez ed è sempre bellissima. Il Marocco è aperto mentalmente anche se radicato alle sue tradizioni; è davvero in via di sviluppo ora. Fez è una città antica, noi viviamo per l’artigianato, tutto è fatto a mano con grande passione, anche il cibo è fatto con amore. Sarebbe bello aprire un ristorante lì. Io devo muovermi, devo cambiare, mi stanco presto, devo viaggiare. Sono stata troppo ferma in passato a Bergamo, quando avevo venticinque anni ho avuto una forte depressione, non uscivo di casa e non guidavo l’automobile. Ora è tempo di evoluzione.
Cosa significa per te cucinare?
Un atto di amore; non è come un lavoro di ufficio, che puoi farlo distante, freddamente. Si percepisce l’amore che c’è dietro ai piatti.
Ora vedi ancora Masterchef?
Vivendo in America poco. Qualcosa su Instagram.
Hanno paragonato Kassandra a te per i modi irruenti.
Perché anche lei non ha peli sulla lingua. Io non ne ho. Non sono antipatica, voglio semplicemente dire quello che penso.
Te lo ricordi lo scazzo con “Francescone”?
Sì.
Perché ci fu?
Non volevo gareggiare con personaggi del genere e per questo ci fu quella litigata epica.
Ti fece male tutto questo?
Sì. Sapete cosa vorrei dire alla gente? Abbiate meno pregiudizi sulle persone che non conoscete davvero, superate il primo impatto. Impegnatevi, vi prego.