Non potevamo che chiedere a Edoardo Raspelli, il critico enogastronomico per eccellenza, per capire come la vede su tre storie che negli ultimi giorni hanno fatto discutere nel mondo della cucina e non solo. La prima arriva da Porto Torres, dove il titolare di un locale, il "Monkey", ha scatenato una bufera social scrivendo in un annuncio di lavoro che "si prediligono figure non residenti in Sardegna". Poi c’è la questione dei prodotti americani - dal merluzzo dell’Alaska ai gamberetti fino alla carne suina - pronti a sbarcare in Europa grazie agli accordi sui dazi, tra entusiasmo dell’industria e scetticismo dei produttori italiani. Infine, l’estate degli allarmi alimentari: dal guacamole al botulino fino alle mozzarelle Granarolo ritirate dagli scaffali per la presenza di metalli. Tre casi molto diversi tra loro, ma che insieme raccontano una cucina italiana sotto pressione: da un lato le difficoltà lavorative nell'ambito della ristorazione, dall’altro la presunta concorrenza dei prodotti esteri che mettono in discussione il nostro made in Italy, e in mezzo la fiducia dei consumatori che vacilla ogni volta che esplode un nuovo allarme alimentare.

A Porto Torres il titolare di un locale, dopo aver pubblicato un annuncio di lavoro, ha scritto che "si prediligono figure non residenti in Sardegna", suscitando una bufera di critiche sui social e poi cancellando il post. Lei cosa pensa di questa vicenda?
Ho imparato dal mio amico Antonio Razzi: appena ci arriva non un'accettabilissima critica ma uno sberleffo od un insulto, segnaliamo la cosa al gestore del social, all’avvocato e ai carabinieri. Poi sarà la magistratura a giudicare. L’ultimo è proprio sul mio commento dei prezzi rilasciato a MOW…
Secondo lei, quanto pesano oggi i social nel creare (o distruggere) la reputazione di un locale?
Sono sparite le guide, sono spariti i giornali, i giornalisti ed i presunti tali. Le recensioni, come direbbe l’ex compagno Carlin Petrini, “sono tutte o macchiette o marchette”. Il pubblico pensa che qualunque persona della porta accanto possa avere palato e dare dei giudizi. Poveri noi: come se io, avendo due occhi come Vittorio Sgarbi, pretendessi di giudicare Picasso o Leonardo come lui!
È giusto che un imprenditore selezioni dipendenti privilegiando i non residenti, se pensa che siano più affidabili?
Francamente non capisco: il personale del territorio ha minori spese di trasporto, di soggiorno… forse il titolare di quel locale è di Insbruck o Barcellona Pozzo di Gotto e privilegia gente di casa sua?
Merluzzo dell’Alaska, gamberetti e carne suina americani: sono una minaccia per i produttori italiani o un’opportunità per i consumatori?
Be’, da sempre il merluzzo che noi mangiamo non è certo di casa nostra. A parte il mio disprezzo per Trump e la sua criminale violenza economico-politica, il mio slogan, la mia bandiera sia personale, sia professionale, è le tre T: terra, territorio e tradizione. Quando io, anzi, quando noi mangiamo italiano garantiamo, nel nostro piccolo, posti di lavoro nelle campagne, sulle montagne...tuteliamo anche l’ambiente ed il paesaggio.

Quanto può incidere l’apertura ai prodotti USA sulla percezione della qualità e della tipicità del made in Italy?
Gli Usa, o meglio, l’America, era un popolo di selvatici fino alla scoperta di Cristoforo Colombo, il 12 ottobre 1492. A me dà fastidio addirittura dover bere la Coca Cola, pur gustosissima, quando sono bloccato dal bendaggio gastrico. Perfino il McDonald punta sugli ingredienti nazionali. Il primato degli Usa lasciamolo a quei gastrofessacchiotti dei due giocatori che la Juve si è portata a Torino.
Nelle ultime settimane il Ministero della Salute ha disposto diversi richiami: dal guacamole e dai friarielli contaminati da botulino, fino ad alcuni lotti di mozzarelle Granarolo ritirati per la possibile presenza di metalli. Come vede questa serie di episodi? È un aumento dei controlli o un calo della qualità nelle produzioni?
Credo che siano aumentati i controlli. Un ruolo importante ce l’ha anche una testata come Il Fatto Alimentare diretto dal grande Roberto La Pira che segnala sempre nomi e cognomi, a differenza della cosiddetta “stampa “.
Quanto è reale il pericolo per la salute, e quanto invece un eccesso di allarmismo mediatico?
Non sono medico ma preferisco chi mi mette in pre allarme rispetto a chi mi rassicura, magari per tornaconto.
