“Chi è nato a Roma è romanista, i laziali so’ quelli de fori le mura che ce porteno le ova fresche e le ricotte e quanno ariveno in città alzeno la testa e dicono ‘guarda mbo che cielo limbido’”, proferiva sornione Alberto Sordi. I burini insomma, direbbero i romanisti, acerrimi nemici dei cugini laziali. E così, Vincenzo Capuano, alla nuova apertura romana della sua pizzeria nei pressi di Porta Pia, proprio dinanzi al marmoreo bersagliere intento a prendersi la città, ha sventolato la maglia giallorossa durante la personale breccia per conquistare la Capitale e annunciare il suo arrivo. Profetiche furono le nostre parole giorni fa, nella città ‘e Pulecenella, quando uscendo da Sorbillo incrociammo un altro ambasciatore del piatto tricolore in uniforme immacolata immobile sull’uscio, che sbirciava gli affari del rivale.
“Un giorno gusteremo anche la tua pizza”, dicemmo a Capuano. E così, infatti, al grido di còre de sta città, abbiamo atteso un autobus schiattato di quelli nostrani, per raggiungere la nuova mecca della pizza napoletana in zona Nomentana. Sventolando il bandierone daa Maggica e u core sacr ‘e San Gennaro, in un chiassoso italico connubio, abbiamo varcato la porta di Capuano, intenzionati a spazzolare quanta più pizza il nostro stomaco possa contenere.
Ci troviamo dunque dinanzi a quella maglia della As Roma che scatenò la polemica con “i cugini pigiamati” - citando i romanisti - offesissimi per l'oltraggio di aver osato pensare che a Roma ci sia solo la squadra omonima. Ed è così che sotto al post di Instagram del pizzaiolo che urla jamme ja è scoppiato il putiferio biancoceleste. Le accuse da parte dei tifosi laziali sono piovute a migliaia, con grasse risate dei lupi che da sempre mirano a spennare l’aquila – il piccione di Totti -. “Con questa sparata te sei giocato il 50 per cento della clientela”, hanno tuonato i laziali, oltre a varie frecciate caustiche dirette all’ operazione di marketing fallimentare della pizzeria.
Per quietare gli animi, Capuano si è procurato una maglia della squadra vilipesa e dinanzi a una pizza ha riabilitato sé medesimo. A noi della diatriba tra i giallorossi e i pigiam... laziali, importa fino a un certo punto, anche perché non capiremo mai perché una squadra nata per prima a Roma debba chiamarsi Lazio - e quindi, facendo onore all’insegna di Vincenzo Capuano, recante la saggia informazione secondo la quale “vivere di pizza è meraviglioso”, contenti come facoceri in calore abbiamo espresso in nostro gaudio nel notare i due forni a legna nuovi di pacca che riempiono il cuore. Dopo tanta viandanza in mezzo a spacci di porcherie turistiche in stile Fontana di Trevi - ove al contrario degli ignari tapini turisti, non ci fermeremmo neanche a pagamento - finalmente una pizza come Dio comanda.
La lista delle leccornie è infinita, noi optiamo per una opulenta Abbraccio e mammà e una marinara con il rinforzo di olive e melanzane fritte. Arrivano in pochi minuti, espresse, bollenti e profumate. La prima è a base di fiordilatte di solo latte campano, polpettine classiche ‘di nonno Enzo’, fonduta di formaggio fatta in casa, cornicione ripieno di ricotta, olio evo e basilico. E che ve lo diciamo a fare, è strepitosa, e la qualità delle polpettine è eccelsa. La seconda è una poesia al tramonto, declamata su un affaccio della Costiera Amalfitana, letteralmente. La salsa di pomodoro per questa marinara è arancione, densa, ben distribuita e intrisa del magico trio, origano aglio e basilico, con una montagna di mulignane fritte, dorate e basilico in quantità.
Il cornicione è soffice e sembra esser stato cotto al fuoco di ciocchi di montagna, per quanto invece sia frutto di una sapiente cottura al forno refrattario con le caratteristiche di quello a legna. Il centro della pizza non è umido, né molliccio, come sovente accade nel caso della pizza napoletana. Se volete farvi un regalo – sperando che la qualità resti inalterata e non cada nel gap senza ritorno della trasandatezza romana – andate, con o senza bandierone, da Vincenzo Capuano a Porta Pia e assaggiate anche tutti gli antipasti. Le magliette foriere di scuorn’ sono conservate nei pressi della cassa. Fatevele tirare fuori, e sicuramente a panza piena scorderete le rappresaglie tra curva sud e curva nord. Altrimenti fatevi un limoncello e non scassat u cazz. Per quanto ci riguarda questa pizza prende 5 per qualità, 5 per il servizio, 5 per il prezzo, 5 per la cortesia e 4 per la location, ma soprattutto, non ce ne voglia il Maestro Sorbillo, ma a noi quella di Vincenzo Capuano è piaciuta parecchio di più. Evviva la pizza, sempre e comunque!