E tu vulive a pizza a pizza a pizza, con l’ananas in coppa, con l’ananas in coppa, recita l’adagio celebre a Posillipo. Non era esattamente così, ma ormai l’idea non è per nulla pellegrina, anzi. Per le strade del centro di Roma i buttadentro di Pizza Ciro urlano ai passanti “Noi non la facciamo con l’ananas, eh!”. E noi alla fine siamo andati a mangiarla, ‘sta pizza con l’ananas di Sorbillo, foriera di tante polemiche sui social dirette al famoso pizzaiolo. Noi già fan delle pizze americane cariche di ogni tipo di condimento, dal mais al pollo ai pepperoni, ananas compreso, siamo partiti avvantaggiati e ci siamo fatti due ore di autostrada del sole per sbarcare a Forcella e raccattare immediatamente il primo chitt è muort da tre tizi in motorino senza casco, che giustamente ci hanno rimproverato di non rispettare il codice della strada, avendo parcheggiato ‘ncopp alla faccia di Diego Maradona. Salendo verso Spaccanapoli in un coacervo di cuorn, gagliardetti del Napoli, gobbi, santi e Pulcinella, abbiamo dribblato decine di bancarelle sciuè sciuè di cibo da strada alle quale la gente mangia ad ogni ora e acquafrescai di limonate a cosce aperte, testimonianze di quel tessuto popolare identitario che coagula attorno la sua comunità, rendendola forte e coesa come poche altre.
Il cuore di Napoli è una rumorosa festa continua in cui si incrociano reminiscenze greco romane, aragonesi e angioine, strette nei suoi vicoli, i suoi rioni e i suoi monumenti, tra il pittoresco lungomare sul golfo e la Certosa con il suo belvedere. E via tra automobili contromano, panni stesi, cantautori improvvisati sui balconi la cui voce amplificata dai sub woofer tuona nelle viuzze, cestini calati dall’alto, e come t’ha fatto mammeta o sai megl’ e me, spritz a un euro, i p me tu p te, su fino in via dei Tribunali da Gino Sorbillo, fratello di Totò, frienn magnann. che ha inserito in menù la famigerata pizza con l'ananas.
Sono le 16, è domenica e fuori della famosa pizzeria c'è un fottìo di gente che attende di entrare, ma a Napoli la fretta non esiste. C’è sempre il tempo di godersela in salute e in malattia, in ricchezza e povertà. Il tempo di un viaggio psichedelico nel folklore partenopeo a uso turistico ma comunque verace e identitario fatto di tric e tracche, castagnole, u pallon e Maradon, che la maronn t'accumpagn, nu scagliuozz e du crocchè che stiamo assettati dint' o ristorante al tavolo numero uno dedicato a Totò, accanto a quello di Troisi e Pino Daniele, spizzando il cartonato di Gino Sorbillo con un ananas in mano, attraverso una grossa pianta di basilico.
Ormai in braccio ai figli d'u Vesuvio, assaggiamo il tris di frittata di pasta, crocchetta e arancino - aeee - per poi sfidare gli strali di San Gennaro - che non ce pozza corcà no furmine - azzannando la margherita sacrilega all'ananas, ragione di tanto scandalo e insulti al Maestro Sorbillo, che di certo sarà andato a pentirsi dinanzi al Cristo Velato con la sacra terzina, Totò, Pulcinella e Eduardo. Per sicurezza abbiamo il piano b a portata di mano, una genovese o una past’ e patane con la provola sarebbero infatti pronte in caso di emergenza. La pizza caraibica-partenopea ad onor del vero ha un aspetto appetitoso, nel suo essere piena di cacio e guarnita con le rondelle del giallo frutto tropicale leggermente caramellato dalla cottura in forno, in quanto oltre all’abbondante mozzarella di Agerola presenta profumate foglie di basilico – purtroppo poche - e una generosa spolverata di cacioricotta di bufala e di pecora a mo’ di zucchero a velo. Il cornicione è alto e soffice con sentore di cottura a legna e il centro è saporito e filante che è ‘na poesia.
Lontanissima dalla pineapple pizza americana che siamo abituati a mangiare presso quei distributori infernali da noi amati nei momenti tossici come Pizza Hat - si si, chiediamo scusa alla Dea Parthenope, al tortano, a Sofia Scicolone e a tutta la Campania - provocando le risate dei bangla di tutte le cucine di Roma svendendoci così al vituperio della cucina nostrana mangiando una pizza all’ananas. “Perché il Maestro ha inserito questa pizza nel menù?” Chiediamo. “Perché tutti all’estero mangiano la pizza all’ananas e Gino Sorbillo ha colto la provocazione dicendo ‘anche io faccio la pizza all’ananas’. La polemica è scaturita portando anche molta pubblicità, ma adesso anche i napoletani sono curiosi e la stanno assaggiando, oltre ai turisti”.
Certo questa pizza d’autore unisce la qualità degli ingredienti del Maestro pizzaiolo al fatto inusitato per le genti del mediterraneo che l’ananas - udite udite - trattasi di frutto versatile, conosciuto per essere infilato nei piatti salati, vista la nota agrodolce che conferisce, molto appetitosa. Si serve grigliato con il sale, si sposa bene con il pollo e le verdure piccanti. E ora Gino Sorbillo mostra che si sposa bene anche con la mozzarella, il basilico e il cacioricotta. Noi al prezzo di quindici euro l’abbiamo sbranata ungendoci la faccia e non abbiamo sentito la mancanza di una pizza Napoli con acciughe, ma solo di una sfogliatella riccia, alla quale abbiamo provveduto unendola ad un babà e un caffè con la moka alla vicina pasticceria. La mangeremmo ancora? Perché no. E voi, che vi siete persi st’occasione, mangiateve u limone, jamme ja!