Il mondo dell’alta cucina e degli chef stellati è un mondo senza dubbio molto interessante, ma anche pieno di insidie e talvolta, persino brutte sorprese. Vi abbiamo da poco raccontato della nostra esperienza da Max Mariola, dove abbiamo assaggiato la sua famosa carbonara a 30 euro, eppure ci sono chef e piatti che valgono ancora di più e che proprio per questo, fanno parecchio discutere. È questo il caso di chef Yannick Alléno, uno dei cuochi più importanti della Francia e di tutto il mondo, gestore dei ristoranti Pavillon Ledoyen e L'Abysse a Parigi, e soprattutto detentore di 19 stelle Michelin. Insomma, uno che il mondo dell’alta cucina non solo lo conosce bene, ma ne è diretto protagonista e fautore. Lo chef è però finito al centro di una polemica proprio per un suo menù al ristorante Pavilllon. Il motivo? Il prezzo di 850 euro per 4 portate.
A denunciare il fatto non è però un consumatore qualsiasi, ma Francesco Ferrero, chef a sua volta, nutrizionista, nonché giornalista di cibo e cucina su La Stampa, vincitore della terza edizione di Materchef, andara in onda nel 2013. In un video sul suo profilo Instagram, risalente al Primo Maggio, Ferrero ha infatti commentato il menù di Allenò, e, se anche è vero che si parla di uno chef stellato e di ristoranti di lusso, è mai possibile che un menù costi così tanto? E soprattutto, vale davvero quella cifra?
Secondo Federico Ferrero no, e i motivi sono diversi. Anzitutto si tratta di un menù fisso, dunque tutto è preparato in anticipo e non c’è alcuna arte culinaria personalizzata per coccolare il cliente. Insomma, nessuna esperienza gourmet, né cooking show al tavolo – come prometteva Max Mariola con la sua carbonara, o come la pasta in bianco a 26 euro che spopolava su TikTok alcuni mesi fa – ma solo portate uguali per tutti. In secondo luogo, quali sono gli ingredienti di questi piatti? Caviale francese della Caviar House Prunier, sicuramente un buon prodotto, ma, non solo un prodotto assolutamente commerciale – come commenta Ferrero - e dunque non elitario, ma anche di un brand con cui Alléno ha una collaborazione, inserito quindi – presumibilmente – per farsi pubblicità e guadagnarne. Non proprio una mossa di classe.
A seguire poi nelle altre portate, un piatto a base di finferli, dove però Ferrero ci ricorda non essere esattamente di stagione e un arrosto di carne importata dal Giappone, un prodotto però più “modaiolo”, che realmente qualitativamente interessante. Di accompagnamento vini discreti, ma, come aggiunge ancora Ferrero, piuttosto “banali”, del valore di 60 – 120 euro, dove però, anche ammettendo questo prezzo complessivo per le bevande, si spende comunque oltre 700 euro per mangiare.
Certo, non si tratta mica di un menù per noi comuni mortali, dove la pasta in bianco a 26 euro del Potrait di Milano, o la carbonara di Max Mariola, a confronto, sono solo cose da pezzenti. Eppure, pur essendo la cucina stellata su un altro livello, rispetto ai ristoranti commerciali, può mai essere così irraggiungibile? Chi può davvero permettersi una cifra del genere? Nel suo video di denuncia Ferrero commenta: “A quelle cifre voglio mangiare in maniera diversa, speciale per davvero, non fintamente…” aggiungendo una tagliente critica ad Allenò, che “Produce un menù in serie, con vini banali e prodotti commerciali. Spendere 850 euro è una follia e se lo può permettere solo chi guadagna troppo facilmente”.
Critica giusta e lecita, secondo il nostro punto di vista. Tuttavia, nella parte finale del video Ferrero spiega il motivo di questa denuncia: ha provato a sottolineare le criticità del menù sulla pagina Instagram di Allenò, perché avanzare dei dubbi dovrebbe essere sempre lecito. I social media manager del cuoco francese non hanno però gradito e hanno eliminato il suo commento, non lasciando quindi spazio a nessun dibattito o discussione. È possibile che la ristorazione di lusso non ammetta nemmeno più una critica? Noi abbiamo spesso provato in prima persona i piatti di tanti famosi chef, in alcuni casi meritevoli, in altri costruiti più sulla… fuffa. E continueremo a farlo, perché la cucina non può e non deve diventare una nicchia elitaria.