Non troppo tempo fa siamo ricorsi pure al greco antico per raccontare Nadia Padovani e il Team Gresini. Perché volevamo fare gli esclusivi che hanno studiato al Liceo Classico? No! Perché volevamo passare per super secchioni senza esserlo mai stati? No! Semplicemente perché ai tempi di quell’articolo non sapevamo già più che ca*zo inventarci sul Team Gresini: era già detto tutto. Tutto il bene possibile. Sì, da quando ci sono - con la loro livrea azzurra dedicata a Fausto - non ne hanno sbagliata mezza e ormai non proviamo più neanche il gusto di raccontare quando, il 15 gennaio del 2022, qualcuno ci disse che non saremmo dovuti neanche andare alla presentazione di una squadra che non avrebbe avuto futuro dopo aver perso il suo timoniere. Ci andammo. E tornammo a casa con un racconto, con un qualcosa di strozzato in gola e pure con un gran bell’odore di futuro respirato per tutto il tempo di quella freddissima giornata a Faenza. Poi quella stagione cominciò e, in Qatar, Enea Bastianini fece davvero vedere al mondo chi è la Gresini Racing. Esattamente come aveva promesso Nadia Padovani (anche nell’intervista fatta subito dopo proprio da MOW). E lì giù a raccontare, di nuovo, la potenza di una storia che non è solo sportiva, ma andrebbe quasi elevata a materia di studio nelle scuole per mostrare con che forza e che grazia si può metabolizzare il dolore, anche quando è atroce, e trasformarlo in presente di concretezze e futuro che si rigenera ogni volta.
S’è rigenerato anche in questo fine settimana a Sepang. In un sabato che ha segnato il doppio traguardo raggiunto da Alex Marquez e Fermin Aldeguer: il primo matematicamente vicecampione del mondo 2025 e il secondo matematicamente rookie dell’anno. Poi, oggi, è arrivato pure il titolo di campioni del mondo tra i team indipendenti, insieme alla vittoria di un Alex Marquez che al parco chiuso, con pochissime parole, ha raccontato ancora al mondo “chi è la Gresini Racing”. Cominciando col parlare, prima che del risultato, delle questioni umane: “Il mio pensiero è per Rueda e Dettwiler, ho quelle sensazioni strane nello stomaco e la vittoria passa quasi in secondo piano. Abbiamo fatto un’ottima strategia, sono contento, ma ora speriamo che arrivino buone notizie su quei due ragazzi”.
Il rispetto per l’angoscia. Il rispetto per il dolore. Che poi è ciò che s’è visto anche nel box del Team Gresini, dove di solito non si perde occasione per fare feste in cui si fa casino veramente, ma questa volta i toni sono stati mantenuti più bassi anche se i titolo di Best Indipendent Team non è roba che si vince tutti i giorni. “Siamo davanti a tanti team che ci sono da tanto tempo – ha detto ancora Aex Marquez – è un grande traguardo per una squadra incredibile”. Ecco, le parole non le trova più neanche Alex Marquez, solo che chi racconta le corse, dopo aver provato a spiegare i Gresini anche con un vecchio video, deve per forza andarne a scovare altre parole che non risultassero sempre le stesse.
Hanno vinto sempre, con tutti e pure con quelli che secondo i soliti sapientoni non avrebbero vinto mai. Hanno ricostruito uomini e piloti. Hanno portato a casa risultati di marketing che i profeti del marketing scansatevi. Hanno sorriso anche quando avrebbero potuto fare i gradassi. Hanno portato un modo nuovo di stare nelle corse, con taglio di donna e vero spirito di famiglia, fino a diventare, come ha detto un certo Marc Marquez, il posto da cui non vorresti andartene mai.
Solo che poi, ogni volta, è stato pure un problema per noi. Perché, appunto, il Team Gresini non s’è fermato più: ha messo insieme successi, conquistato scene e cuori, ottenuto praticamente tutto quello che una squadra privata può ottenere. E ogni volta, compreso ieri, la domanda per noi è stata la stessa: ‘mo che caz*o scriviamo per non scrivere sempre le stesse cose su che spettacolo sono questi qua della Gresini Racing? Ecco, oggi alziamo definitivamente le mani. Sì, per celebrare la Gresini Racing possiamo fare solo una cosa: ammettere che ci siamo finiti le parole. E che, come direbbe Vasco Rossi, adesso va anche “bene così, senza parole!”